martedì 6 ottobre 2009

Delibera della Direzione Provinciale Pd Treviso 14-9-2009

Alla cortese attenzione di:

Coordinatori di Circolo della Provincia di Treviso
Amministratori del PD della provincia di Treviso
On. Simonetta Rubinato
Consigliere Regionale Diego Bottacin

Delibera della Direzione Provinciale Pd Treviso

La Direzione provinciale del Pd di Treviso riunitasi il 14 settembre 2009, analizzata la situazione della tesoreria provinciale su dettagliata relazione del Tesoriere; in forza del regolamento di tesoreria provinciale approvato dall'Assemblea provinciale del Pd nel luglio 2009; per quanto previsto nel predetto regolamento relativamente ai contributi obbligatori dei rappresentanti eletti o nominati dal Pd; tenuto conto della decorrenza prevista e cioè 1 gennaio 2008; verificato che una serie di rappresentanti rientranti nelle categorie individuate (deputati nazionali e regionali, rappresentanti in enti di secondo livello) non hanno ancora regolarizzato la loro posizione,
delibera quanto segue:
I rappresentanti del Pd nel parlamento nazionale, regionale, negli organismi di gestione degli enti di secondo livello sono tenuti senza eccezione alcuna al versamento di una quota di almeno il 5% degli emolumenti lordi percepiti a partire dal 1 gennaio 2008 e fino al 30 settembre 2009 entro l'inderogabile termine del 25 ottobre 2009; in caso di inadempienza gli stessi non saranno più candidati o nominati dal Partito democratico, per ciò che attiene alla competenza di codesta Direzione provinciale, e segnalati agli organismi superiori per le cariche elettive di competenza dei suddetti livelli.

I versamenti vanno effettuati sul conto corrente:
IBAN: IT61 D050 1812 0000 00000122989,
intestato a: ASSOCIAZIONE del PARTITO DEMOCRATICO di Treviso,
come previsto dal regolamento suddetto.

La verifica delle quote versate sarà effettuata dal Tesoriere.


Il coordinatore Il Tesoriere
Enrico Quarello Guerrino Zanini

Treviso, 1 ottobre 2009

lunedì 5 ottobre 2009

Ordine del Giorno delegati provincia di Treviso

Ordine del Giorno votato e approvato dai delegati alla Convenzione Provinciale di Treviso

La Convenzione Provinciale di Treviso, riunitasi il giorno 4/10/09 a Montebelluna (TV), facendo seguito alla discussione intercorsa tra i delegati intervenuti, consapevole che l’approvazione dello “scudo fiscale” è un provvedimento voluto dalla maggioranza e non imputabile al PD, vuole esprimere alla Segreteria Nazionale con il presente documento il profondo dissenso e la condanna per quanto avvenuto in Parlamento in merito alla votazione il 02/10/09, nello specifico per quanto riguarda l’assenza di alcuni parlamentari del PD.

Chiede alla segreteria nazionale di esprimere con chiarezza non solo il proprio giudizio negativo verso quanti non erano presenti alla votazione, ma, a fronte del profondo disagio e il danno recato alla credibilità del lavoro di tanti democratici sul territorio, di provvedere a valutare una congrua sanzione verso gli assenti, che possa prevedere la richiesta delle dimissioni e la mancata ricandidatura per le prossime elezioni.

Votanti 219

Voti favorevoli 213

Voti contrari 3

Astenuti 3

domenica 4 ottobre 2009

In nome della libertà

(3 ottobre) 150.000. A piazza del Popolo. E altrettanti nelle vie limitrofe, tutti per la libertà di stampa. Così la FNSI ha rimepito la piazza per dire No all'informazione al guinzaglio.
C'è il sole, allegria, ma la manifestazione inizia con un minuto di silenzio per la sciagura di Messina. Il primo a parlare è Franco Siddi, il segretario generale della Federazione, che invita Berlusconi a ritirare «il ddl Alfano sulle intercettazioni» e «le cause intentate contro i giornalisti. Al premier, al Parlamento e al governo - afferma Siddi - chiediamo di cancellare le norme che vietano l'esercizio del diritto di cronaca, e di consentire che le indagini giudiziarie possano svolgersi secondo l'indipendenza della magistratura. Al presidente del Consiglio chiediamo anche di cessare la campagna di accuse contro i giornalisti, di smetterla di additarci come farabutti e di dire finalmente la verità. Chiediamo all'onorevole Berlusconi e a tutti i politici che hanno intentato azioni legali contro i giornalisti - ha insistito Siddi - di ritirare le cause».

"Quello che sta accadendo dimostra una vecchia verita', e cioe' che verita' e potere non coincidono mai''. Partiamo dalla fine della vera orazione civile di Roberto Saviano. Fa impressione vederlo sul palco, sotto il sole, di fronte a migliaia di persone e non braccato: "La liberta' di stampa che vogliamo difendere - ha sottolineato l'autore di Gomorra - e' la serenita' di lavorare, la possibilita' di raccontare senza doversi aspettare ritorsioni''. Ha ricordato come l'Italia sia "il secondo paese dopo la Colombia per il numero di persone che si trovano sotto protezione. Raccontare in certe parti d'Italia, soprattutto al sud, e' complicatissimo - ha detto ancora lo scrittore - e costringe a dover difendere la propria vita''. Tra i nemici principali del dovere di raccontare, ha sottolineato Saviano, ''c'e' l'indifferenza, che isola chi prova a descrivere la realta'. Ecco perche' siamo qui', per dire che ogni paese ha bisogno della massima liberta'
di espressione''. Un modo, secondo Saviano, anche per difendere la memoria ''dei giornalisti che sono caduti per e in nome della liberta' di informazione''.
Il, pensiero dell'autore di Gomorra e' andato poi alle
vittime della tragedia di Messina, ''frutto non della natura, ma del cemento. Se si permette a chi scrive di rispondere solo alla propria coscienza, probabilmente la parola avrebbe potuto contribuire ad evitare una catastrofe del genere. Raccontando in qualche modo e' possibile trasformare la realta. Le mafie - ha concluso Saviano - ci hanno tolto l'uso di un termine fondamentale, l'onore: oggi, trovandoci quì, abbiamo dimostrato che il paese tiene al suo onore".

Lo scudo per mafiosi ed evasori è legge

Il PD sanziona chi non ha votato (2 ottobre)

Reati impuniti e soldi sporchi le priorità del governo. Soro: "Mi vergogno, ma qualcuno pagherà".

La presidenza del gruppo PD alla Camera prenderà immediate sanzioni per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti, al voto finale sul decreto contenente lo scudo fiscale. E’ quanto si legge in una nota diffusa in queste ore dal Partito Democratico. Nello stesso testo si rendono noti i numeri della votazione: era presente l’88,43% dei deputati PD; su 216 erano assenti in 22, di cui 11 per malattia e due in missione per la Camera.

"Sono amareggiato e indignato, mi vergogno" per l'approvazione dello scudo fiscale ma anche per le assenze registrate ieri nelle fila del Pd. Lo dice, in un'intervista a la Repubblica, il capogruppo alla Camera, Antonello Soro. "L'idea che si possa accostare l'opposizione con questa legge - sottolinea - mi offende nel profondo. Ma dopo una settimana di battaglia parlamentare, con centinaia di interventi in Aula, colleghi che hanno lavorato di giorno e di notte, ci sono stati alcuni, pochi irresponsabili, che hanno consentito di allungare un'ombra su di noi. Considero - sottolinea Soro - che nessun'altro impegno poteva essere giudicato prevalente rispetto a quello di stare in Aula. Ci saranno sanzioni differenziate, per qualcuno molto gravi a seconda di chi si tratti, di chi è abitualmente presente o è sempre assente. Per Antonio Gaglione avanzerò la richiesta di dimissioni dalla camera e diversamente la sospensione dal gruppo".

Il voto si è concluso con l’approvazione del decreto anticrisi e con un verdetto amaro: lo scudo fiscale adesso è legge. Gli evasori potranno riportare in Italia i loro capitali senza rischiare nessuna azione civile o penale a proprio carico. Un indulto in piena regola che passa un colpo di spugna sulla legalità, umilia i cittadini onesti e agevola le associazioni criminali. La norma sullo scudo abbraccia e incoraggia i fuori legge ai quali consente di rimpatriare senza conseguenze, non solo i capitali, ma anche yacht, gioielli, automobili e una serie di altri beni. Stesso trattamento per gli immobili, che resteranno tranquillamente nelle mani di chi per tanto tempo ha frodato il fisco. Inoltre chi si avvale della norma non potrà essere sottoposto a procedimento per diversi reati tra cui il falso in bilancio e la distruzione di documenti contabili, si metta il cuore in pace che sperava che le norme penali valessero per tutti!

