domenica 18 ottobre 2009

il PAT: cambia il mondo, ma non per l’Amministrazione Comunale

Una vera e propria rivoluzione è successa dal 15 settembre 2008, giorno nel quale è stato decretato il fallimento della Lehman & Brothers. Quasi tutti sostengono che il mondo non è più lo stesso, che il cambiamento ed il modo con il quale si è manifestato, è stato radicale. Certo non si è trattato di una di quelle crisi congiunturali delle quali si sentiva parlare, ma che poi non si percepivano nella vita di ogni giorno. Questa volta c’è stata la netta sensazione che tutto fosse messo in discussione: dal quadro economico del nostro paese, alle abitudini di vita di ogniuno di noi. Il nostro Governo, dopo
aver capito che non bastava l’ottimismo per risolvere la crisi, che chiedere ad un precario o ad un metalmeccanico di spendere di più per favorire la ripresa aveva il sapore di una presa in giro (come chiedere di fare il bagno ad uno che sta morendo di sete), dopo la successiva massiccia immissione di liquidità per salvare il sistema creditizio, il nostro Governo ha escogitato il così detto “Piano casa”, al quale ha fatto subito seguito la Legge regionale 14/09 sempre sullo stesso argomento. Questo avrebbe dovuto essere uno dei provvedimenti urgenti di rilancio dell’economia (tanto urgente che a mesi di distanza deve ancora produrre i suoi effetti … o difetti), mentre si sta rivelando un polpettone normativo che rischia solo di rendere ingovernabile il già difficile governo del territorio da parte dei Comuni. Che fa il nostro Comune? In questa situazione profondamente cambiata l’Amministrazione Comunale di Castelfranco produce un documento preliminare alla formazione del Piano di Assetto Territoriale del Comune (P.A.T.), cioè al più importante strumento di programmazione e di indirizzo amministrativo, ignorando candidamente quanto è successo ed è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che i dati su cui si basano le valutazioni socio-economiche, cioè gli elementi statistici dai quali si evincono gli scenari futuri per assumere le giuste decisioni, si rifanno al decennio 1991-2001. Solo per i dati sulla popolazione si arriva al 2007 come aggiornamento. Avete capito bene! Si stanno creando gli indirizzi per la formazione del P.A.T., che è (cito testualmente il documento preliminare di cui si parla) “lo strumento di pianificazione che delinea le scelte strategiche di assetto e di sviluppo per il governo del territorio comunale”, sulla base di informazioni che sono oramai storia, se non preistoria, se si pensa alla velocità con la quale si modificano gli eventi, dati che poco hanno a che fare con la situazione attuale e, sicuramente, la situazione futura della nostra città. In questo documento non si parla del radicale cambiamento del quadro economico e degli effetti che questo potrà generare nel tempo, non si parla di “Piano casa” e delle conseguenze che questo anomalo quadro normativo potrà creare nel governo del territorio. Ci si limita a confermare quanto è stato deciso diversi anni fa con l’adozione del Piano Regolatore Generale. Ora, senza entrare nel merito delle scelte di questo “vecchio” strumento, come è possibile non prendere l’occasione per rivedere la situazione alla luce
di questo diverso, per usare un eufemismo, quadro economico-politico? Nel “Documento Preliminare” si ribadisce quasi in ogni riga che bisogna tutelare il territorio in una prospettiva di sviluppo sostenibile, e non si capisce
perché non si ridiscuta la scelta di una
nuova grande area industriale lungo la circonvallazione o la grande area sportiva in prossimità della rotonda per Padova. Indicare l’occupazione di nuovo territorio su progetti che, francamente, non hanno alcuna prospettiva di sviluppo, (cosa faremo di un ippodromo o di altre simili stramberie per giustificare l’occupazione di territorio, escludendo nel frattempo la possibilità di realizzare la nuova piscina nell’area già da tempo destinata e già attrezzata allo scopo?) significa consegnare queste aree all’abbandono agricolo in attesa di qualche improbabile speculazione. Se il Documento Preliminare perseguisse quello che in molti passaggi promette, dovrebbe indicare scelte coraggiose incentivando lo sviluppo della città solo su aree compromesse, e di queste ce ne sono ancora molte o, addirittura, pensando ad un “restauro” del territorio, perseguendo il ripristino di aree libere attraverso l’uso di adatti strumenti di incentivazione nei confronti dei privati, Piano Casa permettendo. Questo non significa la paralisi dello sviluppo di Castelfranco, se per sviluppo si intende il miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini, significa dar corso ad indirizzi e scelte che non contraddicano i principi ai quali sembra ispirarsi il Documento Preliminare di cui si parla, anche a costo di dover prevedere un radicale cambiamento del Piano Regolatore attualmente in vigore. Non è giustificato che per una presunta coerenza si continui a perseguire un disegno che, come molti altri, è stato superato dalla allora imprevedibile dinamica della storia più recente …. Ma di questo parleremo ancora …

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