lunedì 31 agosto 2009

Quale percorso per il Pd Trevigiano?

La sollecitazione di Giancarlo Vettori (La Tribuna di Treviso, 22 luglio 2009) arriva in un momento di grande importanza per il Pd Trevigiano. Inizia una fase congressuale ed il dibattito verterà sui temi nazionali oltre che su quelli più propriamente locali. La lettera che cita Vettori (Quarello e Tonella) a mio avviso non rappresenta un ritorno al passato, come Vettori afferma; è solo un invito a chi ha condiviso un percorso. Ha il significato di stimolo e riflessione ad interpretare la proposta di un candidato alla segreteria nazionale (Bersani) come evoluzione del percorso politico culturale a suo tempo condiviso. Personalmente non ci vedo nulla di male o di contraddittorio con l’impostazione data alla nascita del Pd. Quello che credo sia necessario, all’inizio di un’avventura congressuale, è il carattere che il dibattito trevigiano dovrà avere e questo proprio per fare ciò che Vettori dice e cioè: “..costruire la nuova appartenenza e il nuovo progetto per la società trevigiana, veneta e italiana.”

Ora in provincia di Treviso il Pd ha segnato una fase di autentico rinnovamento con l’elezione di Quarello nel novembre 2007; quella maggioranza si è consolidata ed ha trovato nel territorio la sua più forte legittimazione. Alle primarie del febbraio 2008 (basate su preferenza individuale e non su liste bloccate) ha raggiunto il risultato del 70%. Purtroppo quel rinnovamento non si è espresso in modo coerente con le successive elezioni politiche (liste bloccate), complice una dirigenza regionale e nazionale sorde ad ogni segnale di rinnovamento che arrivi dal territorio. Fortunatamente con lo splendido risultato di Laura Puppato alle europee del mese scorso (quasi 60.000 preferenze di cui oltre 55.00 in Veneto, prima dei candidati veneti) un segnale chiaro è stato inviato ai sacerdoti dell’ortodossia romana. Per cui ora il Pd trevigiano deve concentrarsi sulle prossime scadenze amministrative per ottenere quel rinnovamento nelle istituzioni che solo può restituire dignità ad un percorso politico. Ciò significa iniziare dalle elezioni regionali per rinnovare e rinforzare la rappresentanza della provincia di Treviso. Già abbiamo un Veneto rappresentato nelle istituzioni da un nanismo politico a dir poco imbarazzante; se poi i partiti si mettono a conculcare le potenzialità del nostro territorio (Venezia e Padova, ad esempio, sono dei “pigliatutto”) non avremo alcuna speranza di cambiare le cose e costruire quel progetto invocato da Vettori. Si sfrutti quindi l’occasione del congresso per un grande dibattito culturale su identità e missione del Pd ma ci si concentri sull’imprescindibile obiettivo di rinnovare la rappresentanza istituzionale a partire dalle elezioni regionali.

Giuseppe Esposito

(intervento pubblicato dalla "Tribuna di Treviso" a fine luglio 2009)

PARTITO DEMOCRATICO, LA SVOLTA NECESSARIA

(Di Marco Stradiotto)
In questi giorni moltissime sono state le analisi avanzate da giornalisti, parlamentari, amministratori locali (giovani e meno giovani), iscritti e simpatizzanti del PD. In tanti hanno cercato di sviscerare le ragioni di un risultato elettorale deludente, sia alle europee che alle amministrative.
I dati sono, in effetti, impietosi. Certo, l’affluenza è scesa molto, ma come non riflettere sul fatto che solo il 26,1% degli elettori ha votato PD contro il 33,2% delle politiche del 2008. Se ci concentriamo sul Nord, in particolare sul Veneto e sulla Lombardia, constatiamo che il PD è diventato il terzo partito, molto distanziato da PDL e Lega. In Veneto siamo al 20,29% contro il 26,5% di un anno fa. Ciò significa che su 100 persone adulte che incontriamo in strada solo 14,7 hanno votato PD.
È una situazione inquietante. In questi anni, soprattutto negli ultimi mesi, ho percepito che stavamo perdendo il nostro blocco sociale di riferimento. Molti degli elettori ci hanno preferito Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Casini. Oppure semplicemente hanno scelto di stare a casa. Perché? Quali sono le ragioni di questa disaffezione? Io ho provato a darmi delle spiegazioni che sintetizzo così.

1. Il partito della “crisi”
In tempi di recessione molti dirigenti del PD hanno come dato l’impressione di “tifare per la crisi”, quasi che l’aggravarsi del disagio sociale potesse tradursi in un vantaggio elettorale per noi. Questa percezione, più o meno diffusa, ha fatto sì che italiani preferissero a noi chi comunicava loro messaggi di speranza e di ottimismo. Berlusconi nascondeva (e nasconde) la reale portata della crisi. Nello stesso tempo, Berlusconi ha accarezzato (e accarezza) ogni giorno l’orgoglio degli italiani………
I nostri imprenditori, gli operai, la gran parte dei cittadini italiani sanno che la crisi non è finita e sanno pure che è destinata a durare a lungo, ma non sopportano quei politici che sulla crisi speculano allo scopo di strappare qualche voto in più. Prima o poi i nodi arrivano sempre al pettine. Tuttavia, se il PD non modifica l’approccio alla crisi, rischia un ulteriore calo di consensi. L’assurdo è, infatti, che molti scaricano la responsabilità di questa contingenza economica non su chi la governa, ma sull’opposizione. Bisogna cambiare passo e argomentazioni.

2. Il partito “imborghesito”
Il PD sembra sempre più un partito di nicchia. Un partito elitario, distante da chi soffre, distante da quella parte di società che fra mille difficoltà sta tirando la carretta. Lontano dagli operai, dagli imprenditori, dai disoccupati, dai pensionati, dalle casalinghe. Da quelle persone che passano notti insonni perché temono di perdere il lavoro o per il fatto che i soldi non arrivano alla fine del mese. Da quegli imprenditori che non vedono un futuro per la propria azienda e temono di dover licenziare i dipendenti con cui hanno lavorato gomito a gomito per decenni. Da quei titolari di aziende che rischiano di perdere tutto perché le banche hanno chiuso le linee di credito o perché la pubblica amministrazione paga una fornitura, o un lavoro, dopo molto tempo, anche dopo un anno. Mentre il popolo sconta gli effetti della crisi sulla propria pelle, il PD affronta temi sicuramente importanti, ma con nessuna aderenza alla vita concreta delle persone. Come se il partito fosse di un altro pianeta, parliamo di DICO, di PACS, di Testamento Biologico. E poi ci chiediamo perché gli operai non ci votano più. Prima di discettare dei diritti giusti ma marginali, affrontiamo i diritti fondamentali: il diritto al lavoro, il diritto a una vita dignitosa, il diritto alla sicurezza sul lavoro e nella vita di tutti i giorni, il diritto a uno stipendio equo.

3. La tentazione della battuta e politica dell’immagine
Immaginare di battere Berlusconi ricorrendo alla battuta facile e alla politica dell’immagine è un suicidio. Inseguendolo su questa strada, visti gli scarsi mezzi mediatici a nostra disposizione, e la pochissima attitudine di molti (anzi moltissimi) nostri dirigenti al loro utilizzo, saremo sempre e comunque su un terreno che non ci appartiene. Con il risultato di esporci, ancora una volta, a sicura sconfitta. Dovremmo riflettere, e riflettere molto seriamente, sul fatto che l’unico che è riuscito, in tutti questi anni, a battere Berlusconi è stato l’antidivo Romano Prodi: uomo serio, preparato, tosto, che, tuttavia, non aveva sicuramente dalla sua la caratteristica di essere un bravissimo comunicatore televisivo. Riusciremo a vincere solo nel momento in cui smetteremo di scimmiottare “malamente” il modo di fare del centrodestra. Dobbiamo avere la forza e la capacità di proporre leader seri e preparati, portatori di obiettivi ambiziosi e messaggi mirati che riescano a proporre e, soprattutto, a far capire la linea del partito.

4. Poche risorse per i territori
Nei suoi primi due anni di vita, il PD è stato diretto in modo assolutamente centralista. La gestione Roma-centrica di un partito che si dichiarava “leggero” e di questa leggerezza si faceva perfino vanto è stata una scelta sbagliata. Organizzare manifestazioni, sostenere giornali di partito, letti peraltro da poche migliaia di cittadini, drena milioni e milioni di euro, ma lascia a secco le segreterie locali, provinciali e regionali. Serve una rivoluzione. Il finanziamento pubblico deve essere girato alle organizzazioni decentrate in base all’entità dei voti raccolti, investendo in modo proporzionalmente maggiore nelle zone dove abbiamo ottenuto i risultati più deludenti. È assolutamente necessario che il PD diventi un vero partito federale, con una sua autonomia nella gestione finanziaria e nella proposizione di temi che interessano i territori e i loro cittadini.

5. Una scarsa cultura d’impresa
I mondi produttivi, le PMI, l’artigianato, l’agricoltura, il commercio avvertono il PD come distante. Lo vedono più vicino al pubblico impiego, vicino a quelle categorie che, sempre più, l’opinione pubblica giudica “parassitarie” piuttosto che alle forze più dinamiche del Paese, quelle capaci di affrontare rischi e in grado di trainare l’economia. Il PD ha nel suo codice genetico, nonostante molti lo neghino, una certa diffidenza verso l’imprenditore, verso il padrone o il padroncino. Non sono trascorsi troppi anni da quando alcuni leader del nostro partito definivano i piccoli imprenditori del Nord “egoisti evasori”. Secondo voi quegli elettori hanno dimenticato queste accuse? No, vi garantisco di no. Esiste ancora molta diffidenza nei nostri confronti. Diffidenza ulteriormente accentuata dalla percezione di una vicinanza del PD anche alla grande impresa o a qualche illustre banchiere italiano. Chi rischia e suda tutti i giorni ha l’impressione che il nostro Partito sia amico solo di quella parte del Paese che, in giacca e cravatta, sfrutta quelli che, con la tuta da lavoro, si sporcano le mani per guadagnare la pagnotta. In questo schema è chiaro l’operaio voti con più probabilità la Lega o il PDL piuttosto che noi. Riflettiamoci.

