martedì 21 luglio 2009

Cultura, giù il sipario


Lutto per il mondo della cultura. È stata la piazza di Montecitorio ad accogliere nel pomeriggio di ieri un folto sit-in manifestanti arrabbiati e palloncini neri. Oltre 5000 per chiedere al governo spiegazioni (e magari pretendere soluzioni) sull’ennesimo taglio alla cultura. Grazie alle forbici di Berlusconi, il Fondo Unico per lo Spettacolo passerà dai 511 milioni stanziati dal Governo Prodi ai 380 milioni previsti dal decreto in questione.


Si continua così ad infierire su un mondo che vive al di sotto della soglia di povertà. I settori più penalizzati sono il teatro e la danza, in cui sono in pochi a sfondare la soglia dei 7000 euro all’anno. Anche il cinema, che in Italia, conta 76.440 lavoratori, quest’anno rinuncerà a moltissimi free lance, che non potranno neanche chiedere asilo al mondo delle fiction televisive, dato che la finanziari ha abbattuto la sua scure anche su quel settore, costringendo le emittenti televisive ad un taglio del 30%.


Si tratta di una precisa scelta di campo, che ancora una volta relega la cultura alla voce “superfluo”, preparando una società in cui il momento più “erudito” della settimana sarà il lunedì del Grande Fratello! A sorpresa uno scenario del genere inquieta non solo l’opposizione, ma anche parte della maggioranza. Di fronte a Palazzo Chigi infatti hanno sfilato anche Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi, che, nonostante l’illuminazione sulla via di Damasco, non sono riusciti ad evitare i fischi di chi contestava “l’appartenenza ad un governo che fa queste cose”.


Folta e indignata la delegazione del Partito Democratico. In piazza il segretario Dario Franceschini ha detto: "E' una specie di delitto. Se c'e' una cosa su cui l'Italia deve investire, e non tagliare, e' proprio la cultura, lo spettacolo. Da parte della maggioranza c'e' l'idea sbagliata e colpevole che quella per la cultura sia una spesa superflua. Invece si tratta di un pezzo importante della nostra industria e dell'economia del nostro Paese". La soluzione sarebbe “inserire la cifra necessaria nel maxiemendamento. Noi insisteremo fino alla fine ma mi sembra che la maggioranza non abbia orecchie per sentire".


Critico anche il senatore Ignazio Marino, in corsa per la segreteria: "Un Paese senza cultura e' un Paese senza futuro. I tagli di ben il 30% del Fondo unico per lo spettacolo sono inaccettabili. Questo Governo sta continuando a fare cassa, sottraendo risorse e opportunità di crescita e sviluppo ai nostri figli. E' incredibile che il prezzo della crisi lo debba pagare un settore tanto strategico, quanto privo di risorse come quello della cultura, dopo lo scempio che abbiamo già patito sulla scuola, l'università e la ricerca. Abbiamo a che fare con una spaventosa recessione in questo settore: lo scorso anno i musei hanno visto una flessione di quasi il 4%, i teatri del 10% e i cinema del 6%, senza contare la caduta libera delle mostre, a -36,8%. Dobbiamo rifinanziare il Fus e non dimenticare mai che il nostro e' il patrimonio culturale più importante del mondo. Almeno di questo orgoglio non dobbiamo farci privare da un Governo abituato a una visione davvero miope".


Sulla stessa lunghezza d’onda Pierluigi Bersani, responsabile area Economia e candidato alla segreteria: ''I tagli al Fus sono l'ennesima dimostrazione dell'atteggiamento del governo che decide decurtazioni orizzontali senza tener conto dell'effetto prodotto. Per l'esecutivo la cultura rappresenta quindi solo una voce di spesa e non un investimento in un settore professionale e industriale importante per il paese, con il rischio di pesanti ricadute sull'occupazione. Dobbiamo garantire tutti il nostro impegno in questa battaglia''.


Ha partecipato al sit-in anche Walter Veltroni, autore dell’editoriale sull’Unità di oggi: “La cultura è spirito, emozione, nutrimento dell’anima. La cultura come disse André Malraux “è ciò che fa dell’uomo qualcosa di diverso da un accidente dell’universo”. Veltroni ricorda lo sforzo del governo Prodi, che anche in tempi di crisi non scelse mai di sacrificare la cultura. “Ad essere colpiti da tanta miopia sono persone e cose. Ad essere mortificate sono il talent e la creatività dei nostri artisti, dei giovani che vogliono provare a diventarlo, delle ragazze che non pensano che il successo e le soddisfazioni nella vita si raggiungano diventando veline o mettendosi in mostra davanti a una telecamera accesa ventiquattr’ore su ventiquattro. A restare spenti e abbandonati, se si tolgono i fondi alla cultura, sono i palcoscenici e le sale dove ammirare e ascoltare arte, sono le luci delle nostre piazze, sono le bellezze che ci hanno lasciato le generazioni precedenti. Ad essere impoverita alla fine sarà la nostra stessa identità”.


Giovanna Melandri, responsabile area Cultura del PD, ha detto: "Credo che svuotare il FUS voglia dire condannare alla morte per asfissia un settore fondamentale per la vita culturale, civile ed economica del Paese. Per questo nei giorni scorsi abbiamo presentato un emendamento alla Camera che consentisse di correggere in tal senso il decreto fiscale. Il governo non faccia orecchie da mercante nei confronti di coloro che oggimanifesteranno per questa giusta causa ed accolga le richieste avanzate dal mondo dello spettacolo e fatte proprie da molti parlamentari sia dell'opposizione che della maggioranza".


Emilia De Biasi, componente della commissione Cultura alla Camera è intervenuta dicendo: "Tremonti ci dica se considera la cultura un orpello di questo paese. Sfidiamo la maggioranza a votare, già domani nel corso della discussione del dl anticrisi, il nostro emendamento che chiede l'immediato ripristino dei 200 milioni che il governo ha letteralmente scippato alla cultura e mettere così una parola definitiva ai tagli Fus. Il mondo dello spettacolo ha tutta la nostra solidarietà per le scelte scellerate del Governo e a causa dell'afonia del ministro Bondi, centinaia di migliaia di operatori rischiano di perdere il posto. ci dicono che è colpa della crisi ma la verità è che a furia di politiche irragionevoli è il governo che sta creando la crisi".



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