giovedì 29 ottobre 2009

Crisi, la contro-finanziaria PD

Sostegno al lavoro, ai redditi e alle imprese. E poi misure per l'emergenza idrogeologica e sismica, per gli enti locali e il Mezzogiorno. Sono queste le priorità che il PD intende portare avanti con determinazione e risolutezza.

Il primo passo è stato fatto oggi con la presentazione degli emendamenti alla Finanziaria, ora in esame a Palazzo Madama, presentati dal gruppo del Pd del Senato. Una vera e propria contro-finanziaria con priorità ed obiettivi che non sono quelli indicati dal governo. "Per noi - spiega Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici - la questione centrale, la nostra battaglia, è tenere al centro degli interventi il lavoro, il reddito delle famiglie e lo sviluppo delle imprese. Questo è il cuore della nostra proposta economica per superare la crisi".

Nel merito, la capogruppo del Pd di Palazzo Madama, indica "sei questioni essenziali" all'interno delle quali prendono corpo le diverse proposte del Pd.

Si parte con il sostegno al lavoro che prevede tra le misure da affrontare, il riconoscimento su base universalistica dei trattamenti di disoccupazione e l'estensione (anche nella durata) dei trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria.

Il secondo punto riguarda il 'Sostegno ai redditi'. In particolare quelli medio bassi, con una serie di detrazioni per le famiglie, le madri lavoratrici e per chi ha stipulato un mutuo. Si va dall'innalzamento delle soglie di detrazione per carichi di famiglia, a interventi in favore delle lavoratrici madri alla previsione della quattordicesima mensilità per i pensionati.

Importante anche l'intervento a favore delle imprese che prevede l'istituzione di un fondo interbancario finalizzato a facilitare l'accesso al credito delle imprese e al consolidamento dei debiti, il potenziamento dei Confidi e deduzione dalla base imponibile Irap del costo del lavoro, per il personale dipendente e assimilato, per le imprese individuali e società di persone; previsti anche la proroga degli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici e il sostegno al settore agricolo.

Il quarto punto riguarda 'Le misure per l'emergenza idrogeologica e sismica' dove, oltre agli interventi nelle zone di crisi come l'Abruzzo e Messina, è previsto un Piano di verifiche per la riduzione del rischio sismico su tutto il territorio italiano, con il riconoscimento di una detrazione del 55 per cento delle spese sostenute per l'adeguamento delle strutture, ed una mappatura delle aree a più elevate rischio idrogeologico (con previsione anche di eventuali abbattimenti di edifici a rischio).

Negli emendamenti dei democratici si parla anche di 'enti locali' con la proposta di rivedere il Patto di stabilità, con l'esclusione dai vincoli del Patto delle spese in conto capitale per opere e interventi nei settori dell'edilizia scolastica, della messa in sicurezza del territorio e per opere pubbliche cofinanziate dallo Stato.

Sesto, ultimo ma non per importanza, c'è il Mezzogiorno. Quella grande risorsa dell'Italia che la capogruppo Finocchiaro definisce "Il grande assente" dalla manovra del governo "che di chiacchiere in questi mesi ne ha fatte tante". Chiacchiere che il PD preferisce sostituire con i fatti, ossia con la riassegnazione di quanto stanziato per il Ponte sullo Stretto per il completamento dei due principali corridoi ferroviari e per opere infrastrutturali, di adeguamento sismico e di risanamento idrogeologico; Il PD propone anche il rifinanziamento del Credito d'imposta per l'occupazione nelle aree sottoutilizzate, lo sviluppo dei Confidi nel Mezzogiorno e l'adozione di ricercatori universitari da parte delle imprese del Mezzogiorno. "Abbiamo lavorato - ha detto il relatore di minoranza della Finanziaria Vidmer Mercatali - abbiamo indicato anche la copertura per i nostri emendamenti, siamo pronti a discutere anche delle priorità se non si può far fronte a tutto".

"Se davvero il Governo vuole abbassare la pressione fiscale che sta crescendo fino a raggiungere i livelli del 1997 - spiega il senatore democratico Enrico Morando lo vedremo su come si comporterà su alcuni emendamenti che abbiamo presentato riferiti in particolare all'aliquota fissa del 20% sugli affitti percepiti e alla detrazione parziale per chi lo paga, alla detassazione dei salari di secondo livello, all'eliminazione dalla base imponibile del costo del lavoro per le imprese che sono società di persone". Se, di fronte a queste proposte la risposta del Governo sarà negativa allora, conclude Morando "capiremo che la riduzione delle tasse era solo un burla, solo chiacchiere".

Una Finanziaria per far ripartire l'Italia

L'elenco degli emendamenti presentati dal gruppo PD al Senato


SOSTEGNO AL LAVORO

1. Riconoscimento su base universalistica dei trattamenti di disoccupazione; Estensione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria; Estensione della durata dei trattamenti di cassa integrazioni guadagni ordinaria (Emendamento 1.0.10);
2. Raddoppio delle risorse per i rinnovi contrattuali (Emendamento 2.248);


SOSTEGNO AI REDDITI

1. Sostegno ai redditi medio bassi (innalzamento delle soglie di detrazione per carichi di famiglia, con benefici integralmente riconosciuti anche ai soggetti "incapienti"; riconoscimento di detrazioni per oneri aggiuntive a favore delle donne lavoratrici e in caso di incapienza, totale o parziale, attribuzione del beneficio sottoforma di assegno alla lavoratrice madre; innalzamento delle detrazioni oneri a favore dei soggetti che abbiano stipulato mutui per l'acquisto della prima casa) (Emendamento 1.0.2);
2. Pensioni (innalzamento del trattamento pensionistico aggiuntivo - 14 ^ mensilità) (Emendamento 2.25);
3. Detrazione per oneri di locazione e assoggettamento del canone di locazione ad imposta con aliquota sostitutiva del 20% (Emendamento 1.0.1)