Il governo ce l’ha messa davvero tutta per proteggere al meglio i meno meritevoli, al punto che questa mattina la Camera è stata teatro di una strana commedia. La maggioranza, battuta dall’opposizione per la 24esima volta in un anno, all’esame del dl correttivo del pacchetto anticrisi, ha chiamato rinforzi. È stata la capogruppo PD della commissione Giustizia alla Camera a dichiarare: “I ministri, invece di occuparsi dei propri dicasteri e dei problemi dei cittadini onesti, stanno correndo in Aula per mettere in salvo lo scudo fiscale con cui si agevola il rientro dei patrimoni di evasori e mafiosi”.

domenica 20 settembre 2009

Congresso: una proposta dai delegati della mozione Bersani

I delegati della mozione Bersani della provincia di Treviso, alla convenzione nazionale, sosterranno in sede di proposte modifiche statutarie il seguente emendamento allo statuto nazionale:


Si propone l’aggiunta del comma 5 all'art 14:

"Il 20% di tutti i rimborsi elettorali spettanti al partito democratico per elezioni regionali, nazionali ed europee sono attribuiti ai circoli territoriali. Tali rimborsi sono distribuiti in ragione dei voti ottenuti dal Partito Democratico nella singola elezione nel comune o entità territoriale corrispondente a ciascun circolo.”

sabato 12 settembre 2009

Strategie anticrisi - il ruolo degli Enti Locali

La crisi iniziata dopo la metà del 2008 si è trasformata in breve tempo da finanziaria in economica portando l’Italia ad una previsione di decrescita del PIL (cifre di questi giorni) del -6% per il 2009, ovvero piena recessione. Premesso che alla base di una strategia anticrisi sta una radicale riforma degli ammortizzatori sociali che estenda a tutti i lavoratori senza discriminazioni ed a tutti i tipi di lavoro (anche autonomo) le protezioni sociali, province e regioni hanno il compito di assistere chi perde il posto di lavoro e di favorire (senza discriminazioni di sorta) il reinserimento dei lavoratori attraverso la formazione. Tali politiche sono di pertinenza degli EELL perché si implementano sul singolo soggetto e quindi hanno una natura spiccatamente territoriale. I comuni, poi, hanno un ruolo importante da giocare sia sotto il profilo dell’assistenza e sia per collegare l’azione formativa di regioni e province ad una strategia di sviluppo economico del territorio, elemento fondamentale per la ripresa.
Misure del primo tipo (welfare) sono:
1. L’istituzione di un “Patto di cittadinanza e di solidarietà” con i lavoratori che hanno perduto definitivamente il lavoro: questi vengono inseriti a tempo determinato in attività utili e visibili per la cittadinanza.
2. La rateizzazione del pagamento delle rette per nido, scuole d’infanzia, trasporto scolastico, mensa scolastica e servizi comunali in generale, su proposta dell’assistente sociale, che valuta la effettiva condizione di bisogno.
3. La promozione di accordi con i gestori dei servizi idrici, di distribuzione del gas e di altre utenze, per favorire la rateizzazione dei pagamenti, anche per le bollette scadute, su proposta dell’assistente sociale.
4. L’attivazione del Microcredito, attraverso apposite convenzioni con le banche per la concessione di finanziamenti a favore di privati, supportati da fidejussione da parte del Comune. In relazione a ciò, i Comuni propongono agli Istituti bancari di sottoscrivere una convenzione con caratteristiche di favore rispetto al mercato e limitata ai casi realmente meritevoli di sostegno.
5. Favorire la massima accessibilità alle agevolazioni nazionali: bonus elettricità, bonus famiglia, social card e alle nuove disposizioni regionali previste dall’Assessorato alle Politiche Sociali attraverso adeguata campagna pubblicitaria e invio di comunicazioni mirate alle famiglie.
Alle misure del secondo tipo (sviluppo) appartiene l’istituzione a livello comprensoriale di appositi osservatori economici sulla congiuntura con Comuni, Imprenditori, Sindacati, Provincia, Camera di commercio, Parrocchie, Cooperative sociali, Agenzie del lavoro, Azienda ULSS. Si tratta di strumenti utili per monitorare la situazione, pubblicare dati periodicamente ed individuare quei settori produttivi su cui indirizzare gli interventi formativi che preparano risorse preziose per la successiva fase di sviluppo. I dati su cui si lavora su base comprensoriale si basano su quelli già disponibili presso Enti operanti sul territorio (es. Osservatorio della Camera di Commercio) evitando così di creare inutili nuove strutture burocratiche.
Giuseppe Esposito
Direzione provinciale Pd Treviso
(esposito75@alice.it)
Pubblicato sulla "Tribuna di Treviso" il 16 settembre 2009

mercoledì 9 settembre 2009

Iniziative settembre-ottobre

Calendario delle iniziative settembre-ottobre 2009. Alcune iniziative potrebbero variare in funzione di cause di forza maggiore. Ne daremo comunque avviso modificando l'agenda.

Sabato 26 settembre (15/19)
Convenzione di circolo, via Matteotti 14/a - Castelfranco

Mercoledì 30 settembre ore 20.45
Presso l’Auditorium di Santa Croce in Piazza Umanesimo Latino si terrà una tavola rotonda sul tema della giustizia promossa dal Circolo PD di Treviso e dalla segreteria provinciale. Tra gli ospiti il Procuratore Fojadelli e l’avvocato Nordio. Clicca qui per la locandina.

Mercoledì 30 settembre
Riunioni operative di circolo a Castelfranco

Sabato 10 ottobre (15/20)
Banchetto in Piazza Giorgione

Sabato 17 ottobre (15/20)
Banchetto in Piazza Giorgione

Domenica 25 ottobre
Primarie in Piazza Giorgione e seggio itinerante

Ogni mercoledì (ore 20.45-22.45) la sede del Pd è aperta per i cittadini di Castelfranco che vogliono conoscerci, proporre, discutere con noi.

martedì 8 settembre 2009

Primo confronto fra i candidati alla segreteria regionale del Pd

Grazie ai circoli Pd di Istrana, Mogliano, Morgano, Quinto, Paese, Preganziol, Zero Branco domenica 6 settembre alle 10 si è tenuto a Zero Branco, Auditorium di Villa Guidini, il primo confronto fra i candidati alla segreteria regionale del Pd Marta Meo (per Felice Casson che sostiene Marino), Andrea Causin (Franceschini), Rosanna Filippin (Bersani). Dopo l’inizio con il solito ritardo vedi che, nonostante le promesse iniziali, il moderatore, un giornalista di una tv locale, non è in grado di attivare un dibattito che faccia emergere le reali differenze fra i 3 approcci; ancor più deludenti, poi, i resoconti giornalistici (es. “La Tribuna” del 7 settembre) dove addirittura sono riportati titoli e messaggi lanciati a margine della riunione, al che non capisci se i giornali “ci sono o ci danno”. Insomma una mattinata condita con melassa e buone intenzioni riportata in modo del tutto infedele dai cronisti.

Fra i temi affioranti dalla discussione, tutti interni al Pd e nulla che riguardi il rapporto con la società veneta, meritano attenzione, a mio avviso, i seguenti:

1. Causin afferma che DS e Margherita hanno in parte fallito il tentativo di unificazione perché non hanno messo in comune i beni dei rispettivi partiti. Qui porto la mia testimonianza personale: io, per una serie di circostanze in parte fortuite, faccio parte della fondazione ex DS che gestisce, secondo uno Statuto approvato dalla Giunta regionale, le proprietà della provincia di Treviso: tutte queste proprietà sono a disposizione del Pd oltre che di associazioni culturali territoriali. Quindi? Di chi è la “colpa” della situazione trevigiana se colpa c’è?

