domenica 4 ottobre 2009

In nome della libertà

(3 ottobre) 150.000. A piazza del Popolo. E altrettanti nelle vie limitrofe, tutti per la libertà di stampa. Così la FNSI ha rimepito la piazza per dire No all'informazione al guinzaglio.
C'è il sole, allegria, ma la manifestazione inizia con un minuto di silenzio per la sciagura di Messina. Il primo a parlare è Franco Siddi, il segretario generale della Federazione, che invita Berlusconi a ritirare «il ddl Alfano sulle intercettazioni» e «le cause intentate contro i giornalisti. Al premier, al Parlamento e al governo - afferma Siddi - chiediamo di cancellare le norme che vietano l'esercizio del diritto di cronaca, e di consentire che le indagini giudiziarie possano svolgersi secondo l'indipendenza della magistratura. Al presidente del Consiglio chiediamo anche di cessare la campagna di accuse contro i giornalisti, di smetterla di additarci come farabutti e di dire finalmente la verità. Chiediamo all'onorevole Berlusconi e a tutti i politici che hanno intentato azioni legali contro i giornalisti - ha insistito Siddi - di ritirare le cause».

"Quello che sta accadendo dimostra una vecchia verita', e cioe' che verita' e potere non coincidono mai''. Partiamo dalla fine della vera orazione civile di Roberto Saviano. Fa impressione vederlo sul palco, sotto il sole, di fronte a migliaia di persone e non braccato: "La liberta' di stampa che vogliamo difendere - ha sottolineato l'autore di Gomorra - e' la serenita' di lavorare, la possibilita' di raccontare senza doversi aspettare ritorsioni''. Ha ricordato come l'Italia sia "il secondo paese dopo la Colombia per il numero di persone che si trovano sotto protezione. Raccontare in certe parti d'Italia, soprattutto al sud, e' complicatissimo - ha detto ancora lo scrittore - e costringe a dover difendere la propria vita''. Tra i nemici principali del dovere di raccontare, ha sottolineato Saviano, ''c'e' l'indifferenza, che isola chi prova a descrivere la realta'. Ecco perche' siamo qui', per dire che ogni paese ha bisogno della massima liberta'
di espressione''. Un modo, secondo Saviano, anche per difendere la memoria ''dei giornalisti che sono caduti per e in nome della liberta' di informazione''.
Il, pensiero dell'autore di Gomorra e' andato poi alle
vittime della tragedia di Messina, ''frutto non della natura, ma del cemento. Se si permette a chi scrive di rispondere solo alla propria coscienza, probabilmente la parola avrebbe potuto contribuire ad evitare una catastrofe del genere. Raccontando in qualche modo e' possibile trasformare la realta. Le mafie - ha concluso Saviano - ci hanno tolto l'uso di un termine fondamentale, l'onore: oggi, trovandoci quì, abbiamo dimostrato che il paese tiene al suo onore".

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