(Intervento inviato ai membri della direzione provinciale)
Pieve di Soligo 08.07.10
L’esordio politico del PD nazionale data ottobre 2006. In un convegno all’indomani della risicata vittoria elettorale della primavera precedente si decise di realizzare una forza politica più chiara e strutturata dell’Ulivo che ne raccogliesse l’eredità politica assieme a quella dei partiti d’origine, superandone i confini programmatici. Nella nostra provincia da allora siamo passati da 136000 voti a circa 70000 quasi la metà, e neanche le percentuali stanno in buona salute, un dato dovuto a mille ragioni esterne, tuttavia più grave di altrove per ragioni evidentemente locali.
C’è stata in provincia, in questi ultimi due anni dentro al PD, una forte contrapposizione tra le due componenti nazionali che ha assunto caratteristiche peculiari assai più gravide di elementi negativi: quali la scarsa fiducia reciproca e finanche un mancato riconoscimento di appartenenza allo stesso partito, sempre accusando “gli altri” di volta in volta delle “colpe” senza una reale autocritica ed in modo pretestuoso. Intanto abbiamo perso peso nei comuni e diversi sindaci. Per questo si è auspicato da più parti una contrapposizione forte sì, ma sui contenuti. se fosse stato così nel confronto politico avremo riscontrato convergenze tra personalità d’opposti schieramenti interni, così come scontri tra alleati. Invece si è ripetuto lo
schema della contrapposizione delle due mozioni congressuali, con un livore mai visto da altre parti. Sorge il dubbio che i contenuti siano stati talvolta cercati per alimentare uno scontro artificioso funzionale a visibilità e posizionamenti di ciascuno. Ovvero la politica astratta che tanto allontana i nostri dalla militanza, ma poi le correnti non erano finite con i congressi e le primarie?
L’altro elemento peculiare della nostra crisi si può racchiudere nel modo in cui il PD Trevigiano ha sostenuto la candidatura Puppato a sfidante di Zaia, un paradigma di politica vecchia, anche se propinata nella salsa più nuovista disponibile sul mercato.
Vista anche la mia iniziativa personale in merito, trascuro di ricordare il modo in cui sono prese in considerazione dai vertici le istanze della base promosse sull’argomento. Non è la forma che conta, quando non si intende recepire la sostanza, si poteva andare avanti anche in altri modi altrettanto efficaci! dato l’esito della vicenda credo di poter affermare e con molta eleganza, che il sostegno dato dal PD di Treviso all’ipotesi in questione equivalga a quello dato da Veltroni al governo Prodi, notoriamente caduto in parlamento per colpa di Mastella! Non ha precedenti in Veneto (e nemmeno altrove credo) un risultato nefasto
come quello scaturito dalle urne di primavera: il nostro sfidante vince col doppio dei nostri voti, per questo ho chiesto (unico dirigente provinciale) le dimissioni dell’intera direzione regionale che ha scelto democraticamente Bortolussi, ma contro i molti avvertimenti della base sull’efficacia della candidatura. L’ho chiesto durante una direzione provinciale per l’analisi del voto, in cui l’apporto della Puppato alla lista del PD trevigiano è stato ignorato per la prima ora e mezza di discussione, per poi relegarla ad un fastidioso isolato fenomeno mediatico, senza il quale vedremo tuttavia quale peso avrà il PD alle prossime provinciali.
Nei partiti seri, in una situazione del genere non si discetta nei corridoi sul dopo PD barricandosi nelle appartenenze di origine (DS ; DL) in attesa del partito venturo, puntando solo per se stessi, o per realizzare proprie pur legittime ambizioni
personali nel futuro. Bisogna per questo costruire una gestione unitaria che parta dal
riconoscimento dei pesi interni e dei ruoli istituzionali sul campo, superando
contrapposizioni del tipo conosciuto negli ultimi anni o potremo assistere in
prossimità delle prossime politiche ad una commedia già vista, con però effetti letali.
(fine parte pubblicata sui giornali)
La salvezza del PD è un obbligo per tutti, non c’è per ora neppure a Treviso
un’alternativa alle destre senza il PD, ma non dobbiamo tirare la corda troppo
nemmeno noi dirigenti, è possibile come dimostrano talune realtà elettorali che anche
questa presunta rendita di posizione su cui taluni vorrebbero vivacchiare, scompaia.
In alcuni comuni l’alternativa alla destra di governo è un’altra destra più
aggressiva massimalista ma sempre destra, la sinistra o non c’è o si sparpaglia
dissolvendosi nel mare delle liste civiche, in cui nel nome del programma
rapidamente la nostra già scarsa identità si dilegua. Il PD di Treviso può diventare
una delle tante minoranze come il PSDI di un tempo, aggregandosi vantaggiosamente
alla destra vincente di turno, forse questa è la speranza inconfessata di qualcuno, non
la mia.