SOSTEGNO ALLE IMPRESE

1. Innalzamento del limite di deducibilità fiscale degli interessi passivi e pagamenti della PA (Emendamento 1.0.8);
2. Istituzione del fondo di garanzia interbancario finalizzato a facilitare l'accesso al credito delle imprese e il consolidamento dei debiti (Emendamento 1.0.12);
3. Deducibilità delle spese per il personale dipendente e assimilato dalla base imponibile Irap limitatamente alle società di persone e alle imprese individuali (Emendamento1.0.11);
4. Potenziamento dei Confidi (Emendamento 2.33);
5. Proroga degli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici (Emendamento 1.0.4);
6. Sostegno al settore agricolo (Emendamento 2.246);



MISURE PER L'EMERGENZA IDROGEOLOGICA E SISMICA

1. Previsione di un Piano di verifiche per la riduzione del rischio sismico di immobili, strutture e infrastrutture nelle aree del Paese ad elevato rischio sismico; riconoscimento di una detrazione del 55% delle spese sostenute per l'adeguamento sismico del patrimonio edilizio ricadente nelle aree ad elevato rischio sismico; realizzazione di una mappatura delle aree a più elevato rischio idrogeologico e dei manufatti abusivi ricadenti in queste aree, con previsione di eventuali abbattimenti di quelli a rischio (Emendamento 1.0.3);
2. Interventi per la ricostruzione di edifici (seconde case dei residenti e dei non residenti) (Emendamento 2.237) e per la ripresa delle attività produttive danneggiate dal sisma in Abruzzo (Emendamento 2.238) ;
3. Interventi urgenti per l'area di Messina (Emendamento 2.462);


ENTI LOCALI

1. Revisione del Patto di stabilità per l'anno 2010 (rispetto al 2009 si aggiunge l'esclusione dai vincoli del Patto delle spese in conto capitale per opere ed interventi nei settori dell'edilizia scolastica, della messa in sicurezza del territorio e per opere pubbliche cofinanziate dallo Stato) (Emendamento 1.0.5)

MEZZOGIORNO

1. Risorse assegnate al Ponte sullo Stretto riassegnate per completamento dei corridoi ferroviari n. 5 e n. 8 e per opere infrastrutturali, di adeguamento sismico e di risanamento idrogeologico (Emendamento 2.86)
2. Rifinanziamento del Credito d'imposta per l'occupazione nelle aree sottoutilizzate (Emendamento 1.0.9);
3. Sviluppo dei Confidi nel mezzogiorno (Emendamento 2.0.2);
4. Adozione di ricercatori universitari da parte delle imprese del mezzogiorno (Emendamento 2.0.3)

martedì 27 ottobre 2009

Incontro con la popolazione di Treville

IL PARTITO DEMOCRATICO DI CASTELFRANCO VENETO INCONTRA IL TERRITORIO

Serate nelle frazioni e nei quartieri con il Coordinamento del Circolo, i Consiglieri Comunali

TREVILLE
Argomenti dell’incontro
• SOTTOPASSAGGI FERROVIA VIA CASTELLANA-VIA SAN DANIELE
• PISTE CICLABILI
• RETE FOGNARIA
• SEDE CONSIGLIO FRAZIONALE
• AREA SCUOLA ELEMENTARE: QUALE DESTINO?

VENERDI’ 30 OTTOBRE ORE 20.45
Auditorium scuola media di Treville

TUTTA LA CITTADINANZA E’ INVITATA

lunedì 26 ottobre 2009

Risultati primarie del 25 ottobre 2009

Castelfranco Veneto
Segreteria nazionale:
Pierluigi Bersani 892 (57%)
Dario Franceschini 379 (24%)
Ignazio Marino (307 (19%)
Segreteria Regionale:
Rosanna Filippin 784 (50%)
Andrea Causin 339 (22%)
Felice Casson 443 (28%)

Provincia di Treviso
Segreteria nazionale:
Bersani 13.423 (53%)
Franceschini 7.397 (29%)
Marino 2.825 (18%)
Segreteria Regionale:
Filippin 11.917 (48%)
Causin 6.725 (27%)
Casson 6.312 (25%)

domenica 18 ottobre 2009

Per il futuro della nostra città

La provincia di Treviso sente pesantemente l’effetto della recessione; il sistema produttivo della castellana attraversa un momento di grande difficoltà (Berco, Fervet, Fracarro,…). Siamo in presenza di una vera e propria crisi occupazionale. Ora si apre la corsa per la nuova amministrazione ed ai tradizionali temi del nostro dibattito pubblico (vivibilità, ambiente, sanità, servizi alla persona, spazi di aggregazione) si aggiunge la situazione di molte famiglie in difficoltà a causa della crisi. I nostri Enti Locali devono aiutare queste persone con maggiore impegno rispetto al passato. Il Pd a Castelfranco ha già proposto in Consiglio comunale un primo pacchetto di misure atte a contenere gli effetti della crisi sulle famiglie: patto di cittadinanza e di solidarietà con i lavoratori che hanno perduto il lavoro; rateizzazione del pagamento delle rette per nido, scuole d’infanzia, trasporto scolastico, mensa e servizi comunali; promozione di accordi con i gestori dei servizi idrici, del gas ed altre utenze, per favorire la rateizzazione dei pagamenti; attivazione del microcredito, attraverso apposite convenzioni con le banche; massima accessibilità alle agevolazioni nazionali: bonus, social card e alle disposizioni regionali. Inoltre, guardando al futuro, occorre individuare i settori economici su cui concentrare le risorse messe a disposizione per la formazione professionale in modo da non disperderli; è necessario che il comune di Castelfranco sappia guidare una seria riflessione sul futuro dello sviluppo economico nella propria area. Anche qui ci siamo con la nostra proposta di un osservatorio economico per la Castellana. Noi non siamo interessati a promuovere la rendita ma vogliamo favorire lo sviluppo. Siamo quindi pronti al confronto con i cittadini e con le altre forze politiche, a partire dai nostri alleati, con le forze sociali ed economiche per definire le priorità per l’amministrazione 2010-2015. Per stare nel concreto, una prima proposta è lo sviluppo dell’area a sud-ovest del centro storico: costruire lì un centro attività per il terziario avanzato da progettare e realizzare con Università, aziende del nostro territorio e centri di ricerca

E’ un modo per puntare ad un ruolo guida della nostra città nei settori innovativi dell’economia della conoscenza, favorendo le attività imprenditoriali già attive sul territorio ed attraendone di nuove, per di più allontanando il rischio di uno svuotamento produttivo dell’area a solo vantaggio della speculazione immobiliare. Ma per attrarre conoscenze e capitali occorre fare di più per la vivibilità del territorio; si ritorna quindi sui temi più tradizionali: servizi, sanità, ambiente, viabilità, spazi di aggregazione e di partecipazione. Su questi temi ci siamo e ci saremo per tutta la campagna elettorale aperti al confronto con cittadini, imprese, organizzazioni rappresentative e partiti politici. Questo è il momento di costruire insieme il progetto della futura Castelfranco.


