venerdì 18 giugno 2010

Paul Zilio 18 giugno 2010

Il PD che vogliamo

Premessa.

I nostri principi, i valori rientrano nel nostro orizzonte, perciò non possiamo non pensare che i progetti o gli obiettivi che vorremmo realizzare non siano figli di questo orizzonte, ma attenzione cerchiamo di non barricarci e tirarci fuori per una presupposta superiorità morale, altrimenti diventerà difficile raggiungere consenso su quella base di elettorato che ci considera degli intellettualoidi snob.
Il lavoro in prospettiva (strategico) si dovrebbe sviluppare fortemente sulla partecipazione a partire dalla base e cioè dalle associazioni di volontariato e da tutti i settori produttivi più lungimiranti nell'offrire nuove opportunità: questo è lavoro culturale che richiede costanza, per riportare le persone nella politica attiva dalla quale si sono allontanate proprio perchè governate a lungo dall'antipolitica, che allontana dai problemi reali e dalle contraddizioni e fa accettare passivamente tutto quello che viene (fuga dalla realtà).
In questo senso si può diventare pragmatici nel momento in cui sappiamo dare delle risposte concrete e responsabili ai problemi di quella situazione (tattica), senza ricadere nella facile demagogia (figlia dell'ideologia).

Il dialogo deve essere aperto con tutti, anche e soprattutto con chi fa della semplice propaganda.

In questo senso diventa fondamentale il discorso dell’identità: quale profilo darsi ? Quali politiche adottare ? Quali sono le priorità ? Queste domande non trovano risposte se ci si chiude dentro il partito; ma sono domande fondamentali da cui dobbiamo partire o ripartire e se non ci si ripensa anche come forma partito si rischia di rimanere fermi sui blocchi di partenza. Sono troppi ormai i falsi movimenti. Le oscillazioni, che rinviano continuamente a valori importanti sicuramente, ma ormai vuoti e sempre troppo pieni di retorica, e a vaghe prospettive di futuro liberista. La nostra politica deve trovare nuovi contenuti su cui muoversi.

Se il processo decisionale parte dalla base e dai circoli può dare davvero delle risposte anche immediate a ciò che ci circonda. Prima però ci deve essere un lavoro di elaborazione per un progetto a partire appunto dall’idea d’identità; e io dico: partecipare davvero democraticamente è il primo grande vero passo verso un effettivo consenso che, ripeto, non può che partire dalla base. I circoli, la base è la conditio sine qua non da cui qualsiasi apparato non può prescindere.

Ci sarebbero tantissime cose da dire perché la situazione in cui ci troviamo a livello nazionale e internazionale è assai grave. L’economia ci presenta ogni giorno il suo conto.

Non facciamoci prendere dal panico: nel senso che spesso la paura viene cavalcata con spregiudicatezza da gruppi politici i quali strumentalizzano con scaltrezza la situazione ottenendo un consenso facile, e almeno sembra, sicuro. E’ chiaro che, da un punto di vista psicologico e utilitaristico, la persona comune si aggrappa a ciò che gli è più familiare e sicuro. La famosa sicurezza.

In questa situazione io credo che un partito o associazione debba essere disponibile ad essere protagonista e a farsi interprete di un disagio sociale crescente. Diventa perciò fondamentale partecipare e fare parte di quei gruppi e associazioni che cercano di trovare delle soluzioni rispetto al degrado presente; in questo senso si è protagonisti e perciò attivi per interpretare la realtà per cambiarla.

1) Credo sia importante partire da un punto di vista che si debba liberare da tutte quelle scorie che ci vincolano ad una visione e a uno stile legato, anche troppo, al nostro passato e vissuto; dobbiamo considerare il PD non come un partito di reduci e di ex appartenenti a vecchie logiche partitiche ma come un partito davvero nuovo e innovativo (qualcuno ha parlato di laboratorio, anche in questo senso).

Che cosa s’intende per nuovo ? Abbandonare la nostra storia e memoria precedente? No. I percorsi segnati dalla storia precedente dovrebbero caso mai diventare occasione di aprirne degli altri, invece troppo spesso sono diventati sentieri che hanno creato delle chiusure: una vera apertura presuppone di togliere ogni pregiudiziale e di ascoltare davvero anche opinioni che troppo spesso vengono sottovalutate. Nessun avventurismo ma scendere qualche volta dalla cattedra, dall’alto del proprio sapere e della propria troppo esibita integrità, potrebbe renderci più credibili anche agli occhi di chi ci ha sempre guardato con sospetto (comunisti, non hanno mai voluto veramente governare, snob, saccenti ma non conoscono la cultura del fare, ecc…).

Perciò dobbiamo essere coraggiosi nel proporre delle alternative vere, realistiche. Ma solo se conosciamo bene ciò di cui parliamo o trattiamo possiamo essere incisivi. Hanno ragione i consiglieri quando affermano che bisogna sapere stimare un bilancio e quant’altro, ma è anche vero che se non c’è informazione e vera collaborazione quella conoscenza rimane chiusa all’interno di un ristretto numero di persone.

L’informazione trasparente era uno dei nostri slogan in campagna elettorale. Sappiamo quanto questo sia importante .

Tornare alla politica vera dunque dopo ormai 15 anni di antipolitica, in cui si sono riciclati apparati che nonostante il bipolarismo hanno mantenuto uno status quo che ha favorito solo Berlusconi e il partito ora più vecchio della seconda Repubblica, ovvero la Lega.

Ma purtroppo qualcosa è cambiato; è cambiata la società sempre più legata al proprio “particolare”, sempre più lontana dalla vera vita politica (il numero dei non votanti sta aumentando sempre di più); è anche vero che l’impegno di ogni famiglia è diventato sempre più faticoso e difficile.