2. L’ineffabile moderatore chiede se i mandati dei consiglieri regionali debbano essere 2 o 3; solo Rosanna Filippin pone la questione del merito: essendoci la preferenza individuale, dice, viene eletto uno che ha voti, anche più volte, se ci riesce. Penso che la domanda sia sbagliata perché dà per scontato (come poi le risposte confermano) che l’alternativa sia fra 2 o 3; non è così; capisco il “politicamente corretto” delle due candidate (Causin è alla fine del primo mandato) ma il criterio del merito va declinato sempre e comunque: se uno non se lo merita non fa nemmeno il secondo mandato, cioè non viene nemmeno ricandidato.

3. Fra le tante (molte …) domande il conduttore ne dimentica una fondamentale, soprattutto a Treviso: il contributo dei parlamentari del “territorio” alle casse del partito è lasciato al loro buon cuore oppure è un vincolo? Probabilmente nella melassa della politica politicante i conduttori dimenticano che la lotta politica si fa anche con i mezzi finanziari e che la trascrizione di un antico detto suona più o meno così: “no representation without taxation”. Se non contribuisci, come i militanti che lavorano nei circolo, quelli che attaccano manifesti, che dedicano tempo e denaro al partito, non meriti di rappresentarci.

A proposito dei giornali, leggendo la Tribuna dell’8 settembre riesci a darti la risposta; il titolo del giorno prima viene ripreso e circostanziato: ”I franceschiniani rilanciano la Puppato candidata del Pd” (alla presidenza della Regione Veneto, ndr); Franceschini: “Via libera alla Puppato”. Considerando che la candidatura di una personalità che ha riscosso un consenso così vasto alle ultime elezioni europee (circa 60.000 voti e prima dei veneti per preferenze) non può essere motivo di discussione, comprendi che la proposta cavalcata in quel modo, vantandone la primazia, diventa un motivo di lotta politica interna, soprattutto dopo l’adesione di Laura Puppato alla mozione Bersani, con buona pace delle linde intenzioni su collegialità, unità del partito, “volemose bbene”, ecc. Infine capisci che i giornali “ci danno”, almeno la Tribuna.....

Giuseppe Esposito

lunedì 31 agosto 2009

Quale percorso per il Pd Trevigiano?

La sollecitazione di Giancarlo Vettori (La Tribuna di Treviso, 22 luglio 2009) arriva in un momento di grande importanza per il Pd Trevigiano. Inizia una fase congressuale ed il dibattito verterà sui temi nazionali oltre che su quelli più propriamente locali. La lettera che cita Vettori (Quarello e Tonella) a mio avviso non rappresenta un ritorno al passato, come Vettori afferma; è solo un invito a chi ha condiviso un percorso. Ha il significato di stimolo e riflessione ad interpretare la proposta di un candidato alla segreteria nazionale (Bersani) come evoluzione del percorso politico culturale a suo tempo condiviso. Personalmente non ci vedo nulla di male o di contraddittorio con l’impostazione data alla nascita del Pd. Quello che credo sia necessario, all’inizio di un’avventura congressuale, è il carattere che il dibattito trevigiano dovrà avere e questo proprio per fare ciò che Vettori dice e cioè: “..costruire la nuova appartenenza e il nuovo progetto per la società trevigiana, veneta e italiana.”

Ora in provincia di Treviso il Pd ha segnato una fase di autentico rinnovamento con l’elezione di Quarello nel novembre 2007; quella maggioranza si è consolidata ed ha trovato nel territorio la sua più forte legittimazione. Alle primarie del febbraio 2008 (basate su preferenza individuale e non su liste bloccate) ha raggiunto il risultato del 70%. Purtroppo quel rinnovamento non si è espresso in modo coerente con le successive elezioni politiche (liste bloccate), complice una dirigenza regionale e nazionale sorde ad ogni segnale di rinnovamento che arrivi dal territorio. Fortunatamente con lo splendido risultato di Laura Puppato alle europee del mese scorso (quasi 60.000 preferenze di cui oltre 55.00 in Veneto, prima dei candidati veneti) un segnale chiaro è stato inviato ai sacerdoti dell’ortodossia romana. Per cui ora il Pd trevigiano deve concentrarsi sulle prossime scadenze amministrative per ottenere quel rinnovamento nelle istituzioni che solo può restituire dignità ad un percorso politico. Ciò significa iniziare dalle elezioni regionali per rinnovare e rinforzare la rappresentanza della provincia di Treviso. Già abbiamo un Veneto rappresentato nelle istituzioni da un nanismo politico a dir poco imbarazzante; se poi i partiti si mettono a conculcare le potenzialità del nostro territorio (Venezia e Padova, ad esempio, sono dei “pigliatutto”) non avremo alcuna speranza di cambiare le cose e costruire quel progetto invocato da Vettori. Si sfrutti quindi l’occasione del congresso per un grande dibattito culturale su identità e missione del Pd ma ci si concentri sull’imprescindibile obiettivo di rinnovare la rappresentanza istituzionale a partire dalle elezioni regionali.

Giuseppe Esposito

(intervento pubblicato dalla "Tribuna di Treviso" a fine luglio 2009)

PARTITO DEMOCRATICO, LA SVOLTA NECESSARIA

(Di Marco Stradiotto)
In questi giorni moltissime sono state le analisi avanzate da giornalisti, parlamentari, amministratori locali (giovani e meno giovani), iscritti e simpatizzanti del PD. In tanti hanno cercato di sviscerare le ragioni di un risultato elettorale deludente, sia alle europee che alle amministrative.
I dati sono, in effetti, impietosi. Certo, l’affluenza è scesa molto, ma come non riflettere sul fatto che solo il 26,1% degli elettori ha votato PD contro il 33,2% delle politiche del 2008. Se ci concentriamo sul Nord, in particolare sul Veneto e sulla Lombardia, constatiamo che il PD è diventato il terzo partito, molto distanziato da PDL e Lega. In Veneto siamo al 20,29% contro il 26,5% di un anno fa. Ciò significa che su 100 persone adulte che incontriamo in strada solo 14,7 hanno votato PD.
È una situazione inquietante. In questi anni, soprattutto negli ultimi mesi, ho percepito che stavamo perdendo il nostro blocco sociale di riferimento. Molti degli elettori ci hanno preferito Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Casini. Oppure semplicemente hanno scelto di stare a casa. Perché? Quali sono le ragioni di questa disaffezione? Io ho provato a darmi delle spiegazioni che sintetizzo così.

1. Il partito della “crisi”
In tempi di recessione molti dirigenti del PD hanno come dato l’impressione di “tifare per la crisi”, quasi che l’aggravarsi del disagio sociale potesse tradursi in un vantaggio elettorale per noi. Questa percezione, più o meno diffusa, ha fatto sì che italiani preferissero a noi chi comunicava loro messaggi di speranza e di ottimismo. Berlusconi nascondeva (e nasconde) la reale portata della crisi. Nello stesso tempo, Berlusconi ha accarezzato (e accarezza) ogni giorno l’orgoglio degli italiani………
I nostri imprenditori, gli operai, la gran parte dei cittadini italiani sanno che la crisi non è finita e sanno pure che è destinata a durare a lungo, ma non sopportano quei politici che sulla crisi speculano allo scopo di strappare qualche voto in più. Prima o poi i nodi arrivano sempre al pettine. Tuttavia, se il PD non modifica l’approccio alla crisi, rischia un ulteriore calo di consensi. L’assurdo è, infatti, che molti scaricano la responsabilità di questa contingenza economica non su chi la governa, ma sull’opposizione. Bisogna cambiare passo e argomentazioni.

2. Il partito “imborghesito”
Il PD sembra sempre più un partito di nicchia. Un partito elitario, distante da chi soffre, distante da quella parte di società che fra mille difficoltà sta tirando la carretta. Lontano dagli operai, dagli imprenditori, dai disoccupati, dai pensionati, dalle casalinghe. Da quelle persone che passano notti insonni perché temono di perdere il lavoro o per il fatto che i soldi non arrivano alla fine del mese. Da quegli imprenditori che non vedono un futuro per la propria azienda e temono di dover licenziare i dipendenti con cui hanno lavorato gomito a gomito per decenni. Da quei titolari di aziende che rischiano di perdere tutto perché le banche hanno chiuso le linee di credito o perché la pubblica amministrazione paga una fornitura, o un lavoro, dopo molto tempo, anche dopo un anno. Mentre il popolo sconta gli effetti della crisi sulla propria pelle, il PD affronta temi sicuramente importanti, ma con nessuna aderenza alla vita concreta delle persone. Come se il partito fosse di un altro pianeta, parliamo di DICO, di PACS, di Testamento Biologico. E poi ci chiediamo perché gli operai non ci votano più. Prima di discettare dei diritti giusti ma marginali, affrontiamo i diritti fondamentali: il diritto al lavoro, il diritto a una vita dignitosa, il diritto alla sicurezza sul lavoro e nella vita di tutti i giorni, il diritto a uno stipendio equo.