Giuseppe Esposito

Coordinatore Pd Castelfranco

il PAT: cambia il mondo, ma non per l’Amministrazione Comunale

Una vera e propria rivoluzione è successa dal 15 settembre 2008, giorno nel quale è stato decretato il fallimento della Lehman & Brothers. Quasi tutti sostengono che il mondo non è più lo stesso, che il cambiamento ed il modo con il quale si è manifestato, è stato radicale. Certo non si è trattato di una di quelle crisi congiunturali delle quali si sentiva parlare, ma che poi non si percepivano nella vita di ogni giorno. Questa volta c’è stata la netta sensazione che tutto fosse messo in discussione: dal quadro economico del nostro paese, alle abitudini di vita di ogniuno di noi. Il nostro Governo, dopo
aver capito che non bastava l’ottimismo per risolvere la crisi, che chiedere ad un precario o ad un metalmeccanico di spendere di più per favorire la ripresa aveva il sapore di una presa in giro (come chiedere di fare il bagno ad uno che sta morendo di sete), dopo la successiva massiccia immissione di liquidità per salvare il sistema creditizio, il nostro Governo ha escogitato il così detto “Piano casa”, al quale ha fatto subito seguito la Legge regionale 14/09 sempre sullo stesso argomento. Questo avrebbe dovuto essere uno dei provvedimenti urgenti di rilancio dell’economia (tanto urgente che a mesi di distanza deve ancora produrre i suoi effetti … o difetti), mentre si sta rivelando un polpettone normativo che rischia solo di rendere ingovernabile il già difficile governo del territorio da parte dei Comuni. Che fa il nostro Comune? In questa situazione profondamente cambiata l’Amministrazione Comunale di Castelfranco produce un documento preliminare alla formazione del Piano di Assetto Territoriale del Comune (P.A.T.), cioè al più importante strumento di programmazione e di indirizzo amministrativo, ignorando candidamente quanto è successo ed è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che i dati su cui si basano le valutazioni socio-economiche, cioè gli elementi statistici dai quali si evincono gli scenari futuri per assumere le giuste decisioni, si rifanno al decennio 1991-2001. Solo per i dati sulla popolazione si arriva al 2007 come aggiornamento. Avete capito bene! Si stanno creando gli indirizzi per la formazione del P.A.T., che è (cito testualmente il documento preliminare di cui si parla) “lo strumento di pianificazione che delinea le scelte strategiche di assetto e di sviluppo per il governo del territorio comunale”, sulla base di informazioni che sono oramai storia, se non preistoria, se si pensa alla velocità con la quale si modificano gli eventi, dati che poco hanno a che fare con la situazione attuale e, sicuramente, la situazione futura della nostra città. In questo documento non si parla del radicale cambiamento del quadro economico e degli effetti che questo potrà generare nel tempo, non si parla di “Piano casa” e delle conseguenze che questo anomalo quadro normativo potrà creare nel governo del territorio. Ci si limita a confermare quanto è stato deciso diversi anni fa con l’adozione del Piano Regolatore Generale. Ora, senza entrare nel merito delle scelte di questo “vecchio” strumento, come è possibile non prendere l’occasione per rivedere la situazione alla luce
di questo diverso, per usare un eufemismo, quadro economico-politico? Nel “Documento Preliminare” si ribadisce quasi in ogni riga che bisogna tutelare il territorio in una prospettiva di sviluppo sostenibile, e non si capisce
perché non si ridiscuta la scelta di una
nuova grande area industriale lungo la circonvallazione o la grande area sportiva in prossimità della rotonda per Padova. Indicare l’occupazione di nuovo territorio su progetti che, francamente, non hanno alcuna prospettiva di sviluppo, (cosa faremo di un ippodromo o di altre simili stramberie per giustificare l’occupazione di territorio, escludendo nel frattempo la possibilità di realizzare la nuova piscina nell’area già da tempo destinata e già attrezzata allo scopo?) significa consegnare queste aree all’abbandono agricolo in attesa di qualche improbabile speculazione. Se il Documento Preliminare perseguisse quello che in molti passaggi promette, dovrebbe indicare scelte coraggiose incentivando lo sviluppo della città solo su aree compromesse, e di queste ce ne sono ancora molte o, addirittura, pensando ad un “restauro” del territorio, perseguendo il ripristino di aree libere attraverso l’uso di adatti strumenti di incentivazione nei confronti dei privati, Piano Casa permettendo. Questo non significa la paralisi dello sviluppo di Castelfranco, se per sviluppo si intende il miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini, significa dar corso ad indirizzi e scelte che non contraddicano i principi ai quali sembra ispirarsi il Documento Preliminare di cui si parla, anche a costo di dover prevedere un radicale cambiamento del Piano Regolatore attualmente in vigore. Non è giustificato che per una presunta coerenza si continui a perseguire un disegno che, come molti altri, è stato superato dalla allora imprevedibile dinamica della storia più recente …. Ma di questo parleremo ancora …

