Quale futuro per il PD – “Il PD che vorrei”
In questa congiuntura, nella quale si rilevano segni di instabilità della politica berlusconiana e nella quale l’elemento “crisi economica” gioca un ruolo primario, è davvero auspicabile che il PD si costituisca come polo di pensiero “altro” rispetto a quello prevalente (e dominante), nonché come promotore di azioni politiche che lo traducano nella realtà.
La sfida con cui ci si deve confrontare è la complessità del vivere odierno, che non può essere semplificata riconducendola a forme ideologiche rigide. Piuttosto, l’atteggiamento da assumere per dare lettura di quanto accade è a mio avviso quello dell’apertura e della flessibilità, a favore di una conoscenza in itinere, disposta a rimodellarsi mano a mano che nuove informazioni si aggiungono.
Per questo motivo, vorrei che nel PD, quantomeno in quello castellano, si attivasse un progetto di “formazione permanente” trasversale ai vari saperi e che includa apporti provenienti tanto da discipline teoriche quanto da scienze applicate.
Nell’ottica dell’apertura, il PD dovrebbe poi relazionarsi con associazioni/nuclei di aggregazione presenti sul territorio, creando con essi una rete di scambio e, laddove gli intenti siano condivisi, organizzando in collaborazione iniziative rivolte ai cittadini, ampliando così le proprie possibilità di azione. Mi riferisco al mondo ricco del volontariato, ma anche ad altri circoli PD…
La struttura della forma – partito deve cambiare, per creare/favorire una nuova dialettica tra potere e partecipazione. Questo prima di tutto a livello locale, di circolo, per poi influenzare dal basso le scelte di chi abbiamo delegato a rappresentarci ai livelli via via più alti.
Ci si deve interrogare sul come.
Vanno trovate forme per la partecipazione, considerando il dato di fatto che le persone hanno smesso di partecipare (per sfiducia, perché incastrate nella routine e assorbite dalla quotidiana “lotta per la sopravvivenza”…). Mi riferisco ad esempio a strumenti quali una convocazione periodica dell’assemblea degli iscritti con appuntamenti dichiarati in un calendario annuale; a passaggi di informazioni sistematici ( anche via mail, blog), alla partecipazione alle riunioni di coordinamento…
Vanno valorizzate le competenze degli iscritti, chiamandoli a contribuire alla vita del partito. C’è bisogno di richiamare i giovani alla responsabilità civile, appassionandoli ai grandi temi e valori umani e all’impegno. La loro creatività ed energia, il loro approccio/punto di vista alla/sulla realtà sono preziosi. Contribuirebbero, inoltre, a reperire/inventare modalità comunicative – linguaggi più efficaci, avendo presa emotiva e immediatezza, per diffondere le istanze del PD.
Vanno ripensati gli assetti economici, sia rivisitandone la gestione interna al PD, sia trovando canali per reperire fondi/finanziamenti per le varie iniziative. Vanno, forse (non sono sufficientemente informata), ripensate le modalità delle nomine, in modo tale da garantire che chi viene eletto corrisponda effettivamente alle indicazioni degli iscritti.
Chi rappresenta gli iscritti deve essere messo nelle condizioni di operare rimanendo all’interno del ruolo che gli viene assegnato, senza eccederlo. Credo infatti che un partito che si definisce nella sostanza “Democratico” debba porre particolare attenzione alla questione della democrazia interna, garantendo il controllo dei personalismi e delle prese di potere; processi decisionali rispettosi delle istanze e delle posizioni dei più; l’informazione aggiornata agli iscritti sui temi, le scelte e le attività, e la promozione della partecipazione democratica attraverso incontri di discussione e confronto.
Natalia Pantano
In questa congiuntura, nella quale si rilevano segni di instabilità della politica berlusconiana e nella quale l’elemento “crisi economica” gioca un ruolo primario, è davvero auspicabile che il PD si costituisca come polo di pensiero “altro” rispetto a quello prevalente (e dominante), nonché come promotore di azioni politiche che lo traducano nella realtà.
La sfida con cui ci si deve confrontare è la complessità del vivere odierno, che non può essere semplificata riconducendola a forme ideologiche rigide. Piuttosto, l’atteggiamento da assumere per dare lettura di quanto accade è a mio avviso quello dell’apertura e della flessibilità, a favore di una conoscenza in itinere, disposta a rimodellarsi mano a mano che nuove informazioni si aggiungono.
Per questo motivo, vorrei che nel PD, quantomeno in quello castellano, si attivasse un progetto di “formazione permanente” trasversale ai vari saperi e che includa apporti provenienti tanto da discipline teoriche quanto da scienze applicate.
Nell’ottica dell’apertura, il PD dovrebbe poi relazionarsi con associazioni/nuclei di aggregazione presenti sul territorio, creando con essi una rete di scambio e, laddove gli intenti siano condivisi, organizzando in collaborazione iniziative rivolte ai cittadini, ampliando così le proprie possibilità di azione. Mi riferisco al mondo ricco del volontariato, ma anche ad altri circoli PD…
La struttura della forma – partito deve cambiare, per creare/favorire una nuova dialettica tra potere e partecipazione. Questo prima di tutto a livello locale, di circolo, per poi influenzare dal basso le scelte di chi abbiamo delegato a rappresentarci ai livelli via via più alti.
Ci si deve interrogare sul come.
Vanno trovate forme per la partecipazione, considerando il dato di fatto che le persone hanno smesso di partecipare (per sfiducia, perché incastrate nella routine e assorbite dalla quotidiana “lotta per la sopravvivenza”…). Mi riferisco ad esempio a strumenti quali una convocazione periodica dell’assemblea degli iscritti con appuntamenti dichiarati in un calendario annuale; a passaggi di informazioni sistematici ( anche via mail, blog), alla partecipazione alle riunioni di coordinamento…
Vanno valorizzate le competenze degli iscritti, chiamandoli a contribuire alla vita del partito. C’è bisogno di richiamare i giovani alla responsabilità civile, appassionandoli ai grandi temi e valori umani e all’impegno. La loro creatività ed energia, il loro approccio/punto di vista alla/sulla realtà sono preziosi. Contribuirebbero, inoltre, a reperire/inventare modalità comunicative – linguaggi più efficaci, avendo presa emotiva e immediatezza, per diffondere le istanze del PD.
Vanno ripensati gli assetti economici, sia rivisitandone la gestione interna al PD, sia trovando canali per reperire fondi/finanziamenti per le varie iniziative. Vanno, forse (non sono sufficientemente informata), ripensate le modalità delle nomine, in modo tale da garantire che chi viene eletto corrisponda effettivamente alle indicazioni degli iscritti.
Chi rappresenta gli iscritti deve essere messo nelle condizioni di operare rimanendo all’interno del ruolo che gli viene assegnato, senza eccederlo. Credo infatti che un partito che si definisce nella sostanza “Democratico” debba porre particolare attenzione alla questione della democrazia interna, garantendo il controllo dei personalismi e delle prese di potere; processi decisionali rispettosi delle istanze e delle posizioni dei più; l’informazione aggiornata agli iscritti sui temi, le scelte e le attività, e la promozione della partecipazione democratica attraverso incontri di discussione e confronto.
Natalia Pantano
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