3. La tentazione della battuta e politica dell’immagine
Immaginare di battere Berlusconi ricorrendo alla battuta facile e alla politica dell’immagine è un suicidio. Inseguendolo su questa strada, visti gli scarsi mezzi mediatici a nostra disposizione, e la pochissima attitudine di molti (anzi moltissimi) nostri dirigenti al loro utilizzo, saremo sempre e comunque su un terreno che non ci appartiene. Con il risultato di esporci, ancora una volta, a sicura sconfitta. Dovremmo riflettere, e riflettere molto seriamente, sul fatto che l’unico che è riuscito, in tutti questi anni, a battere Berlusconi è stato l’antidivo Romano Prodi: uomo serio, preparato, tosto, che, tuttavia, non aveva sicuramente dalla sua la caratteristica di essere un bravissimo comunicatore televisivo. Riusciremo a vincere solo nel momento in cui smetteremo di scimmiottare “malamente” il modo di fare del centrodestra. Dobbiamo avere la forza e la capacità di proporre leader seri e preparati, portatori di obiettivi ambiziosi e messaggi mirati che riescano a proporre e, soprattutto, a far capire la linea del partito.

4. Poche risorse per i territori
Nei suoi primi due anni di vita, il PD è stato diretto in modo assolutamente centralista. La gestione Roma-centrica di un partito che si dichiarava “leggero” e di questa leggerezza si faceva perfino vanto è stata una scelta sbagliata. Organizzare manifestazioni, sostenere giornali di partito, letti peraltro da poche migliaia di cittadini, drena milioni e milioni di euro, ma lascia a secco le segreterie locali, provinciali e regionali. Serve una rivoluzione. Il finanziamento pubblico deve essere girato alle organizzazioni decentrate in base all’entità dei voti raccolti, investendo in modo proporzionalmente maggiore nelle zone dove abbiamo ottenuto i risultati più deludenti. È assolutamente necessario che il PD diventi un vero partito federale, con una sua autonomia nella gestione finanziaria e nella proposizione di temi che interessano i territori e i loro cittadini.

5. Una scarsa cultura d’impresa
I mondi produttivi, le PMI, l’artigianato, l’agricoltura, il commercio avvertono il PD come distante. Lo vedono più vicino al pubblico impiego, vicino a quelle categorie che, sempre più, l’opinione pubblica giudica “parassitarie” piuttosto che alle forze più dinamiche del Paese, quelle capaci di affrontare rischi e in grado di trainare l’economia. Il PD ha nel suo codice genetico, nonostante molti lo neghino, una certa diffidenza verso l’imprenditore, verso il padrone o il padroncino. Non sono trascorsi troppi anni da quando alcuni leader del nostro partito definivano i piccoli imprenditori del Nord “egoisti evasori”. Secondo voi quegli elettori hanno dimenticato queste accuse? No, vi garantisco di no. Esiste ancora molta diffidenza nei nostri confronti. Diffidenza ulteriormente accentuata dalla percezione di una vicinanza del PD anche alla grande impresa o a qualche illustre banchiere italiano. Chi rischia e suda tutti i giorni ha l’impressione che il nostro Partito sia amico solo di quella parte del Paese che, in giacca e cravatta, sfrutta quelli che, con la tuta da lavoro, si sporcano le mani per guadagnare la pagnotta. In questo schema è chiaro l’operaio voti con più probabilità la Lega o il PDL piuttosto che noi. Riflettiamoci.

6. La sicurezza tradita
I cittadini hanno paura. Quali che siano i dati sulla sicurezza, questa percezione è una realtà. Proviamo a frequentare le stazioni, i metrò, i mezzi pubblici, le aree più degradate e periferiche delle città italiane. Cerchiamo di comprendere lo stato d’animo di donne che vivono attimi di vero e proprio panico e che, quando arrivano a casa, accendono la tv e si trovano inondate da un’infinità di notizie che raccontano di fatti criminali accaduti nel corso della giornata. Che messaggio diamo noi, come partito, a queste persone? Normalmente siamo sulla difensiva: difendiamo i giudici che magari hanno lasciato a piede libero un delinquente o inflitto una pena irrisoria al “mostro” di turno. Così i cittadini, a torto o a ragione, preferiscono chi ha buon gioco a proporre la linea dura: senza distinguo, senza spiegazioni, senza argomentazioni sui limiti del nostro sistema penale. Certo, su questo terreno noi del centrosinistra ci portiamo dietro il fardello dell’indulto approvato nell’agosto di tre anni fa. Ci vorrà tempo per cancellare dalla memoria degli elettori questa responsabilità (votata anche da Forza Italia, ma in pochi lo ricordano) e per proporre un messaggio netto in grado di conciliare sicurezza e lotta all’esclusione sociale, rispetto delle regole e certezza del diritto.

7. Immigrazione, troppa confusione
L’immigrazione sposta oggi consensi e muove sensibilità. I populisti agitano questo tema, e la lotta ai clandestini, per ottenere facili vittorie elettorali. Eppure, al di là delle strumentalizzazioni, sappiamo tutti che si tratta di un fenomeno epocale frutto delle migrazioni di popoli sfruttati e maltrattati. Persone che scappano dalla morte e dalla fame, per cercare di sopravvivere e di garantire un futuro ai propri figli. Il PD in questi anni ha tenuto la posizione più corretta e razionale. Ma la stragrande maggioranza dei cittadini non l’ha compresa o non l’ha condivisa. Mi è capitato spesso di parlare con nostri connazionali che hanno, in passato, vissuto l’esperienza dell’emigrazione. Ti aspetteresti persone tolleranti che capiscono e accettano il fenomeno. Invece, in molti chiedono rigidità e tolleranza zero. Questo soprattutto perché non concepiscono che “l’ospite” non rispetti le regole del Paese in cui si trova a vivere e perché ricordano che a loro non era concesso “nulla”: bastava uno sgarro e subito erano rispediti a casa. Su questi temi il PD si è dimostrato incapace di comprendere che a pagare la mancanza di sicurezza e di regole sono stati soprattutto i più deboli, le persone che svolgono i lavori più umili, che si spostano sui mezzi pubblici, che frequentano gli ospedali. Che risposte diamo? Non possiamo fermarci alle enunciazioni di principio. L’integrazione deve essere la nostra unica parola d’ordine. Integrazione fatta di diritti ma anche di doveri. Primo fra tutti quello di rispettare le leggi italiane e di conoscere la nostra lingua e le nostre abitudini. Senza scommettere su questo tipo di integrazione saremo sempre sopraffatti dalla Lega che propone soluzioni inefficaci e razziste ma che almeno parla ai cittadini più deboli e dice loro esattamente quello che si aspettano di sentirsi dire.

IMPERATIVO: CAMBIARE!
È indispensabile voltare pagina. È indispensabile che la politica si avvicini ai reali problemi dei cittadini. Da qui deve ripartire il nuovo PD. Servono leader coraggiosi. Servono chiarezza, lealtà, trasparenza. Occorre spezzare l’equazione secondo cui politica significa opacità, slealtà, falsità, incoerenza. C’è bisogno di più umiltà e di una maggiore disponibilità nei confronti degli elettori e dei cittadini.
Sul piano dei contenuti, dobbiamo ripartire dalle difficoltà delle classi più deboli, elaborando risposte concrete per tutte quelle persone che orgogliosamente stanno andando avanti fra mille difficoltà. Dobbiamo smetterla di frequentare i salotti, andiamo nei luoghi di lavoro, nei posti di ritrovo, nelle sedi delle associazioni di categoria. Troviamo soluzioni reali alle paure, all’immigrazione, alla criminalità, alla crisi. In tema di lavoro cambiamo passo e troviamo il coraggio di riconoscere che il rischio d’impresa non è sufficientemente considerato nel nostro Paese e dal nostro partito. Cerchiamo di stare alla larga dalla politica della battuta e dalla tentazione di dichiarare qualcosa tutti i giorni solo per finire sulle agenzie o sui giornali. Costruiamo piattaforme programmatiche articolate nell’impostazione ma semplici nella traduzione dei nostri messaggi. Cerchiamo per ogni problema una risposta chiave, sintetizzabile in poche parole, e realizzabile davvero. Rimettiamo in piedi un partito realmente federale che lasci autonomia finanziaria e politica ai singoli territori.
Abbiamo 100 giorni per proporre alla nostra gente il Partito che vogliamo. 100 giorni per costruire, finalmente, il nuovo PD.