La Castellana nella crisi economica reale

Sui giornali, alla televisione, le istituzioni continuano a ribadire che la crisi è finita e che la ripresa c’è; lenta, ma c’è. Il dato di fatto però è che dentro le fabbriche, nei luoghi di lavoro si respira un’altra aria. Aria di preoccupazione, di difficoltà: si lavora sempre meno e si sta sempre più tempo in cassa integrazione. I dati macro ci dicono che il 2008 si è chiuso con la perdita del PIL dell’1,8%, e le previsioni di chiusura del 2009 sono date per un’ulteriore perdita del 5%. In due anni la perdita di 7 punti percentuali la dice lunga sull’agonia che sta attraversando l’economia reale. Nella Castellana quasi tutti i settori sono attraversati da difficoltà, eccetto poche produzioni di nicchia, e di servizio. Con questa crisi sono emerse con chiarezza le difficoltà economico-produttive nel nostro territorio; dalla conformazione del tessuto produttivo, con un’alta concentrazione di attività manifatturiera. Aziende poco dimensionate con poca capacità di investimenti, di innovazione sia di prodotto sia di processo. L’80% delle imprese ha una situazione patrimoniale difficile, forti esposizioni bancarie, e pochissima liquidità che ne determina l’incapacità a pagare i fornitori e in molti casi anche i dipendenti. E dentro a questa crisi, partita come crisi finanziaria internazionale, si è aperto un ulteriore problema per le aziende, indipendentemente dalle dimensioni e dal capitale sociale, perché le banche stanno limitando l’accesso al credito e chiedono il rientro dell’indebitamento tagliando gli affidamenti. Pertanto aumentano gli insoluti e si dilazionano i pagamenti; di conseguenza aumentano le difficoltà a reperire materia prima per produrre i pochi ordinativi disponibili. La perdita media del fatturato si aggira tra il 30 e il 45%; a questo si aggiunge la caduta del portafoglio ordini. Come si sta affrontando la crisi? Paga chi lavora. Ci sono poche ricette, si cerca di ridurre i costi al massimo. E questo è l’aspetto più doloroso: si dichiarano gli esuberi, si ricorre alla cassa integrazione per chi ne ha diritto; le imprese minori, “quelle artigiane che rappresentano l’80% delle attività”, sono ricorse alle sospensioni EBAV e alla disoccupazione, e solo da maggio possono ricorrere alla CIGS in deroga finanziata dalla Regione e dalla Comunità Europea per un massimo di 180 giorni; finita quella è inevitabile il licenziamento del lavoratore. Basti pensare che a settembre l’utilizzo della CIGS in deroga interessava a livello Veneto 38776 lavoratori. Le aziende sopra i 20 dipendenti per i tre quarti stanno già finendo le 52 settimane di cassa ordinaria e si

stanno attivando incontri presso la Provincia per chiedere l’intervento della cassa straordinaria. Alcune Industrie, per un totale di 1000 dipendenti, a maggio esauriranno il primo anno di Cigs. Questo nelle produzioni di beni, ma anche nel pubblico impiego assistiamo a un graduale smantellamento della struttura, con soluzioni privatistiche. Vengono esternalizzati servizi essenziali consegnandoli alla gestione del privato sociale, con conseguente perdita di lavoratori tutelati e con una certa capacità di reddito, verso lavoratori precarizzati e basso salario. L’altro dato che emerge, è il calo dei consumi, stimato attorno al 5%, e non potrebbe essere diversamente; quando un lavoratore entra in cassa integrazione, perde una capacità di salario di 500 euro mensili. Inoltre in questo contesto peserà sui lavoratori l’accordo separato sulle nuove regole contrattuali; il primo segnale è stato dato dal Governo, con la presentazione della Legge finanziaria, dalla quale si evince che non ci sono le risorse per il rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti pubblici. Invece per i contratti delle categorie private, se verranno rinnovati, non recupereranno tutta l’inflazione perché le nuove regole prevedono che l’inflazione dall’energia importata non verrà recuperata. Quelle regole contrattuali prevedono anche che, per affrontare la crisi e migliorare la competitività dell’impresa, si possa derogare dal Contratto Nazionale con la possibilità a livello aziendale di peggiorare le condizioni normative e salariali dei lavoratori. Ancora una volta si cerca la competitività riducendo i costi, limitando i diritti e comprimendo i salari. Ed è inevitabile che in questa fase di crisi rimarrà al palo la contrattazione aziendale, perdendo ulteriormente la capacità di recuperare reddito per i lavoratori.

Quali soluzioni

Oggi serve aprire a tutti i livelli il confronto: con le Imprese, con il Governo, con il sindacato, per bloccare le chiusure aziendali, le delocalizzazioni e i licenziamenti. Servono ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori, indipendentemente dalle dimensioni delle imprese. C’è l’esigenza di definire un piano di sviluppo industriale del paese Italia, per definire su quale competitività si svilupperà il paese. C’è bisogno di riprendere gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo, magari per attività eco-compatibili. Devono essere riviste le pensioni e rinnovati i contratti per i lavoratori; bisogna detassare l’aumento dei contratti nazionali, non gli straordinari o i premi di risultato che oggi non sono disponibili, per ridare capacità di spesa alle famiglie…. altro che premiare i ladri con lo scudo fiscale.