6. La sicurezza tradita
I cittadini hanno paura. Quali che siano i dati sulla sicurezza, questa percezione è una realtà. Proviamo a frequentare le stazioni, i metrò, i mezzi pubblici, le aree più degradate e periferiche delle città italiane. Cerchiamo di comprendere lo stato d’animo di donne che vivono attimi di vero e proprio panico e che, quando arrivano a casa, accendono la tv e si trovano inondate da un’infinità di notizie che raccontano di fatti criminali accaduti nel corso della giornata. Che messaggio diamo noi, come partito, a queste persone? Normalmente siamo sulla difensiva: difendiamo i giudici che magari hanno lasciato a piede libero un delinquente o inflitto una pena irrisoria al “mostro” di turno. Così i cittadini, a torto o a ragione, preferiscono chi ha buon gioco a proporre la linea dura: senza distinguo, senza spiegazioni, senza argomentazioni sui limiti del nostro sistema penale. Certo, su questo terreno noi del centrosinistra ci portiamo dietro il fardello dell’indulto approvato nell’agosto di tre anni fa. Ci vorrà tempo per cancellare dalla memoria degli elettori questa responsabilità (votata anche da Forza Italia, ma in pochi lo ricordano) e per proporre un messaggio netto in grado di conciliare sicurezza e lotta all’esclusione sociale, rispetto delle regole e certezza del diritto.

7. Immigrazione, troppa confusione
L’immigrazione sposta oggi consensi e muove sensibilità. I populisti agitano questo tema, e la lotta ai clandestini, per ottenere facili vittorie elettorali. Eppure, al di là delle strumentalizzazioni, sappiamo tutti che si tratta di un fenomeno epocale frutto delle migrazioni di popoli sfruttati e maltrattati. Persone che scappano dalla morte e dalla fame, per cercare di sopravvivere e di garantire un futuro ai propri figli. Il PD in questi anni ha tenuto la posizione più corretta e razionale. Ma la stragrande maggioranza dei cittadini non l’ha compresa o non l’ha condivisa. Mi è capitato spesso di parlare con nostri connazionali che hanno, in passato, vissuto l’esperienza dell’emigrazione. Ti aspetteresti persone tolleranti che capiscono e accettano il fenomeno. Invece, in molti chiedono rigidità e tolleranza zero. Questo soprattutto perché non concepiscono che “l’ospite” non rispetti le regole del Paese in cui si trova a vivere e perché ricordano che a loro non era concesso “nulla”: bastava uno sgarro e subito erano rispediti a casa. Su questi temi il PD si è dimostrato incapace di comprendere che a pagare la mancanza di sicurezza e di regole sono stati soprattutto i più deboli, le persone che svolgono i lavori più umili, che si spostano sui mezzi pubblici, che frequentano gli ospedali. Che risposte diamo? Non possiamo fermarci alle enunciazioni di principio. L’integrazione deve essere la nostra unica parola d’ordine. Integrazione fatta di diritti ma anche di doveri. Primo fra tutti quello di rispettare le leggi italiane e di conoscere la nostra lingua e le nostre abitudini. Senza scommettere su questo tipo di integrazione saremo sempre sopraffatti dalla Lega che propone soluzioni inefficaci e razziste ma che almeno parla ai cittadini più deboli e dice loro esattamente quello che si aspettano di sentirsi dire.

IMPERATIVO: CAMBIARE!
È indispensabile voltare pagina. È indispensabile che la politica si avvicini ai reali problemi dei cittadini. Da qui deve ripartire il nuovo PD. Servono leader coraggiosi. Servono chiarezza, lealtà, trasparenza. Occorre spezzare l’equazione secondo cui politica significa opacità, slealtà, falsità, incoerenza. C’è bisogno di più umiltà e di una maggiore disponibilità nei confronti degli elettori e dei cittadini.
Sul piano dei contenuti, dobbiamo ripartire dalle difficoltà delle classi più deboli, elaborando risposte concrete per tutte quelle persone che orgogliosamente stanno andando avanti fra mille difficoltà. Dobbiamo smetterla di frequentare i salotti, andiamo nei luoghi di lavoro, nei posti di ritrovo, nelle sedi delle associazioni di categoria. Troviamo soluzioni reali alle paure, all’immigrazione, alla criminalità, alla crisi. In tema di lavoro cambiamo passo e troviamo il coraggio di riconoscere che il rischio d’impresa non è sufficientemente considerato nel nostro Paese e dal nostro partito. Cerchiamo di stare alla larga dalla politica della battuta e dalla tentazione di dichiarare qualcosa tutti i giorni solo per finire sulle agenzie o sui giornali. Costruiamo piattaforme programmatiche articolate nell’impostazione ma semplici nella traduzione dei nostri messaggi. Cerchiamo per ogni problema una risposta chiave, sintetizzabile in poche parole, e realizzabile davvero. Rimettiamo in piedi un partito realmente federale che lasci autonomia finanziaria e politica ai singoli territori.
Abbiamo 100 giorni per proporre alla nostra gente il Partito che vogliamo. 100 giorni per costruire, finalmente, il nuovo PD.

Marco Stradiotto
Senatore della Repubblica

(Intervento del 15 agosto 2009)

venerdì 28 agosto 2009

La vicenda di Campigo

Sul “Gazzettino” del 23 agosto è stata pubblicata una sconcertante rappresentazione della vicenda della vasca liquami di Campigo ad opera del capogruppo di Vivere Castelfranco Renato Tesser. Le dichiarazioni di Tesser sono state riportate in virgolettato e, visto che smentite non sono arrivate, non resta che constatare la veridicità di quanto riportato.

Tesser rappresenta la vicenda come una sorta di parodia ovvero di un’occasione per attaccare la maggioranza di Vivere Castelfranco sulla base di un “pretesto”. Inoltre attacca direttamente il Pd che sarebbe, a detta sua, il maggiore responsabile se non all’origine stessa della “messa in scena”.

Come si ricorderà, il comitato di Campigo ha raccolto ben 1600 firme contro l’installazione di una vasca di stoccaggio liquami posta in una posizione che comporta gravi rischi per l’ambiente ed una serie di disagi per la popolazione. Il Pd ha mantenuto una posizione ferma sulla vicenda dicendo due cose: 1) nessuno stoccaggio nelle “aree risorgive”; 2) lo stoccaggio deve avvenire nello stesso sito in cui c’è l’allevamento.

Secondo Tesser la vicenda sarebbe stata il pretesto per attaccare Vivere Castelfranco; ora va beh che attaccare una maggioranza che dimostra, in questo caso come in molti altri precedenti, tutta la sua debolezza ed improvvisazione è facile; ma davvero Tesser crede che al centro dei pensieri dei cittadini di Campigo (o di altre frazioni e quartieri) ci sia Vivere Castelfranco, per giunta col caldo di questi giorni? Davvero si pensa che non vi sia alcuna preoccupazione per falda acquifera, traffico indotto, odori molesti, ecc? Anche il solo sospettarlo, definendo “liquame elettorale” l’intera vicenda, rappresenta un’offesa per tanta gente che ha voluto semplicemente dimostrare, mobilitandosi, la propria preoccupazione. Solo per questo si dovrebbe chiedere scusa ai cittadini. Per ciò che riguarda il Pd, poi, è evidente la sostanziale differenza col nostro approccio alla democrazia: noi pensiamo che l’amministratore (sia esso nazionale, regionale o comunale) debba “rendere conto” (gli anglosassoni dicono “accountability”) ovvero dimostrare con responsabilità le ragioni di ogni singolo provvedimento. Capiamo che questo rende più difficile l’impegno nelle Istituzioni ma questa è la democrazia come la intendiamo noi: una cosa impegnativa e non una passerella televisiva serale. Ne sono testimonianza i verbali della commissione Statuto degli ultimi anni che contengono le nostre proposte in ordine allo sviluppo della partecipazione popolare, proposte che, non a caso, Vivere Castelfranco ha bocciato portando il lavoro di svecchiamento dell’Istituzione comunale castellana alla paralisi. Si sa che la crisi della politica, ormai più che ventennale, ha creato schiere di amministratori con un senso a dir poco “improvvisato” dell’impegno civico, per i quali il riscontro si cerca solo nella rincorsa dell’appuntamento elettorale ed a colpi di favori e piaceri di ogni tipo col rischio di perdere di vista l’interesse generale; tuttavia da qui alle prossime elezioni amministrative il tempo è ancora lungo e non è tardi per cambiare. Un percorso più faticoso che buttarla in politica come ha fatto Tesser. Certo: un percorso più faticoso ma infinitamente più gratificante per gli autentici democratici.

Giuseppe Esposito

Coordinatore Pd Castelfranco

(una sintesi dell'intervento è apparsa sul "Gazzettino" del 28 agosto 2009)

martedì 21 luglio 2009

PETIZIONE PER IL REGISTRO DEI TESTAMENTI BIOLOGICI
















E’ in atto a cura del comitato unitario di Castelfranco Veneto la raccolta firme inerente la PETIZIONE PER INTRODURRE IL REGISTRO DEI TESTAMENTI BIOLOGICI nel nostro comune.