Ripartire da zero con una politica netta eticamente più sensibile di quanto non
lo sia già a livello nazionale, più democratica al proprio interno, anche meno allineata
se serve, non è solo necessario ma opportuno, che abbiamo da perdere in queste
condizioni? Sperimentiamo nuove politiche.
Costruiamo il PD anche contro Roma su alcune questioni, i referendum
sull’acqua potevano essere un’occasione, l’ambiguità sull’argomento che serve ad un
partito nazionale al governo in altre regioni, ha tuttavia reso inutilmente opaca la sua
linea politica nel nostro territorio dove non governiamo. Meglio avere uno scatto di
ribellione, che tirare a campare nell’acquiescenza ad un conformismo inutile alle
nostre latitudini.
Non sono per un partito nuovo e nemmeno vecchio, sono per un partito
autentico ovvero come avrete capito dal ragionamento fin qui esposto, privo di
finzioni, dove la destra è destra la sinistra è sinistra, esistono entrambi e sono
differenti ed alternative.
Talvolta di democrazia ci si è ubriacati con le primarie, salvo poi iscriversi agli
alcoolisti anonimi nelle direzioni in cui si vota assai poco.
Talvolta si credono del partito posizioni mai discusse ne votate, lanciate sui
media locali da esponenti pur autorevoli.
Talvolta dichiarazioni discusse e votate nel partito sono prontamente
contraddette da altrettanto pur autorevoli esponenti, sempre sui media locali.
Talvolta si scelgono interlocutori territoriali a prescindere dalla loro reale
rappresentanza solo in ragione del loro allineamento.
Talvolta per risolvere tutta questa nostra piccola babele interna si persegue la
realizzazione strisciante di un partito monocorde, tradendone lo spirito costituente
mirante alla sintesi delle pluralità, inducendo l’auto allontanamento di taluni.
Insomma un bel casino!
Stanno nascendo nella nostra zona diverse associazioni culturali chiaramente
orientate come “Democrazia” di Pieve di Soligo in cui confluiscono e si confrontano militanti come me, e persone che credono nel centro sinistra ma non nei suoi partiti, e
vogliono, per l’Italia e per noi una politica migliore, siamo tutti società civile non
esiste più la comoda ma devastante contraddizione con la “società politica” solo
l’imperativo dell’impegno, e vista la nostra debolezza complessiva mi auguro
diventino “un salubre baruffatoio” di idee ed iniziative, quale tristezza e sconfitta
però se non capiamo tutti come senza un’autentica e migliore forza politica questo
paese sia destinato ad un progressivo disfacimento sociale prima e statuale poi. Si
Statuale! Nel centocinquantesimo dall’unità oggi un veneto soprattutto di destra ma
non solo, ha un’idea di patria spesso irriferibile, non mi stupisce per questo la tiepida
partecipazione ai festeggiamenti per la ricorrenza, non è neppure questo un valore
largamente condiviso.
È politica, come avvenuto negli ultimi vent’anni nella nostra regione, mettere
sempre in discussione tutto spesso in maniera sguaiata ma roboante, come ha fatto la
lega ed i nostri polli che la seguono a traino? Quanto siamo stati poco responsabili,
in nome della visibilità politica, verso i molti deboli culturalmente della nostra
regione, passando sopra principi storici, cultura, tradizioni affrontando i temi del
momento superficialmente.
Una classe politica degna di questo nome deve essere migliore del popolo che
la vota, non deve limitarsi ad assomigliargli come si ostina a fare la lega, e noi ancora
dietro…non mi risulta questo avvenga negli altri paesi europei avanzati, ci sono cose
indiscutibili perché esiste un senso d’appartenenza.
C’è molto lavoro dunque ma non tutti e non chiunque può svolgerlo, cambiamo
registro (e qualche testa!) siamo realisti il nostro domani oggi non c’è, aiutiamoci ad
esistere nel nostro futuro lanciando queste ed altre nuove sfide. I nostri avversari
hanno sempre surrogati pronti anche per il nostro partito, ed ottimi mezzi per
piazzarli, non c’è nulla di definitivo o sicuro che ci riguardi se non lo costruiamo da
soli, altre volte abbiamo perso treni per la storia, non so se lo abbiamo capito, se
Berlusconi finirà politicamente prima o poi, ciò non ci potrebbe dare affatto la
catartica vittoria tanto agognata per mancanza d’alternative.
Un partito autentico e migliore invece non ha mercato perché non ha prezzo, è
come il demanio di un tempo “patrimonio inalienabile” di valori e mezzi al servizio
gratuito d’ogni onesto e rispettoso cittadino, che creda nel futuro del suo paese e su
cui poter contare specie in momenti come questi: bui e difficili.
Michele Masutti
Membro Direzione Provinciale PD Treviso
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