Saccaland Campigo

No, non si tratta di un nuovo parco giochi e il saccone che intendono installare in via Alture non è un gioco gonfiabile per bambini, bensì un impianto di stoccaggio che dovrebbe contenere ben 4.000 mc (pari al volume di 20 appartamenti) di liquame derivante dalla porcilaia di proprietà della ditta Cerchiara di Salvatronda. Molti si chiedono: ma perché vogliono installare questa sacca proprio a Campigo? La risposta non è semplice anche perché un motivo razionalmente valido non c’è.
- Innanzitutto il liquame viene prodotto a Salvatronda e poi si rende necessario trasportarlo a Campigo con alcune migliaia di autobotti all’anno che lasceranno una scia maleodorante oltre che a gravare ulteriormente su un traffico che già penalizza la frazione. - Il liquame dovrà poi essere asperso nei terreni circostanti con conseguenti problemi di inquinamento del terreno e della falda sottostante.
- Noi che abitiamo a Campigo da molti anni sappiamo benissimo che in quell’area esisteva una cava che forniva l’argilla alla vicina fornace. Dopo il suo esaurimento la cava è stata utilizzata come discarica e lì si trova sepolto
un pò di tutto, dalle macerie derivanti dalla ristrutturazione della Simmel, ad amianto, a prodotti non ben identificati che venivano portati nottetempo; chissà cos’altro potrebbe trovare l’ARPAV se solo iniziasse a fare dei carotaggi!
- La zona è definita nel Piano regolatore come area di risorgive, infatti si trova l’acqua a meno di un metro dal piano campagna e nel periodo autunnale addirittura affiora. è chiaro che qualsiasi perdita di liquame si riverserebbe nella falda con conseguenze per gli abitanti di Campigo e Resana. Quest’area oltre che dal piano regolatore è definita vulnerabile anche nel documento preliminare del PAT (Piano di assetto del territorio) e per questo motivo non è possibile eseguire alcuna movimentazione di terra, erigere recinzioni e svolgere attività.
- La porcilaia di Salvatronda è dimensionata per un numero maggiore di capi rispetto all’attuale; se la sacca di 4.000 mc non fosse sufficiente si potrebbe pensare ad un secondo contenitore e così via ??? Campigo sarebbe veramente votata a diventare la “terra delle sacche” !
Da quanto sopra esposto risulta chiaro che Campigo da quest’operazione non trae vantaggi, ne’ economici ne’ occupazionali; certamente ne ricava un danno ambientale e viene toccata la qualità della vita degli abitanti. Purtroppo l’Amministrazione Comunale sembra non dare troppo peso a queste considerazioni e ancor meno alla petizione firmata da quasi 2.000 abitanti di Campigo che chiedono a gran voce che questo progetto venga bocciato. Addirittura, come risulta dall’articolo apparso sull’ultimo numero di “Castelfranco informa” distribuito in
questi giorni alle famiglie della nostra città, il capogruppo della maggioranza Renato Tesser afferma in modo sconcertante che la protesta dei cittadini di Campigo è stata organizzata per colpire “Vivere Castelfranco” e attacca direttamente il Pd che sarebbe a suo dire il maggior responsabile se non il principale artefice della messa in scena. è certamente una affermazione offensiva nei confronti dei cittadini che hanno evidenziato, con la loro partecipazione alle varie iniziative promosse dall’Associazione frazionale molto attiva e attenta, una forte preoccupazione per loro stessi e per il futuro della frazione. Purtroppo situazioni simili a questa potrebbero verifichersi in altre parti del territorio, una normativa europea prevede infatti nuove regole per lo stoccaggio e lo spandimento dei liquami. è impensabile che queste sacche possano avere una distribuzione casuale, forse l’Amministrazione comunale deve pensare per Castelfranco V. ad un piano così come è stato fatto a suo tempo per le antenne. La collocazione di impianti che possono arrecare danni, radiazioni, inquinamento e disturbo ai cittadini va studiata con grande responsabilità e sensibilità.

Sandro Faleschini

Anziani: Centro socioculturale polivalente e carta d’argento

La crisi economica e sociale sta colpendo in modo pesante i redditi dei lavoratori, dei pensionati e delle loro famiglie. Per questo il ruolo del Comune che eroga servizi ai cittadini è chiamato a rispondere ai maggiori disagi e criticità che colpiscono le fasce più deboli della società. Peraltro l’Ente locale dispone di minori entrate per le contraddizioni di questo Governo che da un lato esalta e propone il federalismo fiscale e dall’altra taglia ai Comuni l’unica entrata di bilancio, l’ICI, sulla quale potevano decidere autonomamente. Tale sottrazione di risorse senza adeguati trasferimenti da parte dello Stato, non può tradursi in un peggioramento delle condizioni sociali della popolazione o in un aumento delle tariffe dei servizi pubblici. Si devono anzi favorire tutte le soluzioni che rendano possibile garantire ed ampliare le prestazioni sociali, con particolare attenzione ai nuclei famigliari con basso reddito, con figli piccoli, anziani, portatori di handicap, ecc.Verso la componente anziana della nostra città (circa un quarto dei residenti, metà dei quali abitanti nel capoluogo) è opportuno sostenere percorsi e progetti di solidarietà attraverso iniziative culturali e sociali, che alimentino i rapporti di comunità, che favoriscano l’aggregazione e il dialogo con le altre componenti della comunità cittadina, con il duplice obiettivo di alleviare la solitudine e valorizzare le persone anziane. A tal fine la realizzazione di un centro socioculturale polivalente è uno degli interventi auspicati dalle rappresentanze delle associazioni dei cittadini. Uno spazio in cui possano confluire tutti i cittadini, con sale di lettura, auditorium, spazi di ritrovo e di socialità, sedi delle associazioni, ecc. Altro intervento necessario è l’adozione della carta dei servizi intesa non come un semplice elenco delle funzioni che il Comune attiva al servizio della popolazione, ma come impegno dell’Amministrazione con i cittadini a realizzare e garantire a tutti coloro che ne fanno richiesta, l’uso effettivo e la qualità del servizio elencato, nonché le condizioni per la verifica delle prestazioni erogate. Occasione, questa, per i cittadini, di verificare cosa, come, quanto il Comune realizza per il benessere della comunità cittadina, in particolare della popolazione anziana. Una iniziativa particolarmente gradita agli anziani è la carta d’argento, cioè l’elenco di tutta una serie di agevolazioni regolamentari ed economiche riservate alla terza età: dall’accesso agli impianti sportivi, al cinema, alla biblioteca, ecc., nonché alle agevolazioni di carattere commerciale che l’amministrazione può attivare con le associazioni imprenditoriali e commerciali.