Anche in assenza di legge il registro permette di autenticare in modo semplice e gratuito i testamenti dei cittadini. Qualora invece venisse approvata la legge liberticida in discussione alla camera, il registro permetterebbe di fare ricorso per far valere i propri diritti costituzionali.

Il comitato unitario invita a scaricare il modulo per la raccolta firme e a far firmare amici e parenti residenti o domiciliati a Castelfranco.

per informazioni:
http://groups.google.it/group/liberasceltacastelfranco
liberasceltacastelfranco@gmail.com

Cultura, giù il sipario


Lutto per il mondo della cultura. È stata la piazza di Montecitorio ad accogliere nel pomeriggio di ieri un folto sit-in manifestanti arrabbiati e palloncini neri. Oltre 5000 per chiedere al governo spiegazioni (e magari pretendere soluzioni) sull’ennesimo taglio alla cultura. Grazie alle forbici di Berlusconi, il Fondo Unico per lo Spettacolo passerà dai 511 milioni stanziati dal Governo Prodi ai 380 milioni previsti dal decreto in questione.


Si continua così ad infierire su un mondo che vive al di sotto della soglia di povertà. I settori più penalizzati sono il teatro e la danza, in cui sono in pochi a sfondare la soglia dei 7000 euro all’anno. Anche il cinema, che in Italia, conta 76.440 lavoratori, quest’anno rinuncerà a moltissimi free lance, che non potranno neanche chiedere asilo al mondo delle fiction televisive, dato che la finanziari ha abbattuto la sua scure anche su quel settore, costringendo le emittenti televisive ad un taglio del 30%.


Si tratta di una precisa scelta di campo, che ancora una volta relega la cultura alla voce “superfluo”, preparando una società in cui il momento più “erudito” della settimana sarà il lunedì del Grande Fratello! A sorpresa uno scenario del genere inquieta non solo l’opposizione, ma anche parte della maggioranza. Di fronte a Palazzo Chigi infatti hanno sfilato anche Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi, che, nonostante l’illuminazione sulla via di Damasco, non sono riusciti ad evitare i fischi di chi contestava “l’appartenenza ad un governo che fa queste cose”.


Folta e indignata la delegazione del Partito Democratico. In piazza il segretario Dario Franceschini ha detto: "E' una specie di delitto. Se c'e' una cosa su cui l'Italia deve investire, e non tagliare, e' proprio la cultura, lo spettacolo. Da parte della maggioranza c'e' l'idea sbagliata e colpevole che quella per la cultura sia una spesa superflua. Invece si tratta di un pezzo importante della nostra industria e dell'economia del nostro Paese". La soluzione sarebbe “inserire la cifra necessaria nel maxiemendamento. Noi insisteremo fino alla fine ma mi sembra che la maggioranza non abbia orecchie per sentire".


Critico anche il senatore Ignazio Marino, in corsa per la segreteria: "Un Paese senza cultura e' un Paese senza futuro. I tagli di ben il 30% del Fondo unico per lo spettacolo sono inaccettabili. Questo Governo sta continuando a fare cassa, sottraendo risorse e opportunità di crescita e sviluppo ai nostri figli. E' incredibile che il prezzo della crisi lo debba pagare un settore tanto strategico, quanto privo di risorse come quello della cultura, dopo lo scempio che abbiamo già patito sulla scuola, l'università e la ricerca. Abbiamo a che fare con una spaventosa recessione in questo settore: lo scorso anno i musei hanno visto una flessione di quasi il 4%, i teatri del 10% e i cinema del 6%, senza contare la caduta libera delle mostre, a -36,8%. Dobbiamo rifinanziare il Fus e non dimenticare mai che il nostro e' il patrimonio culturale più importante del mondo. Almeno di questo orgoglio non dobbiamo farci privare da un Governo abituato a una visione davvero miope".


Sulla stessa lunghezza d’onda Pierluigi Bersani, responsabile area Economia e candidato alla segreteria: ''I tagli al Fus sono l'ennesima dimostrazione dell'atteggiamento del governo che decide decurtazioni orizzontali senza tener conto dell'effetto prodotto. Per l'esecutivo la cultura rappresenta quindi solo una voce di spesa e non un investimento in un settore professionale e industriale importante per il paese, con il rischio di pesanti ricadute sull'occupazione. Dobbiamo garantire tutti il nostro impegno in questa battaglia''.


Ha partecipato al sit-in anche Walter Veltroni, autore dell’editoriale sull’Unità di oggi: “La cultura è spirito, emozione, nutrimento dell’anima. La cultura come disse André Malraux “è ciò che fa dell’uomo qualcosa di diverso da un accidente dell’universo”. Veltroni ricorda lo sforzo del governo Prodi, che anche in tempi di crisi non scelse mai di sacrificare la cultura. “Ad essere colpiti da tanta miopia sono persone e cose. Ad essere mortificate sono il talent e la creatività dei nostri artisti, dei giovani che vogliono provare a diventarlo, delle ragazze che non pensano che il successo e le soddisfazioni nella vita si raggiungano diventando veline o mettendosi in mostra davanti a una telecamera accesa ventiquattr’ore su ventiquattro. A restare spenti e abbandonati, se si tolgono i fondi alla cultura, sono i palcoscenici e le sale dove ammirare e ascoltare arte, sono le luci delle nostre piazze, sono le bellezze che ci hanno lasciato le generazioni precedenti. Ad essere impoverita alla fine sarà la nostra stessa identità”.


Giovanna Melandri, responsabile area Cultura del PD, ha detto: "Credo che svuotare il FUS voglia dire condannare alla morte per asfissia un settore fondamentale per la vita culturale, civile ed economica del Paese. Per questo nei giorni scorsi abbiamo presentato un emendamento alla Camera che consentisse di correggere in tal senso il decreto fiscale. Il governo non faccia orecchie da mercante nei confronti di coloro che oggimanifesteranno per questa giusta causa ed accolga le richieste avanzate dal mondo dello spettacolo e fatte proprie da molti parlamentari sia dell'opposizione che della maggioranza".


Emilia De Biasi, componente della commissione Cultura alla Camera è intervenuta dicendo: "Tremonti ci dica se considera la cultura un orpello di questo paese. Sfidiamo la maggioranza a votare, già domani nel corso della discussione del dl anticrisi, il nostro emendamento che chiede l'immediato ripristino dei 200 milioni che il governo ha letteralmente scippato alla cultura e mettere così una parola definitiva ai tagli Fus. Il mondo dello spettacolo ha tutta la nostra solidarietà per le scelte scellerate del Governo e a causa dell'afonia del ministro Bondi, centinaia di migliaia di operatori rischiano di perdere il posto. ci dicono che è colpa della crisi ma la verità è che a furia di politiche irragionevoli è il governo che sta creando la crisi".



giovedì 16 luglio 2009

Un altro condono















È arrivato il grande caldo dall'Africa. Le temperature torride che hanno annebbiato le menti, hanno effetti ancora più evidenti nella politica del governo Berlusconi che in soli due giorni ha presentato due provvedimenti che hanno in comune molta pubblicità e poca sostanza. Con lo scudo fiscale e il nuovo Documento di programmazione economica e finanziaria, l'esecutivo ha di nuovo messo le mani avanti difronte alla crisi economica che prima viene ignorata, poi viene combattuta solo con l'ottimismo e infine accettata come una cosa ovvia e scontata, confermando il crollo del Pil a – 5,2%.

Il testo programmatico della prossima legge finanziaria per il quadriennio 2010/2014 è stato presentato da Berlusconi in pompa magna. Presenti anche i ministri Calderoli, Frattini e Tremonti (vero e unico relatore delle strategie economiche). Ma prima che il superministro dell'Economia potesse snocciolare i dati anticrisi* e apostrofare un giornalista non compiacente come una “testa di c...”, Berlusconi ha trovato il modo di annunciare che anche con questa Finanziaria “non c'è nulla di nuovo. Andava bene prima, quindi andrà bene anche ora”. Forse si riferiva al suo patrimonio e/o ai suoi affari pubblici e privati ma, di certo, non alla situazione della maggioranza degli italiani che fatica ad arrivare a fine mese e delle tante piccole e medie imprese che chiuderanno il prossimo settembre.

“Per l'Istat – ha continuato a vantarsi il premier – si tratta del migliore DPEF degli ultimi anni”. E anche Bankitalia ha dato il suo placet. Poi finalmente ha lasciato la parola a Frattini che, in qualità di ministro degli Esteri, ha letto i sondaggi che riguardano la fiducia, l'amore degli italiani nei confronti di Silvio e il suo governo. Insomma davvero un ruolo istituzionale!
“Il 68,4% degli italiani apprezza Berlusconi, il 57% apprezza il governo. Ora scusatemi ma devo andare ad incontrare una delegazione greca”.

Con l'arrivo invece dello scudo fiscale, emendamento al decreto legge anticrisi in commissione Bilancio e Finanze alla Camera, il governo ha previsto invece una sanatoria per il rientro dei capitali dall'estero. Nella relazione tecnica si legge che “la norma prevede l'istituzione di un'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali, detenute fuori dal territorio dello Stato e a condizione che le stesse vengano rimpatriate in Italia da paesi extraeuropei nonché regolarizzate ovvero rimpatriate perché in essere in paesi dell'Unione europea e in paesi aderenti allo spazio economico europeo che garantiscono un effettivo scambio di informazioni fiscali in via amministrativa".