Marco Stradiotto
Senatore della Repubblica

(Intervento del 15 agosto 2009)

venerdì 28 agosto 2009

La vicenda di Campigo

Sul “Gazzettino” del 23 agosto è stata pubblicata una sconcertante rappresentazione della vicenda della vasca liquami di Campigo ad opera del capogruppo di Vivere Castelfranco Renato Tesser. Le dichiarazioni di Tesser sono state riportate in virgolettato e, visto che smentite non sono arrivate, non resta che constatare la veridicità di quanto riportato.

Tesser rappresenta la vicenda come una sorta di parodia ovvero di un’occasione per attaccare la maggioranza di Vivere Castelfranco sulla base di un “pretesto”. Inoltre attacca direttamente il Pd che sarebbe, a detta sua, il maggiore responsabile se non all’origine stessa della “messa in scena”.

Come si ricorderà, il comitato di Campigo ha raccolto ben 1600 firme contro l’installazione di una vasca di stoccaggio liquami posta in una posizione che comporta gravi rischi per l’ambiente ed una serie di disagi per la popolazione. Il Pd ha mantenuto una posizione ferma sulla vicenda dicendo due cose: 1) nessuno stoccaggio nelle “aree risorgive”; 2) lo stoccaggio deve avvenire nello stesso sito in cui c’è l’allevamento.

Secondo Tesser la vicenda sarebbe stata il pretesto per attaccare Vivere Castelfranco; ora va beh che attaccare una maggioranza che dimostra, in questo caso come in molti altri precedenti, tutta la sua debolezza ed improvvisazione è facile; ma davvero Tesser crede che al centro dei pensieri dei cittadini di Campigo (o di altre frazioni e quartieri) ci sia Vivere Castelfranco, per giunta col caldo di questi giorni? Davvero si pensa che non vi sia alcuna preoccupazione per falda acquifera, traffico indotto, odori molesti, ecc? Anche il solo sospettarlo, definendo “liquame elettorale” l’intera vicenda, rappresenta un’offesa per tanta gente che ha voluto semplicemente dimostrare, mobilitandosi, la propria preoccupazione. Solo per questo si dovrebbe chiedere scusa ai cittadini. Per ciò che riguarda il Pd, poi, è evidente la sostanziale differenza col nostro approccio alla democrazia: noi pensiamo che l’amministratore (sia esso nazionale, regionale o comunale) debba “rendere conto” (gli anglosassoni dicono “accountability”) ovvero dimostrare con responsabilità le ragioni di ogni singolo provvedimento. Capiamo che questo rende più difficile l’impegno nelle Istituzioni ma questa è la democrazia come la intendiamo noi: una cosa impegnativa e non una passerella televisiva serale. Ne sono testimonianza i verbali della commissione Statuto degli ultimi anni che contengono le nostre proposte in ordine allo sviluppo della partecipazione popolare, proposte che, non a caso, Vivere Castelfranco ha bocciato portando il lavoro di svecchiamento dell’Istituzione comunale castellana alla paralisi. Si sa che la crisi della politica, ormai più che ventennale, ha creato schiere di amministratori con un senso a dir poco “improvvisato” dell’impegno civico, per i quali il riscontro si cerca solo nella rincorsa dell’appuntamento elettorale ed a colpi di favori e piaceri di ogni tipo col rischio di perdere di vista l’interesse generale; tuttavia da qui alle prossime elezioni amministrative il tempo è ancora lungo e non è tardi per cambiare. Un percorso più faticoso che buttarla in politica come ha fatto Tesser. Certo: un percorso più faticoso ma infinitamente più gratificante per gli autentici democratici.

Giuseppe Esposito

Coordinatore Pd Castelfranco

(una sintesi dell'intervento è apparsa sul "Gazzettino" del 28 agosto 2009)

martedì 21 luglio 2009

PETIZIONE PER IL REGISTRO DEI TESTAMENTI BIOLOGICI
















E’ in atto a cura del comitato unitario di Castelfranco Veneto la raccolta firme inerente la PETIZIONE PER INTRODURRE IL REGISTRO DEI TESTAMENTI BIOLOGICI nel nostro comune.

Anche in assenza di legge il registro permette di autenticare in modo semplice e gratuito i testamenti dei cittadini. Qualora invece venisse approvata la legge liberticida in discussione alla camera, il registro permetterebbe di fare ricorso per far valere i propri diritti costituzionali.

Il comitato unitario invita a scaricare il modulo per la raccolta firme e a far firmare amici e parenti residenti o domiciliati a Castelfranco.

per informazioni:
http://groups.google.it/group/liberasceltacastelfranco
liberasceltacastelfranco@gmail.com

Cultura, giù il sipario


Lutto per il mondo della cultura. È stata la piazza di Montecitorio ad accogliere nel pomeriggio di ieri un folto sit-in manifestanti arrabbiati e palloncini neri. Oltre 5000 per chiedere al governo spiegazioni (e magari pretendere soluzioni) sull’ennesimo taglio alla cultura. Grazie alle forbici di Berlusconi, il Fondo Unico per lo Spettacolo passerà dai 511 milioni stanziati dal Governo Prodi ai 380 milioni previsti dal decreto in questione.


Si continua così ad infierire su un mondo che vive al di sotto della soglia di povertà. I settori più penalizzati sono il teatro e la danza, in cui sono in pochi a sfondare la soglia dei 7000 euro all’anno. Anche il cinema, che in Italia, conta 76.440 lavoratori, quest’anno rinuncerà a moltissimi free lance, che non potranno neanche chiedere asilo al mondo delle fiction televisive, dato che la finanziari ha abbattuto la sua scure anche su quel settore, costringendo le emittenti televisive ad un taglio del 30%.


Si tratta di una precisa scelta di campo, che ancora una volta relega la cultura alla voce “superfluo”, preparando una società in cui il momento più “erudito” della settimana sarà il lunedì del Grande Fratello! A sorpresa uno scenario del genere inquieta non solo l’opposizione, ma anche parte della maggioranza. Di fronte a Palazzo Chigi infatti hanno sfilato anche Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi, che, nonostante l’illuminazione sulla via di Damasco, non sono riusciti ad evitare i fischi di chi contestava “l’appartenenza ad un governo che fa queste cose”.


Folta e indignata la delegazione del Partito Democratico. In piazza il segretario Dario Franceschini ha detto: "E' una specie di delitto. Se c'e' una cosa su cui l'Italia deve investire, e non tagliare, e' proprio la cultura, lo spettacolo. Da parte della maggioranza c'e' l'idea sbagliata e colpevole che quella per la cultura sia una spesa superflua. Invece si tratta di un pezzo importante della nostra industria e dell'economia del nostro Paese". La soluzione sarebbe “inserire la cifra necessaria nel maxiemendamento. Noi insisteremo fino alla fine ma mi sembra che la maggioranza non abbia orecchie per sentire".


Critico anche il senatore Ignazio Marino, in corsa per la segreteria: "Un Paese senza cultura e' un Paese senza futuro. I tagli di ben il 30% del Fondo unico per lo spettacolo sono inaccettabili. Questo Governo sta continuando a fare cassa, sottraendo risorse e opportunità di crescita e sviluppo ai nostri figli. E' incredibile che il prezzo della crisi lo debba pagare un settore tanto strategico, quanto privo di risorse come quello della cultura, dopo lo scempio che abbiamo già patito sulla scuola, l'università e la ricerca. Abbiamo a che fare con una spaventosa recessione in questo settore: lo scorso anno i musei hanno visto una flessione di quasi il 4%, i teatri del 10% e i cinema del 6%, senza contare la caduta libera delle mostre, a -36,8%. Dobbiamo rifinanziare il Fus e non dimenticare mai che il nostro e' il patrimonio culturale più importante del mondo. Almeno di questo orgoglio non dobbiamo farci privare da un Governo abituato a una visione davvero miope".