La sfida della scuola primaria: dare a tutti le stesse opportunita’

Dal 14 settembre, inizio dell’attuale anno scolastico, come ha trovato applicazione la nuova normativa sul maestro unico nelle classi della scuola primaria? Nella quasi totalità delle classi gli alunni non sono stati affidati ad un unico insegnante; gli Istituti Comprensivi si sono orientati nella scelta di suddividere tra due o più docenti l’insegnamento delle materie, eliminando però i momenti di contemporaneità degli insegnanti. Il tempo scuola ridotto a 24 ore proposto dal ministro è stato scartato dalla maggioranza delle famiglie. C’è una decimazione di posti di lavoro sia nelle classi prime (a 24 ore nella normativa), sia nelle classi successive (organizzate mediamente sulle 27/30 ore), sia nel cosiddetto tempo pieno. Il tempo pieno però non è più con due insegnanti per classe e con i bambini suddivisi in gruppi nelle attività di recupero e laboratorio, ora è un tempo scuola in cui gli insegnanti garantiscono la loro presenza singola e frontale per l’attività didattica di 40 ore. Quest’anno la scuola può ancora, in alcuni casi, utilizzare alcune ore di compresenza, destinate a scomparire. Credo sia legittimo pensare, per chi è al di fuori del mondo della scuola, che sia giusto affidare una classe, anche di 26 o 27 alunni, ad un unico insegnante: così era quando molti di noi sono andati a scuola. Ricordiamo tutti però come i nostri compagni in difficoltà avessero come prospettiva la bocciatura. Ora, dopo anni di organizzazione di attività di recupero per portare anche i più deboli a raggiungere traguardi minimi, quale genitore è preparato a sentirsi dire fin dalla scuola primaria che suo figlio (sì, proprio il suo!) non raggiungerà il sei e sarà bocciato? E come rispondere al meglio alla realtà di una scuola inclusiva che vede seduti nelle nostre classi alunni che ieri erano nel loro lontano paese ed oggi sono qui, impauriti e spaesati? Sono anch’essi soggetti di diritti sanciti dalle normative nazionali e internazionali, abbisognano di un tempo e di attenzioni per poter imparare la lingua italiana e seguire con profitto le proposte didattiche. Ci sono già classi nel nostro territorio in cui la presenza di alunni stranieri raggiunge il 50-60%. La notizia deve spaventarci? No, gli

alunni nati in Italia da genitori di origine straniera (per i quali da più parti si chiede giustamente a mio avviso la cittadinanza italiana) mediamente hanno risultati scolastici uguali se non migliori dei loro pari italiani. Altra cosa sono coloro che hanno bisogno di apprendere la lingua italiana e per i quali la scuola da sempre si è attivata per rispondere alle esigenze di apprendimento attraverso un oculato uso delle compresenze. Eliminandole, a questi bambini viene ridotto il diritto ad un buon inserimento scolastico; lasciati in disparte ed emarginati nella classe, provocheranno situazioni di disturbo all’attività didattica, se non il conflitto. Ecco allora la proposta della Lega Nord di costituire le cosiddette “classi ponte”, vere e proprie classi speciali, già valutate negativamente da pedagogisti e linguisti, sperimentate con vari danni dai figli dei nostri emigrati in Svizzera e Germania. Il ministro Gelmini ha ventilato la possibilità di ridurre la presenza di alunni stranieri nelle classi a non più del 30%. E quelli che avanzano? Non era meglio lasciare agli insegnanti la possibilità di avere alcune ore alla settimana per insegnare la lingua italiana e/o aiutare i nostri bambini a recuperare le loro difficoltà di apprendimento? Non era meglio mantenere alla scuola primaria l’alto livello di qualità che le veniva riconosciuto in Europa e nel mondo? Siamo certi che il notevole taglio di finanziamenti alla scuola pubblica, seppur motivato con esigenze di bilancio, abbia come effetto il bene dei nostri figli? Ricerche mostrano come il successo scolastico e formativo sia correlato con il grado di coinvolgimento delle famiglie nel progetto scuola; ma ciò avviene o piuttosto si fa passare per tale la sola libertà di scegliere il tempo scuola per i propri figli? Son tutti contenti così?


Antonia Simonetto

TREVILLE DA LIBERARE…

Treville è la frazione più popolata del comune di Castelfranco Veneto. Si è sempre distinta per la vitalità della sua comunità, per aver mantenuto al suo interno servizi per le persone e le cose come attività commerciali, artigianali, polo scolastico, associazioni sportive, parrocchiali e culturali. Questo ha permesso di essere una frazione d’attrazione anche dall’esterno. Riconoscendo questo un valore che deve continuare ad essere difeso e valorizzato dando alla frazione una buona e generale qualità della vita. In questi anni però la frazione sta pagando il grosso problema dei passaggi a livello di via Castellana, via Piave, via Brenta e via San Daniele, che si trascina da anni e sta peggiorando a causa del continuo aumento del traffico ferroviario, isolando la frazione dal centro, e con rischi concreti per la salute dei cittadini impedendo anche ai mezzi di primo soccorso di arrivare tempestivamente. I numeri parlano da soli:

• I passaggi a livello di via Castellana e via S. Daniele della linea Treviso-Vicenza vedono un transito di 85 treni al giorno, circa uno ogni 16 minuti.

• I passaggi a livello di via Piave e via Brenta della linea Venezia-Trento, vedono un transito di 42 treni al giorno, circa uno ogni 30 minuti.

Le legittime proteste della popolazione, esasperata dal crescente malessere che questa situazione ha creato, ha più volte chiesto in varie forme agli Organi competenti di affrontare e risolvere concretamente questo annoso problema, senza mai una risposta credibile o concreta. La popolazione si augura che la nuova amministrazione comunale che sarà eletta nella primavera del 2010, affronti come prioritario questo problema.