Però attenzione esistono molteplici realtà come i quartieri , le scuole, le associazioni eccetera che non hanno più voce politica e quindi decisionale: punto fondamentale, strategicamente fondamentale per recuperare dal basso le vere esigenze di componenti sociali che altrimenti rimangono senza voce e potere.

2) Autonomia - Indipendenza e Libertà: i circoli devono riappropriarsi di una vera autonomia anche nello stabilire uno statuto il più possibile vicino alle problematiche ed esigenze del circolo (politica orizzontale e dal basso). Maggiore autonomia per essere più propositivi e per mettere nelle condizioni gli apparati di ascoltarci con rispetto delle nostre istanze, il che significa essere più attenti alle realtà e meno invischiati in giochi di potere sempre più fine a se stessi. Sicuramente bisogna ripensare all’idea di rappresentanza degli iscritti, soprattutto per coloro che sono più disponibili a partecipare e a lavorare per lo sviluppo del partito, aggregando componenti esterne che non necessariamente debbano essere iscritte al partito. Questo non significa sminuire il lavoro degli iscritti, bensì vuol dire arricchire il partito, che diventa veramente veicolo di idee e progetti.

La possibilità per i circoli di confrontarsi rispetto alle idee e progetti ritenuti importanti per quell’area.

L’idea di poter sviluppare un partito federalista del nord (vedi Cacciari e Chiamparino), a mio avviso è fondamentale se vogliamo vincere. Rompere gli schemi di convenienza e correntizi che servono solo per garantire posti di potere. Garantire soprattutto un maggiore finanziamento ai circoli.

3) Federalismo: un vero federalismo non può non avere che come proprio orizzonte l’Europa. Può sembrare una contraddizione, ma solo valorizzando le componenti di un’area o territorio all’interno di un progetto di più largo respiro ci può essere futuro (pensiamo per esempio al problema dell’immigrazione, non è solo un problema italiano, non è solo un problema del nord-est ; è risolvibile assieme, se l’Europa lo vuole. Una politica dell’integrazione europea, a partire però dalle situazioni locali). Valorizzare un vero federalismo vuol dire valorizzare una migliore e più articolata idea di Europa.

4) Alcune considerazioni dettate dagli ultimi eventi: ho trovato davvero scandaloso che la direzione regionale abbia fatto mancare per ben due volte il numero legale per decidere la data limite di nuove iscrizioni per l’elettorato attivo dei prossimi congressi. E’ una questione fondamentale per il rinnovamento e l’apertura di tutto il partito, fondamentale per i circoli e va contro il nostro progetto di coalizione. Secondo me sarebbe urgente convocare al più presto l’assemblea degli iscritti per discutere anche di questo episodio nella prospettiva del congresso di settembre.

5) Una veloce riflessione sul risultato elettorale ottenuto dal PD nelle ultime elezioni: è vero abbiamo perso, volevamo vincere, ci siamo anche illusi dopo il risultato del primo turno, a mio avviso di grande portata e novità. Il segno di apertura ha sicuramente messo in moto dei processi che a lungo termine dovrebbe portare dei frutti. Certamente alcuni errori di tattica sono stati compiuti. Perciò non sono affatto d’accordo con coloro che si ostinano a dichiarare che abbiamo subito una sonora batosta, dato che durante la fase antecedente al secondo turno i leghisti non mi sembravano così sicuri di vincere. Abbiamo davvero corso per la vittoria. Ma poi la storia ci ha punito perché la gente si è ricordata dei nostri precedenti momenti di governo (vedi giunta Marchetti), risultata poco attendibile. Proprio per questo radicarsi nei gruppi di lavoro e lavorare con forza assieme ai consiglieri per conoscere sempre di più la situazione del nostro territorio potrà risultare vincente. Proprio perché la spinta propulsiva della base può contribuire a metterci nella condizione di essere sempre coraggiosamente in prima linea e non solo nei luoghi istituzionali.

6) Ultimo punto ma non meno importante: sento sempre un costante richiamo all’unità. Ma un vero partito non è mai veramente unito, nel senso che ci devono essere delle posizioni e delle idee che possono risultare diverse, siamo in democrazia, guai se ci dovessimo appiattire su un falso senso di unità solo per quieto vivere. Nelle contraddizioni vere e nella dialettica emerge davvero poi un partito più forte. Mi sembra che la nostra storia insegni: si è sempre cercata una sorta di sintesi per non scontentare mai nessuno, invece la storia ci ha dimostrato che proprio per questo motivo dal Psi del congresso di Livorno del 1921 in poi ci sono state continue e drammatiche fratture e divisioni.

Piccolo glossario ad uso dei ..

Primarie: sono importanti, mettono in moto una forte partecipazione e qui a Castelfranco hanno funzionato, però attenzione nessuno le ha sposate per cui diventano conditio sine qua non, a volte i tempi non le permettono e perciò non credo che dovremmo strapparci le vesti se qualche volta non vengono fatte. Certo che è un elemento importante di democrazia e partecipazione.

Giovani: dove sono? Senza di loro un rinnovamento non è possibile: una riflessione vera sulle politiche giovanili deve essere pensata: lavoro, ambiente e scuola sono le parole d’ordine, la classe insegnante deve essere risvegliata e coinvolta.

Ambiente: rilancio dell’agricoltura non solo come opportunità di lavoro ma anche come salvaguardia dell’ambiente.

Mi piacerebbe avere un riscontro rispetto alle cose dette .

Paul Zilio

3 commenti:

Anonimo ha detto...

PEEEE

Anonimo ha detto...

PEEEEEE'

Anonimo ha detto...

viva berlusconi!!