Lo scudo fiscale prevede un'aliquota al 5% da applicare sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute almeno al 31 dicembre 2008 o rimpatriate e regolarizzate a partire dal 15 ottobre 2009 e fino al 15 aprile 2010. Un imposta che viene applicata sul rendimento lordo del 2% annuo per i cinque anni precedenti il rimpatrio o la regolarizzazione "con un'aliquota sintetica del 50% per anno comprensiva di interessi e sanzioni e senza diritto allo scomputo di eventuali o crediti". Il gettito, per ora è pari ad un euro, data la sua "assoluta imprevedibilità".

Esclusi dallo scudo fiscale i reati tributari previsti dal decreto legislativo 74/2000 "ad eccezione dei reati di dichiarazione infedele e di omessa dichiarazione", i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, di corruzione, concussione, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, usura, traffico di armi, persone e droghe.

“Lo scudo fiscale previsto dal governo è un condono nella versione peggiore”. Lo ha detto Dario Franceschini a Montecitorio, al termine di una riunione con il capogruppo Antonello Soro, il vicecapogruppo Gianclaudio Bressa, e i componenti delle commissioni Bilancio e Giustizia.
'Non hanno neanche il coraggio delle loro azioni - ha dichiarato il segretario del Pd - hanno detto che non avrebbero fatto lo scudo e invece eccolo qui. E' un condono inaccettabile - ha aggiunto - verso chi ha violato la legge”.

"Dopo aver dichiarato solennemente la fine dei condoni ne ricomincia una stagione con l'esito inevitabile di un maggior carico fiscale su chi fa il suo dovere". Lo ha dichiara Pier Luigi Bersani, responsabile economico del Pd. "Benché ci siano evidenti passi indietro rispetto alle prime intenzioni del Governo – ha aggiunto Bersani - la scelta dello scudo fiscale rimane indigeribile per tre motivi: lo sconto è impressionante e incomprensibile per chi le tasse le paga; non si capisce come garantire la certezza del periodo fiscale in esame e resta quindi ambiguo se si paghi il 56% o ancora meno; non c'è traccia alcuna di misure concrete tese a ripristinare la fedeltà fiscale".

Per Stefano Fassina, responsabile Finanza pubblica del Pd, “il ministro Tremonti, sotto la spinta della Commissione Europea e delle opposizioni, ha dovuto fare marcia indietro sull'impianto iniziale del condono, disposto dall'emendamento presentato oggi alla Camera dalla maggioranza.
All'inizio, si prevedeva un'aliquota del 5% sul capitale, in quanto il condono copriva anche reati penali. Poi, scomparsi i reati più gravi, per rendere il condono appetibile, si abbassa l'aliquota all'1%. Questo è il risultato della formulazione volutamente ambigua del comma 2, lettera a) dell'emendamento presentato. Se non fosse così, perché non prevedere semplicemente un'aliquota del 5% sul capitale, invece che tassare i rendimenti annui? Chi dichiarerà di avere avuto i capitali all'estero per più di un anno? Come si potrà controllare? Insomma, si paga un obolo minimo per
legalizzare l'evasione. E si incentiva ulteriore evasione. Ecco che vincono i furbetti”.

“Tremonti perde il pelo ma non il vizio e solo dopo un anno di governo tradisce le sue stesse promesse di non presentare più condoni”. Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti ha commentato il contenuto dell’emendamento del governo al decreto legge anticrisi all’esame della Camera. “Si tratta di un condono a tutti gli effetti e vi potrà aderire non solo chi ha portato illecitamente denaro all’estero, ma anche chi ha commesso reati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, ricettazione e riciclaggio. E’ una norma scandalosa, un affronto per tutti gli italiani che pagano regolarmente le tasse. Per non parlare del fatto che il testo sembra scordare che in Italia esiste la criminalità organizzata. La norma del Governo, per come è scritto, sembra infatti non contenere alcuna garanzia per impedire che mafiosi e camorristi possano beneficiarne. Non sembrano esservi – ha ribadito la Ferranti - efficaci strumenti di controllo per scongiurare il rientro dei capitali e dei proventi della criminalità organizza. Questo scudo fiscale – conclude – per come è stato impostato è una norma di inciviltà”.

“Scudo fiscale con emendamento al settimo provvedimento anticrisi dell’esecutivo Berlusconi. Ecco come risponde il centrodestra all’invito di confronto del capo dello Stato e alle difficoltà economiche dei lavoratori onesti e delle imprese che investono: un condono per chi ha portato i soldi all’estero e ora può rimpatriarli con poca spesa e l’ennesimo provvedimento tampone a una crisi fin qui negata e quindi mai affrontata”.

Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati PD, “questo governo umilia l’Italia tutta a cominciare dalle parti sociali alle quali non è stata neanche avanzata l’ipotesi dello scudo fiscale e dell’aumento dell’età pensionabile per le donne della pubblica amministrazione.
Questo governo umilia il Parlamento dov’è in discussione il decreto legge sul quale si fa sempre più probabile l’ipotesi del voto di fiducia che annullerebbe la possibilità di confronto e di partecipazione dell’opposizione. Questo governo sta cercando di far pagare ai terremotati abruzzesi lo sconto fatto agli evasori fiscali che beneficeranno dello scudo modificando le norme sul rimborso delle tasse e trattando le popolazioni colpite dall’ultimo sisma in maniera diversa dai friulani, umbri e marchigiani. Ma noi – ha concluso la Sereni - useremo tutti gli strumenti regolamentari possibili per impedire uno schiaffo alle popolazioni terremotate, ai lavoratori, ai professionisti e alle imprese abruzzesi”.


* Risorse lorde pari a circa 27,3 miliardi per il quadriennio 2008-2011 - 2,7 miliardi nel 2008, 11,4 nel 2009, 7,5 nel 2010 e 5,8 nel 2011 -, corrispondenti all'1,8 per cento del Pil.


sabato 11 luglio 2009

tesseramento













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REGOLAMENTO DEL TESSERAMENTO
1. L’iscrizione al Partito è il presupposto all’esercizio dei diritti e dei doveri previsti dallo Statuto all’art. 2 comma 1, 2, 5, e 7.
2. L’iscrizione è individuale. Al momento dell’iscrizione si autorizza il trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dal Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 in materia di protezione dei dati personali.
3. Ogni anno la Direzione nazionale su proposta del Tesoriere nazionale, sentita la Conferenza dei Segretari regionali, stabilisce la quota per l’iscrizione al Partito. Eventuali quote aggiuntive decise a livello regionale, non pregiudicano i diritti dell’iscritto.
4. Il dipartimento organizzazione del partito promuove ogni anno la campagna di iscrizione assicurando adeguata pubblicità.
5. Ogni persona in possesso dei requisiti previsti dallo Statuto nazionale può iscriversi presso il circolo territoriale, d’ambiente o on-line secondo quanto previsto dallo Statuto.
6. Possono aderire ad un circolo territoriale coloro che risiedono nella porzione territoriale di competenza del circolo stesso. Possono aderire ad un circolo d’ambiente di lavoro o di studio, coloro i quali operano nell’azienda, ente o università presso cui si è costituito il circolo.
7. Presso ogni coordinamento provinciale/territoriale e regionale è costituito un ufficio adesioni, nominato dall’organismo di garanzia del corrispondente livello organizzativo con il metodo del voto limitato. L’ufficio adesioni redige l’anagrafe degli iscritti.
8. L’iscrizione avviene presso la sede del circolo mediante la sottoscrizione e il ritiro della tessera. Ogni circolo predispone un calendario per l’iscrizione al partito assicurando adeguata e preventiva pubblicità a luogo e tempi di consegna. Responsabile è il coordinatore del circolo. Presso ogni circolo e' costituito un ufficio adesioni nominato dal coordinamento del circolo con voto limitato a 2/3, che affianca il coordinatore del circolo per queste funzioni e nella consegna delle tessere. Allorquando, sulla base dello Statuto e del Codice etico, il Coordinamento del circolo ritenga che non vi siano i presupposti per il rilascio della tessera, è tenuto a comunicare all’ufficio provinciale/territoriale le generalità e le motivazioni dell’avvenuto rifiuto, contemporaneamente alla comunicazione mensile degli iscritti. Ogni Coordinamento regionale, con proprio regolamento, di concerto con il dipartimento nazionale dell’organizzazione, può ulteriormente disciplinare le modalità di ritiro della tessera.
9. Unicamente in caso di comprovata impossibilità nel ritiro della tessera presso il circolo, il ritiro della tessera può avvenire presso l’ufficio adesioni del coordinamento provinciale/territoriale, che immediatamente informerà il Circolo dell’avvenuta iscrizione.
10.L’ufficio adesioni di ogni coordinamento provinciale/territoriale garantisce l’applicazione del presente regolamento e cura la costituzione dell’anagrafe degli iscritti acquisendo mensilmente l’elenco aggiornato degli iscritti di ogni circolo, e trasmetterà agli uffici regionale e nazionale l’andamento numerico del tesseramento.
Al termine di ogni anno l’ufficio adesioni di ogni coordinamento provinciale/territoriale trasmette all’ufficio adesioni regionale l’elenco degli iscritti. In caso di convocazione del congresso nazionale, regionale o di altro livello, si redige l’elenco degli iscritti aventi diritto al voto secondo le norme dello Statuto e dei regolamenti per la celebrazione dei congressi suddetti.
11.L’anagrafe redatta dall’ufficio adesioni è certificata dall’organismo provinciale di garanzia che lo ratifica con il voto della maggioranza dei 2/3 dei componenti. L’anagrafe così certificata viene trasmessa all’ufficio adesioni regionale e nazionale. Qualora l’ufficio provinciale non approvi come precedentemente stabilito l’anagrafe
sarà compito dell’ufficio regionale ratificarla con la stessa maggioranza.
12.L’ufficio nazionale adesioni procede alla verifica delle anagrafi regionali.
Ai fini del calcolo della platea congressuale nazionale faranno
parte soltanto gli iscritti che nell’anagrafe sono stati inseriti
con i seguenti minimi requisiti: Nome, Cognome, data e luogo
di nascita, indirizzo di domicilio o residenza, numero di telefono.
13.In caso di accertati elementi di irregolarità, incompletezza o anomalie
dell’anagrafe il dipartimento nazionale dell’organizzazione
disporrà una verifica, e laddove lo si riterrà necessario, provvederà
alla nomina di commissari ad acta per la redazione delle anagrafi
delle singole articolazioni territoriali del partito o di parti di
esse.
14.Per gli eletti nelle istituzioni presupposto al rilascio della tessera è
l’avvenuto adempimento degli obblighi di contribuzione al partito
previsti dai regolamenti finanziari dei diversi livelli.
15.Non è consentito il rilascio della tessera a persone che siano
iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a gruppi di altre formazioni
politiche all’interno di organi istituzionali elettivi, ai sensi
dell’art. 2 comma 8 dello Statuto.