Sulla stessa lunghezza d’onda Pierluigi Bersani, responsabile area Economia e candidato alla segreteria: ''I tagli al Fus sono l'ennesima dimostrazione dell'atteggiamento del governo che decide decurtazioni orizzontali senza tener conto dell'effetto prodotto. Per l'esecutivo la cultura rappresenta quindi solo una voce di spesa e non un investimento in un settore professionale e industriale importante per il paese, con il rischio di pesanti ricadute sull'occupazione. Dobbiamo garantire tutti il nostro impegno in questa battaglia''.


Ha partecipato al sit-in anche Walter Veltroni, autore dell’editoriale sull’Unità di oggi: “La cultura è spirito, emozione, nutrimento dell’anima. La cultura come disse André Malraux “è ciò che fa dell’uomo qualcosa di diverso da un accidente dell’universo”. Veltroni ricorda lo sforzo del governo Prodi, che anche in tempi di crisi non scelse mai di sacrificare la cultura. “Ad essere colpiti da tanta miopia sono persone e cose. Ad essere mortificate sono il talent e la creatività dei nostri artisti, dei giovani che vogliono provare a diventarlo, delle ragazze che non pensano che il successo e le soddisfazioni nella vita si raggiungano diventando veline o mettendosi in mostra davanti a una telecamera accesa ventiquattr’ore su ventiquattro. A restare spenti e abbandonati, se si tolgono i fondi alla cultura, sono i palcoscenici e le sale dove ammirare e ascoltare arte, sono le luci delle nostre piazze, sono le bellezze che ci hanno lasciato le generazioni precedenti. Ad essere impoverita alla fine sarà la nostra stessa identità”.


Giovanna Melandri, responsabile area Cultura del PD, ha detto: "Credo che svuotare il FUS voglia dire condannare alla morte per asfissia un settore fondamentale per la vita culturale, civile ed economica del Paese. Per questo nei giorni scorsi abbiamo presentato un emendamento alla Camera che consentisse di correggere in tal senso il decreto fiscale. Il governo non faccia orecchie da mercante nei confronti di coloro che oggimanifesteranno per questa giusta causa ed accolga le richieste avanzate dal mondo dello spettacolo e fatte proprie da molti parlamentari sia dell'opposizione che della maggioranza".


Emilia De Biasi, componente della commissione Cultura alla Camera è intervenuta dicendo: "Tremonti ci dica se considera la cultura un orpello di questo paese. Sfidiamo la maggioranza a votare, già domani nel corso della discussione del dl anticrisi, il nostro emendamento che chiede l'immediato ripristino dei 200 milioni che il governo ha letteralmente scippato alla cultura e mettere così una parola definitiva ai tagli Fus. Il mondo dello spettacolo ha tutta la nostra solidarietà per le scelte scellerate del Governo e a causa dell'afonia del ministro Bondi, centinaia di migliaia di operatori rischiano di perdere il posto. ci dicono che è colpa della crisi ma la verità è che a furia di politiche irragionevoli è il governo che sta creando la crisi".



giovedì 16 luglio 2009

Un altro condono















È arrivato il grande caldo dall'Africa. Le temperature torride che hanno annebbiato le menti, hanno effetti ancora più evidenti nella politica del governo Berlusconi che in soli due giorni ha presentato due provvedimenti che hanno in comune molta pubblicità e poca sostanza. Con lo scudo fiscale e il nuovo Documento di programmazione economica e finanziaria, l'esecutivo ha di nuovo messo le mani avanti difronte alla crisi economica che prima viene ignorata, poi viene combattuta solo con l'ottimismo e infine accettata come una cosa ovvia e scontata, confermando il crollo del Pil a – 5,2%.

Il testo programmatico della prossima legge finanziaria per il quadriennio 2010/2014 è stato presentato da Berlusconi in pompa magna. Presenti anche i ministri Calderoli, Frattini e Tremonti (vero e unico relatore delle strategie economiche). Ma prima che il superministro dell'Economia potesse snocciolare i dati anticrisi* e apostrofare un giornalista non compiacente come una “testa di c...”, Berlusconi ha trovato il modo di annunciare che anche con questa Finanziaria “non c'è nulla di nuovo. Andava bene prima, quindi andrà bene anche ora”. Forse si riferiva al suo patrimonio e/o ai suoi affari pubblici e privati ma, di certo, non alla situazione della maggioranza degli italiani che fatica ad arrivare a fine mese e delle tante piccole e medie imprese che chiuderanno il prossimo settembre.

“Per l'Istat – ha continuato a vantarsi il premier – si tratta del migliore DPEF degli ultimi anni”. E anche Bankitalia ha dato il suo placet. Poi finalmente ha lasciato la parola a Frattini che, in qualità di ministro degli Esteri, ha letto i sondaggi che riguardano la fiducia, l'amore degli italiani nei confronti di Silvio e il suo governo. Insomma davvero un ruolo istituzionale!
“Il 68,4% degli italiani apprezza Berlusconi, il 57% apprezza il governo. Ora scusatemi ma devo andare ad incontrare una delegazione greca”.

Con l'arrivo invece dello scudo fiscale, emendamento al decreto legge anticrisi in commissione Bilancio e Finanze alla Camera, il governo ha previsto invece una sanatoria per il rientro dei capitali dall'estero. Nella relazione tecnica si legge che “la norma prevede l'istituzione di un'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali, detenute fuori dal territorio dello Stato e a condizione che le stesse vengano rimpatriate in Italia da paesi extraeuropei nonché regolarizzate ovvero rimpatriate perché in essere in paesi dell'Unione europea e in paesi aderenti allo spazio economico europeo che garantiscono un effettivo scambio di informazioni fiscali in via amministrativa".

Lo scudo fiscale prevede un'aliquota al 5% da applicare sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute almeno al 31 dicembre 2008 o rimpatriate e regolarizzate a partire dal 15 ottobre 2009 e fino al 15 aprile 2010. Un imposta che viene applicata sul rendimento lordo del 2% annuo per i cinque anni precedenti il rimpatrio o la regolarizzazione "con un'aliquota sintetica del 50% per anno comprensiva di interessi e sanzioni e senza diritto allo scomputo di eventuali o crediti". Il gettito, per ora è pari ad un euro, data la sua "assoluta imprevedibilità".

Esclusi dallo scudo fiscale i reati tributari previsti dal decreto legislativo 74/2000 "ad eccezione dei reati di dichiarazione infedele e di omessa dichiarazione", i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, di corruzione, concussione, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, usura, traffico di armi, persone e droghe.

“Lo scudo fiscale previsto dal governo è un condono nella versione peggiore”. Lo ha detto Dario Franceschini a Montecitorio, al termine di una riunione con il capogruppo Antonello Soro, il vicecapogruppo Gianclaudio Bressa, e i componenti delle commissioni Bilancio e Giustizia.
'Non hanno neanche il coraggio delle loro azioni - ha dichiarato il segretario del Pd - hanno detto che non avrebbero fatto lo scudo e invece eccolo qui. E' un condono inaccettabile - ha aggiunto - verso chi ha violato la legge”.

"Dopo aver dichiarato solennemente la fine dei condoni ne ricomincia una stagione con l'esito inevitabile di un maggior carico fiscale su chi fa il suo dovere". Lo ha dichiara Pier Luigi Bersani, responsabile economico del Pd. "Benché ci siano evidenti passi indietro rispetto alle prime intenzioni del Governo – ha aggiunto Bersani - la scelta dello scudo fiscale rimane indigeribile per tre motivi: lo sconto è impressionante e incomprensibile per chi le tasse le paga; non si capisce come garantire la certezza del periodo fiscale in esame e resta quindi ambiguo se si paghi il 56% o ancora meno; non c'è traccia alcuna di misure concrete tese a ripristinare la fedeltà fiscale".