Chi vuol bene a Castelfranco

A partire da dicembre avranno inizio le celebrazioni del 5° centenario della morte di Giorgione. Ci auguriamo che vi partecipino tante persone, interessate a scoprire la enigmatica e misteriosa personalità pittorica di Giorgione e ad apprezzare lo spirito di ospitalità della nostra gente. Auspichiamo che nessuno si “appropri” di Giorgione e
“utilizzi” la circostanza per altri fini. Anche noi amiamo intensamente la nostra città e riteniamo che sia responsabilità di tutti, maggioranza ed opposizione, custodire gelosamente il patrimonio di storia, di cultura, di tenacia operativa, di inventiva, lasciatoci dai nostri Padri castellani, e valorizzarlo positivamente, rilanciandolo. Proprio perché amiamo Castelfranco e la sua gente:
- contrastiamo il P.R.G. con la sua eccessiva e squilibrata cementificazione, che ha invaso e stravolto angoli stupendi del centro storico e tolto spazi di vivibilità alle nostre piccole comunità frazionali e di Quartiere;
- lottiamo perché l’ospedale resti pubblico e sia rispettata la dignità della persona malata, attraverso una qualificata assistenza;
- sollecitiamo una diversa e più incisiva risposta ai bisogni delle persone in difficoltà economica e sociale, a partire dal problema del lavoro, della casa e dell’alloggio;
- evidenziamo la drammatica situazione di tante famiglie e di tante persone castellane, che hanno perso il lavoro e che non sono in grado di pagare l’affitto o il mutuo della casa, mentre domina il libero mercato immobiliare, con costi ed affitti drogati;
- rivendichiamo il diritto delle comunità frazionali e di Quartiere di essere coinvolte nelle scelte che le riguardano, mentre la maggioranza che governa è chiusa in se stessa, impegnata a trovare equilibri spartitori al suo interno;
- lamentiamo che non sia data visibilità e riconoscimento di ruolo ai giovani, ai quali sono negati spazi di incontro e di partecipazione;
- sosteniamo la legittima richiesta di attenzione da parte di tanti cittadini, anch’essi appassionati della nostra città, che chiedono non vengano stravolti spazi significativi della storia di Castelfranco.

Livio Frattin, Sebastiano Sartoretto,
Bernardino Spaliviero, Giuseppe Vincenti
Consiglieri comunali del Partito Democratico

sabato 10 ottobre 2009

Convenzioni di circolo - risultati

Votazione delle mozioni congressuali

Risultati di Castelfranco Veneto (26 SETTEMBRE):

Votanti 78 pari al 60% degli aventi diritto
Bersani 55 (71%)
Franceschini 9 (11%)
Marino 14 (18%)

Risultati del Veneto:
Votanti 26.551 pari al 65,31% degli aventi diritto
Bersani 8.315 (48,25%)
Franceschini 6.813 (39,53%)
Marino 2.106 (12,22%)

Risultati complessivi:
466.573 votanti, pari al 56,40% degli aventi diritto.
Bersani 255.189 (55,13%),
Franceschini
171.041 (36,95%),
Marino 36.674 (7,92%)
questi i risultati definitivi dei 7.221 congressi che hanno interessato le iscritte e gli iscritti al Pd in Italia e all’estero.

martedì 6 ottobre 2009

Delibera della Direzione Provinciale Pd Treviso 14-9-2009

Alla cortese attenzione di:

Coordinatori di Circolo della Provincia di Treviso
Amministratori del PD della provincia di Treviso
On. Simonetta Rubinato
Consigliere Regionale Diego Bottacin

Delibera della Direzione Provinciale Pd Treviso

La Direzione provinciale del Pd di Treviso riunitasi il 14 settembre 2009, analizzata la situazione della tesoreria provinciale su dettagliata relazione del Tesoriere; in forza del regolamento di tesoreria provinciale approvato dall'Assemblea provinciale del Pd nel luglio 2009; per quanto previsto nel predetto regolamento relativamente ai contributi obbligatori dei rappresentanti eletti o nominati dal Pd; tenuto conto della decorrenza prevista e cioè 1 gennaio 2008; verificato che una serie di rappresentanti rientranti nelle categorie individuate (deputati nazionali e regionali, rappresentanti in enti di secondo livello) non hanno ancora regolarizzato la loro posizione,
delibera quanto segue:
I rappresentanti del Pd nel parlamento nazionale, regionale, negli organismi di gestione degli enti di secondo livello sono tenuti senza eccezione alcuna al versamento di una quota di almeno il 5% degli emolumenti lordi percepiti a partire dal 1 gennaio 2008 e fino al 30 settembre 2009 entro l'inderogabile termine del 25 ottobre 2009; in caso di inadempienza gli stessi non saranno più candidati o nominati dal Partito democratico, per ciò che attiene alla competenza di codesta Direzione provinciale, e segnalati agli organismi superiori per le cariche elettive di competenza dei suddetti livelli.

I versamenti vanno effettuati sul conto corrente:
IBAN: IT61 D050 1812 0000 00000122989,
intestato a: ASSOCIAZIONE del PARTITO DEMOCRATICO di Treviso,
come previsto dal regolamento suddetto.

La verifica delle quote versate sarà effettuata dal Tesoriere.


Il coordinatore Il Tesoriere
Enrico Quarello Guerrino Zanini

Treviso, 1 ottobre 2009

lunedì 5 ottobre 2009

Ordine del Giorno delegati provincia di Treviso

Ordine del Giorno votato e approvato dai delegati alla Convenzione Provinciale di Treviso

La Convenzione Provinciale di Treviso, riunitasi il giorno 4/10/09 a Montebelluna (TV), facendo seguito alla discussione intercorsa tra i delegati intervenuti, consapevole che l’approvazione dello “scudo fiscale” è un provvedimento voluto dalla maggioranza e non imputabile al PD, vuole esprimere alla Segreteria Nazionale con il presente documento il profondo dissenso e la condanna per quanto avvenuto in Parlamento in merito alla votazione il 02/10/09, nello specifico per quanto riguarda l’assenza di alcuni parlamentari del PD.

Chiede alla segreteria nazionale di esprimere con chiarezza non solo il proprio giudizio negativo verso quanti non erano presenti alla votazione, ma, a fronte del profondo disagio e il danno recato alla credibilità del lavoro di tanti democratici sul territorio, di provvedere a valutare una congrua sanzione verso gli assenti, che possa prevedere la richiesta delle dimissioni e la mancata ricandidatura per le prossime elezioni.

Votanti 219

Voti favorevoli 213

Voti contrari 3

Astenuti 3

domenica 4 ottobre 2009

In nome della libertà

(3 ottobre) 150.000. A piazza del Popolo. E altrettanti nelle vie limitrofe, tutti per la libertà di stampa. Così la FNSI ha rimepito la piazza per dire No all'informazione al guinzaglio.
C'è il sole, allegria, ma la manifestazione inizia con un minuto di silenzio per la sciagura di Messina. Il primo a parlare è Franco Siddi, il segretario generale della Federazione, che invita Berlusconi a ritirare «il ddl Alfano sulle intercettazioni» e «le cause intentate contro i giornalisti. Al premier, al Parlamento e al governo - afferma Siddi - chiediamo di cancellare le norme che vietano l'esercizio del diritto di cronaca, e di consentire che le indagini giudiziarie possano svolgersi secondo l'indipendenza della magistratura. Al presidente del Consiglio chiediamo anche di cessare la campagna di accuse contro i giornalisti, di smetterla di additarci come farabutti e di dire finalmente la verità. Chiediamo all'onorevole Berlusconi e a tutti i politici che hanno intentato azioni legali contro i giornalisti - ha insistito Siddi - di ritirare le cause».

"Quello che sta accadendo dimostra una vecchia verita', e cioe' che verita' e potere non coincidono mai''. Partiamo dalla fine della vera orazione civile di Roberto Saviano. Fa impressione vederlo sul palco, sotto il sole, di fronte a migliaia di persone e non braccato: "La liberta' di stampa che vogliamo difendere - ha sottolineato l'autore di Gomorra - e' la serenita' di lavorare, la possibilita' di raccontare senza doversi aspettare ritorsioni''. Ha ricordato come l'Italia sia "il secondo paese dopo la Colombia per il numero di persone che si trovano sotto protezione. Raccontare in certe parti d'Italia, soprattutto al sud, e' complicatissimo - ha detto ancora lo scrittore - e costringe a dover difendere la propria vita''. Tra i nemici principali del dovere di raccontare, ha sottolineato Saviano, ''c'e' l'indifferenza, che isola chi prova a descrivere la realta'. Ecco perche' siamo qui', per dire che ogni paese ha bisogno della massima liberta'
di espressione''. Un modo, secondo Saviano, anche per difendere la memoria ''dei giornalisti che sono caduti per e in nome della liberta' di informazione''.
Il, pensiero dell'autore di Gomorra e' andato poi alle
vittime della tragedia di Messina, ''frutto non della natura, ma del cemento. Se si permette a chi scrive di rispondere solo alla propria coscienza, probabilmente la parola avrebbe potuto contribuire ad evitare una catastrofe del genere. Raccontando in qualche modo e' possibile trasformare la realta. Le mafie - ha concluso Saviano - ci hanno tolto l'uso di un termine fondamentale, l'onore: oggi, trovandoci quì, abbiamo dimostrato che il paese tiene al suo onore".

Lo scudo per mafiosi ed evasori è legge

Il PD sanziona chi non ha votato (2 ottobre)

Reati impuniti e soldi sporchi le priorità del governo. Soro: "Mi vergogno, ma qualcuno pagherà".

La presidenza del gruppo PD alla Camera prenderà immediate sanzioni per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti, al voto finale sul decreto contenente lo scudo fiscale. E’ quanto si legge in una nota diffusa in queste ore dal Partito Democratico. Nello stesso testo si rendono noti i numeri della votazione: era presente l’88,43% dei deputati PD; su 216 erano assenti in 22, di cui 11 per malattia e due in missione per la Camera.

"Sono amareggiato e indignato, mi vergogno" per l'approvazione dello scudo fiscale ma anche per le assenze registrate ieri nelle fila del Pd. Lo dice, in un'intervista a la Repubblica, il capogruppo alla Camera, Antonello Soro. "L'idea che si possa accostare l'opposizione con questa legge - sottolinea - mi offende nel profondo. Ma dopo una settimana di battaglia parlamentare, con centinaia di interventi in Aula, colleghi che hanno lavorato di giorno e di notte, ci sono stati alcuni, pochi irresponsabili, che hanno consentito di allungare un'ombra su di noi. Considero - sottolinea Soro - che nessun'altro impegno poteva essere giudicato prevalente rispetto a quello di stare in Aula. Ci saranno sanzioni differenziate, per qualcuno molto gravi a seconda di chi si tratti, di chi è abitualmente presente o è sempre assente. Per Antonio Gaglione avanzerò la richiesta di dimissioni dalla camera e diversamente la sospensione dal gruppo".

Il voto si è concluso con l’approvazione del decreto anticrisi e con un verdetto amaro: lo scudo fiscale adesso è legge. Gli evasori potranno riportare in Italia i loro capitali senza rischiare nessuna azione civile o penale a proprio carico. Un indulto in piena regola che passa un colpo di spugna sulla legalità, umilia i cittadini onesti e agevola le associazioni criminali. La norma sullo scudo abbraccia e incoraggia i fuori legge ai quali consente di rimpatriare senza conseguenze, non solo i capitali, ma anche yacht, gioielli, automobili e una serie di altri beni. Stesso trattamento per gli immobili, che resteranno tranquillamente nelle mani di chi per tanto tempo ha frodato il fisco. Inoltre chi si avvale della norma non potrà essere sottoposto a procedimento per diversi reati tra cui il falso in bilancio e la distruzione di documenti contabili, si metta il cuore in pace che sperava che le norme penali valessero per tutti!

Il governo ce l’ha messa davvero tutta per proteggere al meglio i meno meritevoli, al punto che questa mattina la Camera è stata teatro di una strana commedia. La maggioranza, battuta dall’opposizione per la 24esima volta in un anno, all’esame del dl correttivo del pacchetto anticrisi, ha chiamato rinforzi. È stata la capogruppo PD della commissione Giustizia alla Camera a dichiarare: “I ministri, invece di occuparsi dei propri dicasteri e dei problemi dei cittadini onesti, stanno correndo in Aula per mettere in salvo lo scudo fiscale con cui si agevola il rientro dei patrimoni di evasori e mafiosi”.