Propaganda nucleare


Con 154 voti favorevoli, uno contrario e un astenuto, il Senato ha approvato il disegno di legge sullo sviluppo. Le opposizioni che avevano annunciato il voto contrario, all'ultimo hanno preferito astenersi in blocco con l'intento di far mancare il numero legale per la convalida del voto. Un iter molto travagliato che ha visto l'esecutivo impegnato a stralciare, modificare e correggere molte delle ipotesi tanto sbandierate ben 10 mesi fa che, poi, si sono dimostrate irrealizzabili.

Dei 64 articoli che compongono la normativa – il primo ddl era composto di 34 articoli – i punti principali vertono sul ritorno dell'Italia al nucleare, l'arrivo della class action e il ripristino dei fondi per l'editoria.

Quindi dopo oltre 20 anni e messo al riparo dall'attenzione dell'opinione pubblica, troppo incantata dal G8 de L'Aquila, in Italia torna il nucleare. A dire il vero, il condizionale è d'obbligo in quanto sebbene il governo faccia sembrare tutto molto semplice e immediato – un po' come la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina la cui realizzazione la vede solo Berlusconi -, l'effettiva realizzazione del piano per il nucleare è rimandato di sei mesi, tempo in cui il governo dovrà predisporre le norme d'attuazione, la localizzazione degli impianti e i sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi. Quisquilie!

Sarà il Cipe a definire le tipologie degli impianti. I siti, d'autorità, potranno essere dichiarati “di interesse strategico nazionale”, soggetti anche a controllo militare. Per la costruzione dell'impianto, fatte salve la Via (valutazione di impatto ambientale) e la Vas (valutazione ambientale strategica), sarà necessaria un'autorizzazione unica rilasciata di concerto dal ministro dello Sviluppo economico e quello dell'Ambiente e le Infrastrutture.

A smorzare l'euforia del ministro Scajola, mente indiscussa del progetto nucleare, sono arrivate le risposte univoche da parte della Regioni: tranne una parziale apertura da parte del Veneto e della Sicilia, nessuna amministrazione ha dato il proprio sì alla realizzazione sul proprio territorio di centrali nucleari.

L'altra altra grande novità è l'arrivo della class action. Ma anche in questo caso emergono immediatamente pecche e falle nella sua applicazione. Non sarà retroattiva, entrerà in vigore non prima del gennaio 2010 e vi si potrà ricorrere solo per gli illeciti compiuti dopo l'entrata in vigore di questa legge.

Salirà dal 5,5% al 6,5% la maggiorazione dell'aliquota ordinaria Ires a carico delle aziende petrolifere e dell'energia elettrica con lo scopo aumentare i fondi destinati all'editoria. Con l'aumento della Robin Tax, entro due anni verranno ripristinati 140 milioni per il fondo per l'editoria.

“Si riparte con la propaganda sul nucleare. Nonostante quanto sbandierato dal Governo Berlusconi, infatti, si tratta della scelta più sbagliata che il nostro paese possa intraprendere per risolvere i suoi problemi energetici. Oltre all’errore del perseguire con la scelta nucleare è inaccettabile l’idea del Governo di scorciatoie che passino per la militarizzazione delle aree, tagliando di fatto la necessaria via della concertazione con i territori e con le regioni che non fossero disponibili ad ospitare gli impianti nucleari e i siti di stoccaggio. E’ un approccio insopportabile e lontano da quanto si fa in qualunque paese occidentale e rischia di condurci in un vicolo cieco”, lo ha dichiarato Ermete Realacci, responsabile Ambiente del PD commentando l’approvazione in Senato del ddl sviluppo.
“Sono assolutamente favorevole”, ha aggiunto Realacci,“che l’Italia sia protagonista nella ricerca di un nucleare di quarta generazione che diminuisce i rischi, la produzione di scorie, rompe la catena della proliferazione nucleare. In questo campo, l’Italia ha tutte le condizioni per dire la sua. Ma è noto a tutti che questo nucleare oggi non esiste e pensare di costruire centrali di vecchia generazione nel nostro Paese è completamente sbagliato e anti-economico”.
“Così com’è oggi”, ha concluso Realacci, “il nucleare è una scelta che sottrae risorse, sia pubbliche che private, a obiettivi quanto mai urgenti, come investire in efficienza energetica, sviluppo delle fonti rinnovabili a cominciare dal solare, promuovere l'innovazione tecnologica, che in tempi enormemente più brevi consentirebbero di abbattere le emissioni che alimentano i mutamenti climatici, di ridurre sensibilmente la nostra dipendenza energetica dall'importazione di petrolio, di accrescere la competitività delle nostre imprese,di alleggerire le bollette a carico delle famiglie. Questa è la vera frontiera dell'innovazione in campo energetico, una frontiera che rappresenta un'opportunità tanto più grande in questa fase di crisi economica”


La 14esima ai pensionati? Merito del governo Prodi

E’ in pagamento in questi giorni la quattordicesima mensilità erogata annualmente ai pensionati che percepiscono un assegno mensile fino a circa 700 euro. Si tratta di 3 milioni e 426.000 persone che percepiranno un importo medio di 380 euro una tantum per un onere complessivo di 1 miliardo 305 milioni di euro. Questo risultato è il frutto del protocollo del 2007, voluto dal governo Prodi.


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La 14esima ai pensionati? Merito del governo Prodi



NO alla censura

Il prossimo 14 luglio ci sarà la giornata di silenzio dei blogger. Una protesta per manifestare contro il decreto Alfano sulle intercettazioni che se approvato introdurrebbe, con il cosiddetto ‘obbligo di rettifica’ per i siti, sanzioni pesantissime per gli utenti, impedendo di fatto alla rete di essere un fondamentale strumento di diffusione e di condivisione libera dell’informazione e del sapere. Il PD è con i blogger in sciopero, per dire no ai bavagli e alle censure e sì alla libertà della rete e di un grande bene come la comunicazione.

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NO alla censura


mercoledì 1 luglio 2009

Testamento Biologico

Il 25 maggio 2009 si è costituito il COORDINAMENTO PER IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ DI SCELTA di Castelfranco Veneto, su iniziativa di singoli cittadini , di alcune associazioni castellane e di alcune forze politiche, con l’obiettivo di:

- Riaffermare i valori dello Stato di diritto

- Sostenere l’improrogabile necessità di adottare anche in Italia un provvedimento sul TESTAMENTO BIOLOGICO ( strumento legislativo per anticipare le volontà della singola persona ) , che consenta il diritto di scegliere terapie mediche e di rifiutare trattamenti sanitari ( come già scritto nell’articolo 32 della Costituzione ) ai cittadini che lo decidono e lasciano precise indicazioni nel caso di perdita d’integrità intellettiva e/o di possibilità di comunicare

- Avviare nella castellana occasioni di approfondimenti e di discussione
1. facendosi promotore di iniziative pubbliche e di momenti culturali
2. aderendo o favorendo la formazione di simili coordinamenti nella provincia di Treviso

Il Coordinamento per il diritto alla libertà di scelta afferma la propria totale contrarietà
al disegno legislativo proposto dal governo e già approvato da uno dei due rami del parlamento (Senato della Repubblica, Disegno di Legge 26 marzo 2009, S.10: Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento) in quanto:

- è palesemente incostituzionale, non permettendo al cittadino di poter scegliere liberamente
i trattamenti medici e di veder garantite e rispettate le proprie volontà
- è burocraticamente perverso, rendendo nella prassi impossibile per il cittadino autenticare il proprio TESTAMENTO BIOLOGICO ( serve notaio, medico di famiglia e va rinnovato
ogni tre anni )
- è dannoso, non lasciando decidere, in prima istanza, i singoli cittadini e, quindi, i medici: le persone qualificate a scegliere ed a stabilire se le terapie ( come l’alimentazione e l’ idratazione forzata ) siano giustificate o meno

Il Coordinamento per il diritto alla libertà di scelta è aperto a tutti i cittadini, associazioni, partiti
che si riconoscano in quanto sopra e in particolare nel diritto di ogni persona di poter scegliere.
Per informazioni e adesioni scrivere a: liberasceltacastelfranco@gmail.com

Informazioni di contatto

facebook

E-mail:
Sito Web:

martedì 30 giugno 2009

Regolamento per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale

La Direzione del Partito Democratico, riunitasi il 26 giugno 2009, approva il seguente regolamento per le procedure di elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale, dei Segretari Regionali e delle Assemblee Regionali, ai sensi del vigente Statuto del Partito.