Per Stefano Fassina, responsabile Finanza pubblica del Pd, “il ministro Tremonti, sotto la spinta della Commissione Europea e delle opposizioni, ha dovuto fare marcia indietro sull'impianto iniziale del condono, disposto dall'emendamento presentato oggi alla Camera dalla maggioranza.
All'inizio, si prevedeva un'aliquota del 5% sul capitale, in quanto il condono copriva anche reati penali. Poi, scomparsi i reati più gravi, per rendere il condono appetibile, si abbassa l'aliquota all'1%. Questo è il risultato della formulazione volutamente ambigua del comma 2, lettera a) dell'emendamento presentato. Se non fosse così, perché non prevedere semplicemente un'aliquota del 5% sul capitale, invece che tassare i rendimenti annui? Chi dichiarerà di avere avuto i capitali all'estero per più di un anno? Come si potrà controllare? Insomma, si paga un obolo minimo per
legalizzare l'evasione. E si incentiva ulteriore evasione. Ecco che vincono i furbetti”.

“Tremonti perde il pelo ma non il vizio e solo dopo un anno di governo tradisce le sue stesse promesse di non presentare più condoni”. Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti ha commentato il contenuto dell’emendamento del governo al decreto legge anticrisi all’esame della Camera. “Si tratta di un condono a tutti gli effetti e vi potrà aderire non solo chi ha portato illecitamente denaro all’estero, ma anche chi ha commesso reati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, ricettazione e riciclaggio. E’ una norma scandalosa, un affronto per tutti gli italiani che pagano regolarmente le tasse. Per non parlare del fatto che il testo sembra scordare che in Italia esiste la criminalità organizzata. La norma del Governo, per come è scritto, sembra infatti non contenere alcuna garanzia per impedire che mafiosi e camorristi possano beneficiarne. Non sembrano esservi – ha ribadito la Ferranti - efficaci strumenti di controllo per scongiurare il rientro dei capitali e dei proventi della criminalità organizza. Questo scudo fiscale – conclude – per come è stato impostato è una norma di inciviltà”.

“Scudo fiscale con emendamento al settimo provvedimento anticrisi dell’esecutivo Berlusconi. Ecco come risponde il centrodestra all’invito di confronto del capo dello Stato e alle difficoltà economiche dei lavoratori onesti e delle imprese che investono: un condono per chi ha portato i soldi all’estero e ora può rimpatriarli con poca spesa e l’ennesimo provvedimento tampone a una crisi fin qui negata e quindi mai affrontata”.

Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati PD, “questo governo umilia l’Italia tutta a cominciare dalle parti sociali alle quali non è stata neanche avanzata l’ipotesi dello scudo fiscale e dell’aumento dell’età pensionabile per le donne della pubblica amministrazione.
Questo governo umilia il Parlamento dov’è in discussione il decreto legge sul quale si fa sempre più probabile l’ipotesi del voto di fiducia che annullerebbe la possibilità di confronto e di partecipazione dell’opposizione. Questo governo sta cercando di far pagare ai terremotati abruzzesi lo sconto fatto agli evasori fiscali che beneficeranno dello scudo modificando le norme sul rimborso delle tasse e trattando le popolazioni colpite dall’ultimo sisma in maniera diversa dai friulani, umbri e marchigiani. Ma noi – ha concluso la Sereni - useremo tutti gli strumenti regolamentari possibili per impedire uno schiaffo alle popolazioni terremotate, ai lavoratori, ai professionisti e alle imprese abruzzesi”.


* Risorse lorde pari a circa 27,3 miliardi per il quadriennio 2008-2011 - 2,7 miliardi nel 2008, 11,4 nel 2009, 7,5 nel 2010 e 5,8 nel 2011 -, corrispondenti all'1,8 per cento del Pil.


sabato 11 luglio 2009

tesseramento













Segui il dibattito nella sezione dei link congressuali


REGOLAMENTO DEL TESSERAMENTO
1. L’iscrizione al Partito è il presupposto all’esercizio dei diritti e dei doveri previsti dallo Statuto all’art. 2 comma 1, 2, 5, e 7.
2. L’iscrizione è individuale. Al momento dell’iscrizione si autorizza il trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dal Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 in materia di protezione dei dati personali.
3. Ogni anno la Direzione nazionale su proposta del Tesoriere nazionale, sentita la Conferenza dei Segretari regionali, stabilisce la quota per l’iscrizione al Partito. Eventuali quote aggiuntive decise a livello regionale, non pregiudicano i diritti dell’iscritto.
4. Il dipartimento organizzazione del partito promuove ogni anno la campagna di iscrizione assicurando adeguata pubblicità.
5. Ogni persona in possesso dei requisiti previsti dallo Statuto nazionale può iscriversi presso il circolo territoriale, d’ambiente o on-line secondo quanto previsto dallo Statuto.
6. Possono aderire ad un circolo territoriale coloro che risiedono nella porzione territoriale di competenza del circolo stesso. Possono aderire ad un circolo d’ambiente di lavoro o di studio, coloro i quali operano nell’azienda, ente o università presso cui si è costituito il circolo.
7. Presso ogni coordinamento provinciale/territoriale e regionale è costituito un ufficio adesioni, nominato dall’organismo di garanzia del corrispondente livello organizzativo con il metodo del voto limitato. L’ufficio adesioni redige l’anagrafe degli iscritti.
8. L’iscrizione avviene presso la sede del circolo mediante la sottoscrizione e il ritiro della tessera. Ogni circolo predispone un calendario per l’iscrizione al partito assicurando adeguata e preventiva pubblicità a luogo e tempi di consegna. Responsabile è il coordinatore del circolo. Presso ogni circolo e' costituito un ufficio adesioni nominato dal coordinamento del circolo con voto limitato a 2/3, che affianca il coordinatore del circolo per queste funzioni e nella consegna delle tessere. Allorquando, sulla base dello Statuto e del Codice etico, il Coordinamento del circolo ritenga che non vi siano i presupposti per il rilascio della tessera, è tenuto a comunicare all’ufficio provinciale/territoriale le generalità e le motivazioni dell’avvenuto rifiuto, contemporaneamente alla comunicazione mensile degli iscritti. Ogni Coordinamento regionale, con proprio regolamento, di concerto con il dipartimento nazionale dell’organizzazione, può ulteriormente disciplinare le modalità di ritiro della tessera.
9. Unicamente in caso di comprovata impossibilità nel ritiro della tessera presso il circolo, il ritiro della tessera può avvenire presso l’ufficio adesioni del coordinamento provinciale/territoriale, che immediatamente informerà il Circolo dell’avvenuta iscrizione.
10.L’ufficio adesioni di ogni coordinamento provinciale/territoriale garantisce l’applicazione del presente regolamento e cura la costituzione dell’anagrafe degli iscritti acquisendo mensilmente l’elenco aggiornato degli iscritti di ogni circolo, e trasmetterà agli uffici regionale e nazionale l’andamento numerico del tesseramento.
Al termine di ogni anno l’ufficio adesioni di ogni coordinamento provinciale/territoriale trasmette all’ufficio adesioni regionale l’elenco degli iscritti. In caso di convocazione del congresso nazionale, regionale o di altro livello, si redige l’elenco degli iscritti aventi diritto al voto secondo le norme dello Statuto e dei regolamenti per la celebrazione dei congressi suddetti.
11.L’anagrafe redatta dall’ufficio adesioni è certificata dall’organismo provinciale di garanzia che lo ratifica con il voto della maggioranza dei 2/3 dei componenti. L’anagrafe così certificata viene trasmessa all’ufficio adesioni regionale e nazionale. Qualora l’ufficio provinciale non approvi come precedentemente stabilito l’anagrafe
sarà compito dell’ufficio regionale ratificarla con la stessa maggioranza.
12.L’ufficio nazionale adesioni procede alla verifica delle anagrafi regionali.
Ai fini del calcolo della platea congressuale nazionale faranno
parte soltanto gli iscritti che nell’anagrafe sono stati inseriti
con i seguenti minimi requisiti: Nome, Cognome, data e luogo
di nascita, indirizzo di domicilio o residenza, numero di telefono.
13.In caso di accertati elementi di irregolarità, incompletezza o anomalie
dell’anagrafe il dipartimento nazionale dell’organizzazione
disporrà una verifica, e laddove lo si riterrà necessario, provvederà
alla nomina di commissari ad acta per la redazione delle anagrafi
delle singole articolazioni territoriali del partito o di parti di
esse.
14.Per gli eletti nelle istituzioni presupposto al rilascio della tessera è
l’avvenuto adempimento degli obblighi di contribuzione al partito
previsti dai regolamenti finanziari dei diversi livelli.
15.Non è consentito il rilascio della tessera a persone che siano
iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a gruppi di altre formazioni
politiche all’interno di organi istituzionali elettivi, ai sensi
dell’art. 2 comma 8 dello Statuto.