I. CONVOCAZIONE E SVOLGIMENTO DELLE CONVENZIONI NAZIONALE E PROVINCIALI E DELLE RIUNIONI DI CIRCOLO

Articolo 1
(Convocazione del procedimento elettorale)


1. La Prima Convenzione nazionale del Partito Democratico è convocata per il giorno 11 ottobre 2009.


2. Le Convenzioni provinciali si dovranno svolgere entro il 4 ottobre; le Convenzioni Regionali entro il 10 ottobre.


3. La Convenzione nazionale si svolge sulla base della presentazione delle candidature alla carica di Segretario e del confronto sulle relative linee politico-programmatiche, ai sensi delle disposizioni previste dallo Statuto.

4. La data di svolgimento dell’elezione del Segretario e dell’Assemblea nazionale, dei Segretari e delle Assemblee regionali è fissata per il giorno 25 ottobre.

Articolo 2
(Commissione nazionale e Commissioni provinciali)


1. La Direzione nazionale elegge, con la maggioranza dei tre quarti dei votanti, una Commissione Nazionale formata da 11 componenti, integrata successivamente da un rappresentante per ciascuna delle candidature presentate. Alla Commissione partecipa, in qualità di invitato permanente, il Presidente della Commissione Nazionale di Garanzia o un suo delegato. La Commissione, nella prima seduta, elegge al suo interno il coordinatore.


2. La Commissione, nello svolgimento dei suoi lavori e nelle decisioni che assume, si ispira al principio della ricerca del più ampio consenso.


3. Le Direzioni provinciali eleggono entro il 22 luglio, con la maggioranza dei tre quarti dei votanti, una Commissione Provinciale , formata al massimo da 11 componenti, successivamente integrata da un rappresentante per ciascuna delle candidature. Alla Commissione partecipa, in qualità di invitato permanente, il Presidente della Commissione di Garanzia o un suo delegato. La Commissione, nella prima seduta, elegge al suo interno il coordinatore.


4. In caso di mancata elezione, entro il 22 luglio, di una o più commissioni provinciali, la Commissione Nazionale entro il 30 luglio provvede alla nomina.

Articolo 3
(Presentazione delle candidature a Segretario nazionale)


1. Entro le ore 20.00 del 23 luglio vengono depositate presso la Commissione Nazionale le candidature alla Segreteria e le relative linee politico-programmatiche.

2. Tutte le candidature debbono essere sottoscritte:
da almeno il 10% dei componenti l’Assemblea Nazionale uscente, oppure, da un numero di iscritti compreso tra 1500 e 2000, distribuiti in non meno di cinque regioni, appartenenti ad almeno tre delle cinque circoscrizioni elettorali per il Parlamento europeo.

3. La Commissione nazionale cura la pubblicazione delle linee politico-programmatiche presentate e assicura a tutte eguale dignità e piena parità di diritti.

4. L’ordine di presentazione delle candidature sarà assunto anche come ordine di illustrazione delle candidature stesse, e delle relative linee politico-programmatiche, nel corso delle Convenzioni provinciali e delle Riunioni di Circolo.

Articolo 4
(Modalità di svolgimento delle riunioni di Circolo)


1. Le riunioni di Circolo si svolgono non oltre il 30 settembre.

2. Partecipano con diritto di parola e di voto alle riunioni di Circolo (territoriale e di ambiente) e possono essere eletti negli organismi dirigenti o di garanzia, nonché essere delegati ad una Convenzione di livello superiore, tutti gli iscritti al partito regolarmente registrati alla data del 21 luglio 2009.


3. Gli iscritti ai Circoli on line, regolarmente registrati, hanno diritto di partecipare con diritto di parola e di elettorato attivo e passivo alle riunioni dei Circoli territoriali o di ambiente da essi indicati all’atto dell’iscrizione come sede di esercizio dei propri diritti, ai sensi dell’art. 14, comma 2. dello Statuto.


4. In apertura delle riunioni di Circolo, su proposta del segretario del Circolo stesso, viene costituita e messa ai voti per l’approvazione una Presidenza, che ha il compito di assicurare il corretto svolgimento dei lavori e che garantisca la presenza di almeno un rappresentante per ciascuna candidatura. Fa parte della Presidenza un membro della Commissione provinciale o un suo delegato esterno alla stessa che è tenuto ad assistere ai lavori della riunione, con funzioni di garanzia circa il regolare svolgimento dei lavori.


5. In apertura delle riunioni di Circolo vengono presentate le linee politiche collegate ai candidati, assicurando a ciascuna di esse pari opportunità di esposizione, entro un tempo massimo di 15 minuti.


6. Le modalità e i tempi di svolgimento delle riunioni di Circolo devono garantire la più ampia possibilità di intervento agli iscritti.


7. Le riunioni di Circolo sono aperte alla partecipazione di elettori e simpatizzanti del Partito Democratico. La Presidenza dell’assemblea, sulla base dei tempi e delle modalità concrete di svolgimento della riunione, valuta la possibilità di dare la parola anche agli elettori e ai simpatizzanti che ne facciano richiesta.


8. Nel corso dello svolgimento della riunione, ed entro un termine fissato dalla Presidenza, vengono presentate le liste dei delegati alla Convenzione provinciale, collegate alle candidature alla Segreteria nazionale. Nella sua composizione ciascuna lista deve rispettare i principi dell’alternanza di genere. Possono essere delegati anche iscritti appartenenti ad altri Circoli della stessa Provincia. È possibile presentate più liste di delegati collegate allo stesso candidato alla Segreteria nazionale: in questo caso il presentatore della mozione nazionale dovrà autorizzarle.


9. La convocazione della riunione deve essere spedita a tutti gli iscritti al circolo almeno 5 giorni prima dello svolgimento, e deve indicare il giorno e l’ora di inizio della riunione, il programma dei lavori e l’orario di avvio e di fine delle votazioni, che dovranno durare non meno di una e non più di sei ore consecutive da collocare in orario di norma non lavorativo e dunque di preferenza dopo le ore 18. 00 o nel fine settimana. La votazione avviene assicurando la segretezza e la regolarità del voto. Lo scrutinio è pubblico e viene svolto dalla Presidenza immediatamente dopo la conclusione delle operazioni di voto.


10. E’ compito della Commissione nazionale predisporre il modello di scheda da utilizzare nelle votazioni previste nelle riunioni di circolo.


11. Il numero dei delegati da indicare in ciascuna riunione di Circolo è stabilito dalla Commissione provinciale, sulla base dei criteri fissati dalla Commissione nazionale.

12. La Commissione provinciale, acquisiti tutti i verbali delle Riunioni di Circolo, procede innanzitutto all’assegnazione dei seggi spettanti al complesso delle liste collegate a ciascun candidato a Segretario nazionale. A tal fine si utilizza il metodo del quoziente naturale e dei più alti resti. Il numero dei delegati da assegnare alla lista o alle liste collegate a ciascun candidato a Segretario nazionale è ottenuto dividendo il complesso dei voti da essa o da esse riportati per il quoziente naturale, ovvero il totale dei voti validi divisi per il numero dei delegati da eleggere, ed assegnando i seggi eventualmente così non assegnabili alle liste con i maggiori resti. Nel caso in cui vi siano più liste collegate al medesimo candidato, il complesso dei seggi ad esse attribuito viene tra loro ripartito con il medesimo metodo del quoziente naturale e dei resti più alti.


13. La Commissione provinciale procede quindi alla distribuzione nei singoli circoli dei seggi così assegnati alle varie liste. A tal fine si procede in primo luogo alla assegnazione dei seggi in ogni circolo attribuendo a ciascuna lista di circolo tanti seggi quanti quozienti naturali di circolo interi essa abbia conseguito in quel circolo. Il quoziente di circolo è dato dalla divisione tra la somma dei voti validamente espressi nel circolo e il numero di seggi da assegnare nel circolo stesso. Gli eventuali seggi residui sono attribuiti alle liste seguendo la graduatoria decrescente delle parti decimali del quoziente ottenuto da ciascuna lista sino alla attribuzione di tutti i seggi spettanti al circolo. A tal fine le operazioni di calcolo procedono a partire dal circolo con il minor numero di iscritti. Nella assegnazione dei seggi non si prendono più in considerazione le liste che abbiano già ottenuto tutti i seggi ad esse spettanti in base ai calcoli di cui al comma 12. Al termine di tali operazioni, i seggi che eventualmente rimangono ancora da assegnare ad una lista sono attributi alla lista stessa nei circoli ove essa abbia ottenuto i maggiori resti, utilizzando per primi i resti che non abbiano già dato luogo alla attribuzione di seggi. I seggi spettanti a ciascuna lista di circolo vengono assegnati ai candidati in base all’ordine di presentazione nella lista stessa.

Articolo 5
(Modalità di svolgimento delle Convenzioni provinciali)


1. La Convenzione provinciale è costituita dall’insieme dei delegati eletti dalle riunioni di Circolo.


2. In apertura della Convenzione provinciale, su proposta del segretario, viene costituita e messa ai voti per l’approvazione una Presidenza, che ha il compito di assicurare il corretto svolgimento dei lavori, e che veda la presenza di almeno un rappresentante per ciascuna candidatura. Fa parte della Presidenza un membro, o un delegato della Commissione nazionale, che è tenuto ad assistere ai lavori della riunione, con funzioni di garanzia circa il regolare svolgimento dei lavori.

3. In apertura della Convenzione provinciale vengono presentate le linee politiche collegate ai candidati, assicurando a ciascuna di esse pari opportunità di esposizione.

4. Le modalità e i tempi di svolgimento delle Convenzioni provinciali devono garantire la più ampia possibilità di intervento ai delegati, secondo le modalità previste per le riunioni dei circoli.


5. Nel corso dello svolgimento della Convenzione provinciale, ed entro un termine fissato dalla Presidenza, vengono presentate le liste dei delegati alla Convenzione nazionale, collegate alle candidature alla Segreteria nazionale.


6. La convocazione della Convenzione provinciale deve essere spedita a tutti i delegati almeno 3 giorni prima dello svolgimento e deve contenere il giorno e l’orario di inizio della seduta, il programma dei lavori e l’orario di avvio e di chiusura delle votazioni.

7. Il numero dei delegati da eleggere in ciascuna Convenzione provinciale è stabilito preventivamente dalla Commissione nazionale.


8. Il numero dei delegati spettante ad ogni mozione collegata a ciascun candidato Segretario è assegnato proporzionalmente in base al numero dei voti ottenuti nelle riunioni di circolo sulla base del metodo del quoziente naturale (totale dei voti diviso per il numero dei delegati da eleggere) e dei migliori resti. I delegati sono assegnati alle liste sulla base dei consensi ottenuti da ciascuna lista mediante il riparto proporzionale dei quozienti interi e dei più alti resti.


9. La delegazione di ogni mozione deve rispettare, nella sua composizione, il principio dell’alternanza di genere. Possono essere delegati anche iscritti appartenenti ad altre Provincie della Regione o eletti nella Regione. È possibile presentare più liste di delegati collegate allo stesso candidato alla Segreteria nazionale. In questo caso, fermo restando il numero dei delegati assegnati ad ogni mozione e il principio dell’alternanza di genere, questi vengono ripartiti tra le varie liste della stessa mozione sulla base del metodo del quoziente naturale (totale dei voti ottenuti diviso per il numero dei delegati da eleggere) e dei migliori resti. Partecipano al voto per la scelta dei delegati di ciascuna mozione alla convenzione nazionale, i soli delegati alla convenzione provinciale eletti nelle liste collegata alla medesima mozione e al medesimo candidato a Segretario nazionale. I seggi spettanti a ciascuna lista sono assegnati ai candidati secondo l’ordine di presentazione nella stessa lista.

Articolo 6
(Compiti della Commissione nazionale)


1. La Commissione nazionale, nominata ai sensi dell’art. 2 del presente Regolamento, procede, entro il 5 agosto, alla definizione dei delegati spettanti a ciascun Coordinamento provinciale/territoriale, assegnandone il 50% in ragione dei voti ottenuti dal Partito Democratico nelle elezioni del 2008 per la Camera dei Deputati, e il 50% in ragione del numero degli iscritti. Non vengono attribuiti delegati in ragione degli iscritti alle Province/territori i cui iscritti non sono regolarmente certificati.

2. La Commissione nazionale detta altresì i criteri di composizione delle Convenzioni provinciali, sulla base dei quali le Commissioni provinciali procederanno alla indicazione del numero dei delegati da eleggere in ciascuna riunione di Circolo.

3. La Commissione nazionale predispone il modello di verbale sulla base del quale registrare i risultati delle votazioni nelle riunioni di Circolo e nelle Convenzioni provinciali.

4. La Commissione nazionale assicura che un suo membro, o un delegato, partecipino allo svolgimento delle Convenzioni provinciali.


5. La Commissione nazionale promuove l’apertura della seconda fase del procedimento di elezione del Segretario nazionale e dell’Assemblea nazionale. La data di svolgimento dell’elezione del Segretario e dell’Assemblea nazionale, dei Segretari e delle Assemblee regionali è fissata per il giorno 25 ottobre.

Articolo 7
(Composizione della Convenzione nazionale)


1. La Convenzione nazionale è composta da:
a)1000 delegati eletti nelle Convenzioni provinciali. Ad ogni Coordinamento provinciale/territoriale è assegnato un minimo di due delegati.
b)Dai delegati per funzione: il Segretario nazionale e i candidati alla carica di Segretario nazionale; i componenti della Commissione nazionale, il Presidente della Commissione di garanzia.

Alla Convenzione nazionale partecipano, in qualità di invitati, i componenti della Commissione Nazionale di Garanzia.



Articolo 8
(Svolgimento della Convenzione nazionale)


1. In apertura della Convenzione nazionale, su proposta del Segretario, viene costituita e messa ai voti per l’approvazione una Presidenza, che ha il compito di assicurare il corretto svolgimento dei lavori e che veda la presenza di almeno un rappresentante per ciascuna candidatura.


2. In apertura della Convenzione, la Commissione nazionale comunica ufficialmente i risultati delle votazioni svoltesi nelle riunioni di Circolo e, sulla base di quanto stabilito dallo Statuto (art. 9, comma 6), determina il numero dei candidati ammessi alla seconda fase del procedimento di elezione del Segretario nazionale, ovvero “i tre candidati che abbiano ottenuto il consenso del maggior numero di iscritti purché abbiano ottenuto almeno il cinque per cento dei voti validamente espressi e, in ogni caso, quelli che abbiano ottenuto almeno il quindici per cento dei voti validamente espressi e la medesima percentuale in almeno cinque regioni o province autonome”.

3. In apertura della Convenzione nazionale vengono presentate le linee politiche collegate ai candidati, assicurando a ciascuna di esse pari opportunità di esposizione.

Articolo 9
(Dibattito politico e programmatico nel corso della Convenzione Nazionale)


1. Le modalità e i tempi di svolgimento della Convenzione nazionale devono garantire la più ampia possibilità di intervento ai delegati.


2. La Convenzione nazionale istituisce una o più Commissioni tematiche con il compito di elaborare ipotesi di modifica dello Statuto, del Codice etico o del Manifesto dei valori, le quali saranno trasmesse alla Assemblea Nazionale eletta il successivo 25 ottobre.

Articolo 10
(Elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale)


1. La Commissione nazionale, ai sensi dell’art. 9, comma 7, dello Statuto determina, entro il 5 settembre, la ripartizione territoriale dei componenti l’Assemblea nazionale (fissati nel numero di 1000 dall’art. 4, c.1, dello Statuto), definendo il numero dei seggi spettanti alle diverse circoscrizioni regionali e il numero dei collegi in cui ciascuna di esse è articolata. Tale ripartizione viene effettuata proporzionalmente per il 50% sulla base della popolazione residente e per il restante 50% sulla base dei voti ricevuti dal Partito Democratico nelle elezioni del 2008 per la Camera dei Deputati.

2. Con l’eccezione della Valle d’Aosta e del Molise, le circoscrizioni regionali sono articolate in collegi nei quali sono assegnati da un minimo di quattro ad un massimo di nove seggi. Le province autonome di Trento e Bolzano costituiscono ciascuna una circoscrizione. Nella composizione delle liste deve essere rispettata l’alternanza di genere.

3. La Commissione nazionale determina i confini di ciascun collegio assumendo, di norma, i confini provinciali o i confini dei territori corrispondenti ai coordinamenti territoriali del Partito. La Commissione nazionale, sentita la Commissione provinciale, determina anche i confini di eventuali collegi sub-provinciali, qualora questo sia reso necessario dal numero di seggi spettanti alla relativa provincia.

4. In ciascuna circoscrizione regionale viene istituita una Commissione regionale. Alla Commissione regionale spettano le funzioni di cui ai commi 8, 9 e 10. La Commissione regionale, su proposta del Segretario regionale, viene eletta dalla Direzione Regionale, con la maggioranza dei tre quarti dei votanti, entro il 23 luglio.

5. In ciascun collegio possono essere presentate una o più liste collegate a ciascun candidato alla Segreteria. Sono ammesse le liste presenti in almeno la metà dei collegi di una circoscrizione regionale. Le liste devono essere sottoscritte da almeno 50 iscritti in ciascun collegio.



6. La presentazione delle liste avviene su base regionale, depositando l’elenco dei candidati presso la Commissione regionale, entro le ore 20.00 del 12 ottobre. Ciascuna
lista deve indicare a quale, tra i candidati alla Segreteria ammessi, essa intenda collegarsi. Entro due giorni dalla presentazione delle liste, le Commissioni regionali accertano l’accettazione del collegamento da parte del candidato alla segreteria nazionale.

7. Ciascuna commissione regionale, accertati i collegamenti tra candidati alla Segreteria e liste di candidati all’Assemblea nazionale, predispone il modello di scheda per ciascun collegio, sulla base dei criteri indicati dalla Commissione nazionale.

8. Ciascuna commissione provinciale, entro il 21 settembre, determina il numero e l’ubicazione delle sezioni elettorali, sulla base di criteri di omogeneità territoriale e demografica, prevedendo di norma una sezione per ogni Comune ad eccezione dei Comuni superiori ai 30.000 abitanti.


9. I seggi assegnati a ciascun collegio sono ripartiti proporzionalmente tra le liste, secondo il metodo del quoziente naturale (totale dei voti validi del collegio / numero dei seggi del collegio), attribuendo tanti seggi quanti sono i quozienti pieni ottenuti da ciascuna lista. I voti residui non utilizzati vengono conteggiati a livello di circoscrizione regionale, assegnando, con il medesimo metodo, i seggi non ancora attribuiti. Gli ulteriori seggi non attribuiti sulla base di un quoziente pieno, vengono assegnati alle liste che abbiano riportato i migliori resti. I seggi così assegnati vengono poi attribuiti ai collegi che non abbiano ancora visto assegnati tutti i propri seggi spettanti, e alle liste che abbiano conseguito il miglior rapporto tra voti residui e quoziente di collegio.


10.A conclusione delle operazioni di voto in ciascuna sezione elettorale viene redatto un verbale che viene immediatamente trasmesso alla Commissione provinciale, la quale, a sua volta, acquisiti tutti i verbali dei collegi, li trasmette alla Commissione regionale, per le operazioni di calcolo di propria competenza. La commissione regionale, conclusa la procedura di attribuzione di tutti i seggi spettanti, trasmette il verbale dei risultati e i nomi degli eletti alla Commissione nazionale, proclama eletti i membri dell’Assemblea Nazionale e ne da comunicazione alla Commissione nazionale.

11. I membri dell’Assemblea nazionale vengono eletti sulla base dell’ordine di presentazione nella lista.

Articolo 11
(Diritto e modalità di voto)


1. Possono partecipare al voto per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale, tutte le elettrici e gli elettori che, al momento del voto, rientrano nei requisiti di cui all’art. 2. comma 3, dello Statuto, ovvero le elettrici e gli elettori che sono registrati nell’Albo degli elettori e delle elettrici del Partito Democratico, o che, prima di esprimere il proprio voto, dichiarino e sottoscrivano la richiesta di registrazione.

2. La Commissione nazionale predispone il modello per la registrazione degli elettori. Tale modello prevede, oltre al nome e cognome, i dati anagrafici, la residenza dell’elettore, e un eventuale indirizzo di posta elettronica. Il modello della registrazione contiene altresì l’esplicita autorizzazione dell’elettore all’uso dei suoi recapiti al fine di ricevere informazioni e notizie sull’attività del Partito Democratico.

3. Ogni elettrice ed elettore, per poter esprimere il proprio voto, è tenuta/o a devolvere un contributo di 2 euro destinato direttamente al finanziamento dei circoli e alle spese per l’organizzazione delle elezioni.


4. L’elettrice/elettore esprime il suo voto tracciando un unico segno su una delle liste di candidati all’Assemblea Nazionale.

Articolo 12
(Proclamazione dei risultati e nomina del Segretario)


1. La Commissione nazionale, acquisiti tutti i verbali circoscrizionali, comunica i risultati del voto e convoca la prima riunione dell’Assemblea nazionale entro 14 giorni.

2. L’Assemblea nazionale, sotto la presidenza provvisoria della Commissione nazionale, elegge il proprio Presidente. Le modalità di presentazione delle candidature alla carica di Presidente dell’Assemblea Nazionale e le relative modalità di voto, vengono proposte dalla Commissione nazionale e approvate dall’Assemblea.

3. Il Presidente dell’Assemblea Nazionale proclama eletto alla carica di Segretario il candidato che, sulla base delle comunicazioni della Commissione nazionale, abbia riportato la maggioranza assoluta dei membri dell’Assemblea Nazionale eletti nelle liste a lui collegate.


4. Qualora nessun candidato abbia riportato tale maggioranza assoluta, il Presidente dell’Assemblea nazionale indice, in quella stessa seduta, il ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati collegati al maggior numero di componenti l’Assemblea e proclama eletto Segretario il candidato che ha ricevuto il maggior numero di voti validamente espressi.



II. LE GARANZIE CONGRESSUALI



Articolo 13
(Anagrafe degli iscritti)


1. La Direzione Nazionale del Partito, all’atto della costituzione della Commissione nazionale, affida alla Commissione stessa la responsabilità di accesso e vigilanza sull’anagrafe degli iscritti e sull’Albo degli elettori.


2. L’anagrafe è redatta dall’ufficio adesioni provinciale e certificata dalla Commissione provinciale di garanzia che la ratifica con il voto della maggioranza dei 2/3 dei componenti. L’anagrafe così certificata viene trasmessa all’ufficio adesioni regionale e nazionale. Qualora la Commissione provinciale di garanzia non approvi, come precedentemente stabilito con il voto della maggioranza dei 2/3 dei componenti l’anagrafe, sarà compito della Commissione regionale di garanzia esaminare ed approvare l’anagrafe provinciale con la stessa maggioranza.


3. L’assegnazione dei delegati alle diverse Convenzioni provinciali è stabilito sulla base dei criteri di cui all’art. 6, comma 1 del presente Regolamento.

4. Le commissioni per l’Anagrafe, ove costituite, e in loro assenza le Commissioni di Garanzia collaborano, fino all’insediamento delle Commissioni nazionale e provinciali, con gli organi dei coordinamenti territoriali e delle Unioni regionali al fine di assicurare la formazione degli elenchi degli iscritti e la loro trasmissione ai livelli regionali e nazionali. Tali elenchi, risultanti dall’Anagrafe, debbono consentire l’identificazione degli aventi diritto al voto.


5. La Commissione nazionale ha il compito di acquisire gli elenchi nominativi degli iscritti.

6. I Circoli hanno l’obbligo di presentare al Coordinamento provinciale/territoriale gli elenchi completi dei propri iscritti.

In caso di presunte irregolarità gli iscritti possono presentare – entro 2 giorni dalla pubblicazione degli elenchi - formale reclamo alla Commissione provinciale. La Commissione è tenuta a pronunciarsi entro due giorni. Contro la decisione, o in caso di inerzia, può essere proposto motivato ricorso alla Commissione regionale di Garanzia.

7. La Commissione nazionale di garanzia è incaricata di redigere entro il 21 luglio 2009 il regolamento di cui all’Articolo 42 dello Statuto nazionale del partito ed in particolare di disciplinare le modalità di accesso ai dati contenuti nell’Anagrafe degli iscritti da parte dei dirigenti di ciascun livello territoriale, dei candidati ad elezioni interne e dei candidati del Partito democratico a cariche istituzionali elettive, avendo cura di definire le procedure atte a garantire ai candidati su basi paritarie la possibilità di comunicare con gli iscritti.

Articolo 14
(Le garanzie)


1. La commissione nazionale provvede a disciplinare la diffusione più ampia possibile delle linee politico-programmatiche presentate dai candidati alla carica di Segretario e, allo scopo di garantire pari opportunità tra i candidati, stabilisce gli indirizzi e le modalità per la equa ripartizione delle attività di comunicazione e delle risorse finanziarie.

2. Le commissioni per la Convenzione, ai vari livelli, hanno il compito di garantire che la procedura di elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale si svolga in modo democratico e che in tutte le iniziative e in tutti i momenti del dibattito sia assicurata piena parità di diritti, nei modi previsti dal regolamento, a tutte le mozioni politiche.

3. Sulla base di quanto previsto dal regolamento di autodisciplina della campagna elettorale per le elezioni del 14 ottobre 2007, la Commissione Nazionale di Garanzia approva, entro il 21 luglio 2009, il regolamento che disciplina i limiti di spesa e la trasparenza relativa ai contributi e alle spese sostenute dai candidati ispirandosi ai principi di sobrietà e correttezza di cui al punto 3, lettera d del Codice Etico.

4. Eventuali contestazioni sulla regolarità del percorso e della gestione delle riunioni di Circolo e delle Convenzioni vanno rivolte alle Commissioni competenti in merito.

5. I ricorsi riguardanti richieste di annullamento, per gravi irregolarità, di Convenzioni provinciali, o di singole decisioni da essi prese, vanno presentati entro 2 giorni dallo svolgimento di tali Convenzioni prima alla Commissione regionale e poi alla Commissione nazionale, che sono chiamate a decidere, in modo insindacabile, entro i 2 giorni successivi.

6. I ricorsi riguardanti le riunioni di Circolo vengono sottoposti, con le stesse modalità, alle Commissioni provinciali e, in seconda istanza, a quelle regionali.

Articolo 15
(Elezione dei Segretari Regionali)


1. Le Direzioni Regionali, ai sensi degli art. 15 e 45 dello Statuto e in coerenza con quanto previsto dal presente regolamento, approvano, entro il 23 luglio 2009, il regolamento regionale che stabilisce la data e le modalità per lo svolgimento della convenzione regionale.


2. Nella stessa seduta eleggono con la maggioranza dei tre quarti dei votanti, una Commissione Regionale, formata al massimo da 11 componenti, successivamente integrata da un rappresentante per ciascuna delle candidature. Alla Commissione partecipa, in qualità di invitato permanente, il Presidente della Commissione di Garanzia o un suo delegato. La Commissione, nella prima seduta, elegge al suo interno il coordinatore.


3. Entro le ore 20.00 del 31 luglio vengono depositate presso la Commissione regionale le candidature alla carica di Segretario regionale e le relative linee politico- programmatiche. Tutte le candidature debbono essere sottoscritte: da almeno il 10% dei componenti l’assemblea regionale uscente oppure da un numero di iscritti pari all’1% degli iscritti certificati nella regione e comunque non meno di 150.

Articolo 16
(Elezione dei Segretari Provinciali e di Circolo)


1. Ai sensi dell’art 15 dello Statuto e dei rispettivi Statuti regionali, le Direzioni Regionali deliberano, entro il 23 luglio, i tempi e le modalità delle elezioni dei Segretari provinciali e di circolo che dovranno comunque svolgersi tra il 15 novembre 2009 e il 17 gennaio 2010 oppure tra il 4 aprile e il 30 maggio 2010. In caso di mancata approvazione del regolamento entro 23 luglio 2009 provvede la Commissione nazionale. In ogni caso gli iscritti che hanno diritto di voto sono quelli regolarmente registrati alla data del 21 luglio 2009.

Articolo 17
(Partecipazione al voto degli italiani all’estero)



1. La commissione nazionale nomina un comitato, composto da sette membri che, secondo i criteri e le modalità stabilite dal presente regolamento, promuove e organizza la partecipazione al voto degli italiani all’estero.

Articolo 18


1. Alla commissione nazionale è demandato il compito di intervenire con appositi indirizzi e norme esplicative del regolamento approvato.