Propaganda nucleare


Con 154 voti favorevoli, uno contrario e un astenuto, il Senato ha approvato il disegno di legge sullo sviluppo. Le opposizioni che avevano annunciato il voto contrario, all'ultimo hanno preferito astenersi in blocco con l'intento di far mancare il numero legale per la convalida del voto. Un iter molto travagliato che ha visto l'esecutivo impegnato a stralciare, modificare e correggere molte delle ipotesi tanto sbandierate ben 10 mesi fa che, poi, si sono dimostrate irrealizzabili.

Dei 64 articoli che compongono la normativa – il primo ddl era composto di 34 articoli – i punti principali vertono sul ritorno dell'Italia al nucleare, l'arrivo della class action e il ripristino dei fondi per l'editoria.

Quindi dopo oltre 20 anni e messo al riparo dall'attenzione dell'opinione pubblica, troppo incantata dal G8 de L'Aquila, in Italia torna il nucleare. A dire il vero, il condizionale è d'obbligo in quanto sebbene il governo faccia sembrare tutto molto semplice e immediato – un po' come la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina la cui realizzazione la vede solo Berlusconi -, l'effettiva realizzazione del piano per il nucleare è rimandato di sei mesi, tempo in cui il governo dovrà predisporre le norme d'attuazione, la localizzazione degli impianti e i sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi. Quisquilie!

Sarà il Cipe a definire le tipologie degli impianti. I siti, d'autorità, potranno essere dichiarati “di interesse strategico nazionale”, soggetti anche a controllo militare. Per la costruzione dell'impianto, fatte salve la Via (valutazione di impatto ambientale) e la Vas (valutazione ambientale strategica), sarà necessaria un'autorizzazione unica rilasciata di concerto dal ministro dello Sviluppo economico e quello dell'Ambiente e le Infrastrutture.

A smorzare l'euforia del ministro Scajola, mente indiscussa del progetto nucleare, sono arrivate le risposte univoche da parte della Regioni: tranne una parziale apertura da parte del Veneto e della Sicilia, nessuna amministrazione ha dato il proprio sì alla realizzazione sul proprio territorio di centrali nucleari.

L'altra altra grande novità è l'arrivo della class action. Ma anche in questo caso emergono immediatamente pecche e falle nella sua applicazione. Non sarà retroattiva, entrerà in vigore non prima del gennaio 2010 e vi si potrà ricorrere solo per gli illeciti compiuti dopo l'entrata in vigore di questa legge.

Salirà dal 5,5% al 6,5% la maggiorazione dell'aliquota ordinaria Ires a carico delle aziende petrolifere e dell'energia elettrica con lo scopo aumentare i fondi destinati all'editoria. Con l'aumento della Robin Tax, entro due anni verranno ripristinati 140 milioni per il fondo per l'editoria.

“Si riparte con la propaganda sul nucleare. Nonostante quanto sbandierato dal Governo Berlusconi, infatti, si tratta della scelta più sbagliata che il nostro paese possa intraprendere per risolvere i suoi problemi energetici. Oltre all’errore del perseguire con la scelta nucleare è inaccettabile l’idea del Governo di scorciatoie che passino per la militarizzazione delle aree, tagliando di fatto la necessaria via della concertazione con i territori e con le regioni che non fossero disponibili ad ospitare gli impianti nucleari e i siti di stoccaggio. E’ un approccio insopportabile e lontano da quanto si fa in qualunque paese occidentale e rischia di condurci in un vicolo cieco”, lo ha dichiarato Ermete Realacci, responsabile Ambiente del PD commentando l’approvazione in Senato del ddl sviluppo.
“Sono assolutamente favorevole”, ha aggiunto Realacci,“che l’Italia sia protagonista nella ricerca di un nucleare di quarta generazione che diminuisce i rischi, la produzione di scorie, rompe la catena della proliferazione nucleare. In questo campo, l’Italia ha tutte le condizioni per dire la sua. Ma è noto a tutti che questo nucleare oggi non esiste e pensare di costruire centrali di vecchia generazione nel nostro Paese è completamente sbagliato e anti-economico”.
“Così com’è oggi”, ha concluso Realacci, “il nucleare è una scelta che sottrae risorse, sia pubbliche che private, a obiettivi quanto mai urgenti, come investire in efficienza energetica, sviluppo delle fonti rinnovabili a cominciare dal solare, promuovere l'innovazione tecnologica, che in tempi enormemente più brevi consentirebbero di abbattere le emissioni che alimentano i mutamenti climatici, di ridurre sensibilmente la nostra dipendenza energetica dall'importazione di petrolio, di accrescere la competitività delle nostre imprese,di alleggerire le bollette a carico delle famiglie. Questa è la vera frontiera dell'innovazione in campo energetico, una frontiera che rappresenta un'opportunità tanto più grande in questa fase di crisi economica”


La 14esima ai pensionati? Merito del governo Prodi

E’ in pagamento in questi giorni la quattordicesima mensilità erogata annualmente ai pensionati che percepiscono un assegno mensile fino a circa 700 euro. Si tratta di 3 milioni e 426.000 persone che percepiranno un importo medio di 380 euro una tantum per un onere complessivo di 1 miliardo 305 milioni di euro. Questo risultato è il frutto del protocollo del 2007, voluto dal governo Prodi.


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La 14esima ai pensionati? Merito del governo Prodi



NO alla censura

Il prossimo 14 luglio ci sarà la giornata di silenzio dei blogger. Una protesta per manifestare contro il decreto Alfano sulle intercettazioni che se approvato introdurrebbe, con il cosiddetto ‘obbligo di rettifica’ per i siti, sanzioni pesantissime per gli utenti, impedendo di fatto alla rete di essere un fondamentale strumento di diffusione e di condivisione libera dell’informazione e del sapere. Il PD è con i blogger in sciopero, per dire no ai bavagli e alle censure e sì alla libertà della rete e di un grande bene come la comunicazione.

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NO alla censura


mercoledì 1 luglio 2009

Testamento Biologico

Il 25 maggio 2009 si è costituito il COORDINAMENTO PER IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ DI SCELTA di Castelfranco Veneto, su iniziativa di singoli cittadini , di alcune associazioni castellane e di alcune forze politiche, con l’obiettivo di:

- Riaffermare i valori dello Stato di diritto

- Sostenere l’improrogabile necessità di adottare anche in Italia un provvedimento sul TESTAMENTO BIOLOGICO ( strumento legislativo per anticipare le volontà della singola persona ) , che consenta il diritto di scegliere terapie mediche e di rifiutare trattamenti sanitari ( come già scritto nell’articolo 32 della Costituzione ) ai cittadini che lo decidono e lasciano precise indicazioni nel caso di perdita d’integrità intellettiva e/o di possibilità di comunicare

- Avviare nella castellana occasioni di approfondimenti e di discussione
1. facendosi promotore di iniziative pubbliche e di momenti culturali
2. aderendo o favorendo la formazione di simili coordinamenti nella provincia di Treviso

Il Coordinamento per il diritto alla libertà di scelta afferma la propria totale contrarietà
al disegno legislativo proposto dal governo e già approvato da uno dei due rami del parlamento (Senato della Repubblica, Disegno di Legge 26 marzo 2009, S.10: Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento) in quanto:

- è palesemente incostituzionale, non permettendo al cittadino di poter scegliere liberamente
i trattamenti medici e di veder garantite e rispettate le proprie volontà
- è burocraticamente perverso, rendendo nella prassi impossibile per il cittadino autenticare il proprio TESTAMENTO BIOLOGICO ( serve notaio, medico di famiglia e va rinnovato
ogni tre anni )
- è dannoso, non lasciando decidere, in prima istanza, i singoli cittadini e, quindi, i medici: le persone qualificate a scegliere ed a stabilire se le terapie ( come l’alimentazione e l’ idratazione forzata ) siano giustificate o meno

Il Coordinamento per il diritto alla libertà di scelta è aperto a tutti i cittadini, associazioni, partiti
che si riconoscano in quanto sopra e in particolare nel diritto di ogni persona di poter scegliere.
Per informazioni e adesioni scrivere a: liberasceltacastelfranco@gmail.com

Informazioni di contatto

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E-mail:
Sito Web: