martedì 20 luglio 2010

Intercettazioni, dietrofront del governo

Cambio della legge, intercettazioni pubblicabili se rilevanti. Maran: "Rinvio? Vedremo, il testo è da riscrivere completamente". Il Pd contesta Caliendo: "E' coinvolto nell'inchiesta P3, non può seguire l'iter della legge"

La retromarcia sulle intercettazioni passa da un emendamento del governo di fine luglio. Così se Berlusconi alla stampa promette di lasciar tutto com'è, poi nero su bianco il testo cambia.

Modifiche che non convincono il PD, tanto che Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del PD, rispondendo alle domande dei giornalisti a Montecitorio dice: "Rinvio? Vedremo, il testo è da riscrivere completamente, non voteremo mai una legge che impedisce le indagini e limita l'informazione".

Il testo presentato oggi modifica il divieto di pubblicazione delle intercettazioni sino alla conclusione delle indagini preliminari, il che era previsto dalla parte del testo del ddl già approvata sia alla Camera che al Senato. In pratica si istituisce il meccanismo della cosiddetta udienza filtro con la quale il gip di intesa con l'accusa e la difesa deciderà le parti pubblicabili delle intercettazioni e quelle che invece vengono secretate. Questo significa che le intercettazioni saranno coperte da segreto fino alla conclusione di quest'ultima. Ma la proposta di modifica dell'esecutivo non fissa alcun termine entro il quale debba essere celebrata tale udienza, termine invece richiesto dagli emendamenti del Pd.

La proposta di modifica comporterà molto probabilmente lo slittamento dell'esame del provvedimento a domani: sarà necessario, infatti, dare tempo ai gruppi di presentare sub emendamenti.

Spiega Maran: "La maggioranza ci sta pensando, sta cercando di trovare un'intesa al proprio interno e dunque, arriveremo a un rinvio della discussione del provvedimento? Vedremo, intanto riscriva completamente il testo partendo dalle nostre proposte. Per noi questa legge sulle intercettazioni è sbagliata e siamo convinti che il Parlamento abbia cose ben più importanti da discutere dei problemi di Berlusconi. Noi, - continua - non voteremo mai un provvedimento che limita la possibilità di indagine e lede il diritto dei cittadini ad essere informati, ma cercheremo di limitare il danno e per questo abbiamo presentato 400 emendamenti. Su sette di questi chiediamo la convergenza di chi proclama, fin qui senza fatti, di avere a cuore la legalità e la libertà di stampa. La maggioranza è in confusione totale, vedremo quel che faranno".

Certo ci sono dei passi indietro rispetto al divieto assoluto ma è una mezza via che "non risolve il problema, è un compromesso di cui dobbiamo valutare l'impatto" commenta il capogruppo Pd nella commissione Giustizia di Montecitorio, Donatella Ferranti. Che giudica "inopportuno" che a seguire l'iter per conto del governo sia Caliendo, dopo il suo coinvolgimento nelle inchieste sulla cosiddetta «P3».
Già il 17 luglio la Ferranti annunciava: "Il Pd ha presentato una mozione per chiedere le dimissioni di Caliendo, della quale il presidente Franceschini ha chiesto una urgente calendarizzazione. È ipocrita accusare di giustizialismo, come fa Bondi, chi ha la fermezza di richiamare al rispetto dell'etica pubblica coloro che occupano cariche di governo".
Anche Nico Stumpo, responsabile Organizzazione della segreteria del Pd ha dato un giudizio simile: "Al di là della vicenda giudiziaria e a prescindere dalla valutazione sulla pericolosità della cosiddetta P3, il tema che emerge con sufficiente chiarezza è quello della responsabilità politica, meglio dell’irresponsabilità di chi non avverte l’incompatibilità tra alcune condotte e l’ufficio pubblico svolto. Non serve attendere la Cassazione o lo sviluppo dell’indagine su questa vicenda per stabilire che chi sta al vertice del ministero di Grazia e Giustizia non può andare in compagnia del capo degli ispettori ministeriali a trafficare con noti pregiudicati come il signor Flavio Carboni, già tristemente noto alle cronache giudiziarie del Paese. È per questo che il Pd ha già chiesto le dimissioni del sottosegretario Caliendo, che speriamo giungano quanto prima".

venerdì 16 luglio 2010

Manovra: 16 e 17 mobilitazione nazionale contro le misure del governo




Letta: "Un'altra manovra è possibile". Nei giorni in cui il governo chiede la fiducia sulla manovra, gli esponenti del PD saranno nelle principali piazze italiane per ribadire l’inadeguatezza e l’iniquità delle misure proposte


Dopo la manifestazione del 19 giugno a Roma, il PD torna a mobilitarsi contro la manovra del governo. In due giornate, il 16 e 17 luglio, in tutta Italia si organizzeranno manifestazioni, incontri, volantinaggi, banchetti informativi, per parlare delle misure contenute nella manovra economica e illustrare le proposte del partito. Nei giorni in cui il governo chiede la fiducia sulla manovra, gli esponenti del PD saranno nelle principali piazze italiane per ribadire l’inadeguatezza e l’iniquità delle misure proposte.

“Portiamo nelle città italiane l’idea di manovra alternativa del PD”, spiega il vicesegretario Enrico Letta. “Ai cittadini italiani, rispetto al governo che si è arroccato e ha blindato il testo con il voto di fiducia, diciamo che un’altra manovra è possibile. E con le iniziative di venerdì e sabato vogliamo operare perché i sacrifici siano distribuiti in modo equo, perché la ripresa non sia soffocata e il federalismo non sia compromesso dal centralismo della manovra”.
Tra gli appuntamenti: giovedì 15, D’Alema sarà alla festa di Imola con Vasco Errani e a Forlì (Festa del Ronco) con Livia Turco. Venerdì 16 alle 11.30, il presidente dell’Assemblea nazionale del PD, Rosy Bindi, terrà una conferenza stampa sui temi economici e sulla manovra finanziaria a Salerno, presso il Grand Hotel Salerno. Nello stesso giorno, il responsabile del forum Welfare del PD, Giuseppe Fioroni, sarà a Genova dove, con il segretario regionale della Liguria, Lorenzo Basso, alle 11.30 terrà una conferenza stampa in piazza De Marini.
Sabato 17, il vice segretario del PD, Enrico Letta, alle 19 sarà alla festa democratica di Varese e alle 21 alla festa regionale del PD Lombardia a Desenzano del Garda. Pierluigi Castagnetti parteciperà alla festa democratica di Rimini.
Domenica 18, il capogruppo del PD alla Camera, Dario Franceschini, sarà presente alla festa democratica di Rimini.

mercoledì 14 luglio 2010

L.Musumeci ed altri 14 luglio 2010

Alcune considerazioni sul partito che vorremmo in vista del congresso provinciale

Queste considerazioni sono state elaborate da un ampio gruppo di lavoro di iscritti al PD trevigiano.

Vogliamo metterle a disposizione di tutto il partito, perché se ne discuta insieme alle altre posizioni, e il

congresso diventi veramente un momento di crescita e maturazione del partito e non solo di scontro per

la scelta del nuovo gruppo dirigente. Lavoreremo per cercare convergenze, superare le mozioni, far

crescere insieme il partito. Questo documento è il primo passo in questo senso.

INTRO

Il Partito Democratico trevisano, che si propone come guida di questo territorio e di questa comunità,

non può darsi una prospettiva di corto respiro, un orizzonte temporale limitato alle prossime scadenze

elettorali, pur importanti, ma deve necessariamente proporre le proprie idee e organizzarsi per crescere

quantitativamente e qualitativamente con una visione almeno di medio periodo. Il veneto e la provincia

di Treviso hanno bisogno di aria nuova. Lega e PDL hanno stravolto i Valori del popolo veneto, hanno

aumentato le diseguaglianze, hanno mal governato favorendo sprechi e clientelismo. Dobbiamo dare

una svolta a questa situazione.

La situazione del nostro partito è grave, sia a livello nazionale che locale, ed è bene non nasconderselo.

Pur nel rispetto della diversità di opinioni e aree culturali di provenienza, crediamo che il PD debba

superare la divisione in mozioni e in sottogruppi che hanno caratterizzato il congresso nazionale e

regionale verso una nuova aggregazione di iscritti che lavorino ad un progetto comune che possa dare

un futuro migliore a questo partito.

Il nostro partito provinciale viene fuori da un periodo difficile, in cui (nonostante le carenze organ izzative

e finanziarie) si è lavorato per approfondire i contenuti programmatici, per formare i nostri giovani e per

essere presenti nel territorio e sui media. Abbiamo però sofferto per una conflittualità molto forte che ha

limitato le possibilità di cres cita e diviso il partito in gruppi che hanno speso più energie per scontrarsi

che per lavorare a favore del partito stesso. Il gruppo dirigente provinciale ha fatto certamente anche

degli errori, ma questa è l’ora di guardare avanti e indicare in che modo il nostro partito può ripartire.

Il Partito Democratico trevigiano ha quindi necessità di fare un salto di qualità per migliorare la sua

capacità progettuale e aumentare la sua credibilità e non può che ripartire dal rinnovamento dei

contenuti, del modo di fare politica, del tipo di partito e dalla valorizzazione delle competenze e del

merito.

La conclusione del percorso congressuale apre una fase decisiva per il rilancio del partito, che non può

prescindere dalla necessità di armonizzarne le varie sensibilità: un errore da non ripetere è quello di

sclerotizzare le mozioni in correnti, che comunicano tra loro solo tramite accordi di corridoio, gestiti dai

vertici in modo poco trasparente e poco utile.

Oltre che idee innovative ed efficaci, proposte chiare e praticabili sul piano del governo e dello sviluppo

possibile (insomma proposte programmatiche che qui non affrontiamo), gli iscritti, il popolo delle

primarie e tutti i cittadini meritano una svolta nei metodi della politica. Ecco le nostre proposte al

riguardo.

Un Partito veramente Democratico

Occorre sviluppare una vera democrazia interna che non mortifichi nessuno: un confronto trasparente

ed intenso tra le idee e le persone, un dibattito incentrato sui contenuti propositivi, nell'ambito del quale

non si utilizzino le posizioni di potere consolidate per imporre linee e scelte sulle persone.

L' impegno del PD trevigiano dovrà dunque essere rivolto prima di tutto allo sviluppo della democrazia

interna, essendo indispensabile operare una sintesi “alta” fra le varie sensibilità ed i punti di vista,

giungendo a definire le linee programmatiche del partito, anche in modo non unanime, ma sempre al

termine di un confronto ampio e leale tra le diverse posizioni. Per allargare il consenso e non

restringersi in un partito piccolo, nelle dimensioni e nel ruolo, occorre rivolgersi in una prospettiva aperta

ed inclusiva non solo agli iscritti ma anche al “popolo delle primarie” e alla “società civile”.

Nota: Si tratta quindi non solo di stabilire che maggioranze occorrano per ogni tipo di decisione. Occorre inoltre

che sia democratico il procedimento attraverso il quale vengono scelti i membri dell’organo rappresentativo. Noi

proponiamo per esempio che la direzione venga votata con le preferenze e non “in blocco”.

Nomine trasparenti

E’ noto, ed è una piaga su cui il Partito Democratico tutto dovrebbe assumere una posizione netta, che

lo strumento delle nomine è utilizzato dalla maggior parte delle forze politiche per radicare relazioni

clientelari, che nulla hanno di sano e che sono ben distanti dagli interessi generali della collettività e

dalla missione per cui quegli enti sono in essere. Riteniamo indispensabile affiancare ai discorsi sulla

meritocrazia e al rifiuto dei manuali Cencelli una pratica concreta ed effettiva fin dalle prossime scelte

rendendo chiaro a tutti che le persone designate dal nostro partito sono state individuate in base alla

loro competenza. Per questo chiediamo di individuare subito un meccanismo tipo quello proposto da

“EntiTrasparENTI” (http://www.entitrasparenti.it) che faccia da guida per le nomine.

Un Partito centrale e guida delle alleanze

Sul piano delle alleanze, la risposta vincente non può essere quella delle alchimie politiche e delle

sommatorie di sigle, e neanche quella degli accordi all'insegna dei trasversalismi da prima repubblica: le

alleanze dovranno formarsi sulla base dalle convergenze tra i nostri punti programmatici irrinunciabili e

le posizioni di altre forze politiche o di aggregazioni civiche spontanee che possono nascere in ambito

locale. Cerchiamo di imparare dagli errori commessi a questo proposito nelle ultime elezioni regionali…

Un Partito che rende possibile il ricambio e la parità di genere

E' necessario un progressivo ricambio nella classe dirigente provinciale, che garantisca il reale (e

visibile) rinnovamento – anche generazionale e di genere - del partito, che esprima un insieme di valori

unificanti e l'impegno ad una pratica politica rispettosa del codice etico del partito, anteponendo le

“regole” alle pur legittime aspirazioni personali. Per chi sceglie l' impegno politico nel PD, sarà

indispensabile dimostrare concretamente spirito di servizio e rinnovata idealità.

Capisaldi irrinunciabili per una nuova classe dirigente dovranno essere competenza, valorizzazione del

merito, capacità di assumersi responsabilità e risponderne in modo trasparente. Principi che si dovranno

attuare anche con il divieto di cumulo degli incarichi.

Chiunque accetta un incarico nel partito si impegna a lavorare gratuitamente con serietà, impegno e

continuità per contribuire concretamente alla vita quotidiana del partito: il partito ha bisogno dell’aiuto

concreto di tanta gente. Nell’esecutivo, per esempio, chi non svolge con impegno e serietà il suo

compito va sostituito senza esitazioni, non possiamo più permetterci di assegnare incarichi che non

vengano portati a termine .

Ricambio vuol dire anche dare possibilità di emergere anche alle donne. Le Pari Opportunità di cui tanto

si parla devono essere messe in pratica e non solamente scritte nei regolamenti. Ci si deve impegnare a

valorizzare le migliori energie femminili nella composizione degli organismi interni e nelle candidature.

Un’idea potrebbe essere quella di istituire la figura del Garante delle Pari Opportunità del PD trevigiano.

Un Partito aperto ai cittadini

Il patrimonio vero del partito è rappresentato dai tanti cittadini che hanno votato il 25 ottobre: escludere il

popolo delle primarie dalle decisioni importanti sarebbe un grosso errore. Già dalle prossime elezioni

provinciali, lo strumento per la scelta dei candidati deve essere quello delle primarie.

Occorrerà inoltre praticare il massimo dell'apertura alla società civile nella definizione delle proprie linee

programmatiche, prevedendo adeguati momenti di confronto da articolare nei circoli ed in conferenze

tematiche rivolte a tutti i cittadini, impegnandosi ad effettuare, se necessario, consultazioni degli elettori

con referendum consultivi su scelte strategiche per il futuro del trevigiano.

L’elenco dei cittadini che hanno partecipato alla primarie deve essere reso disponibile ai coordinatori di

circolo con i quali bisogna decidere quale strategia comune di approccio comunicativo utilizzare nei loro

confronti. Bisogna insomma chiarire in che occasioni contattare e coinvolgere il popolo delle primarie,

come farlo e con quali limiti. Il coinvolgimento di questa gente può essere di fondamentale importanza

anche per aumentare la “forza lavoro” del partito e il coinvolgimento emotivo di tanta gente.

Un Partito con al centro i circoli

Le strutture, gli organismi e l’organizzazione sono fondamentali per l'azione politica. Un partito aperto è

prima di tutto un partito fondato sulla ampia partecipazione dei suoi organismi e delle sue strutture

territoriali.

Il PD nella nostra Provincia in tutta la fase congressuale ha dimostrato di avere una rete territoriale,

quella dei Circoli, che può svolgere una funzione di promozione della cittadinanza attiva nel nostro

territorio a cui non possiamo rinunciare. Si devono quindi incrementare le forme di consultazione dei

circoli e dell’assemblea provinciale, in termini di frequenza e di rilevanza. I Circoli non possono essere

interpellati solo nelle occasioni congressuali o in occasione delle tornate elettorali, ma devono diventare

l’agorà della società civile, il luogo dove matura giorno per giorno la linea politica. L’organismo

dell’assemblea dei coordinatori di circolo dovrà rivestire una grande importanza nei momenti delle scelte

importanti.

L’organizzazione

Inoltre, è questione di primaria importanza quella del rafforzamento dell’organizzazione del partito a

favore delle attività dei circoli. I circoli devono poter contare su aiuto tecnico, economico, politico da

parte della segreteria provinciale.

Molto importante è anche il funzionamento degli organismi intermedi fra circolo e provinciale, che

devono funzionare con continuità e fare da collegamento tra gli iscritti e la segreteria provinciale.

Quando questi coordinamenti di collegio non funzionano, la segreteria provinciale dovrà intervenire

presto e con efficacia e se necessario cambiare il coordinatore.

L’organizzazione deve essere potenziata, non solo con la scelta di un segretario organizzativo, ma di

una vera squadra di persone competenti e motivate, con deleghe specifiche. L’organizzazione dovrebbe

inoltre prevedere non solo una struttura gerarchica verticale, ma gruppi di lavoro tematici orizzontali, singoli incarichi su questioni specifiche (“a progetto”) e la valorizzazione delle capacità professionali di

molti dei nostri iscritti.

Un Partito comunicativo e trasparente

Elemento fondamentale per un partito del ventunesimo secolo è una “chiara ed efficente

comunicazione“ e nell’era di internet è particolarmente importante che il Partito provinciale si doti di un

sito internet particolarmente interessante ed efficace e di pagine sui social network ma anche di altri

strumenti di comunicazione, tra i quali ad es. semplici newsletter, sia in formato elettronico che

cartaceo. Il sito internet provinciale dovrebbe avere anche uno spazio predisposto per la discussione

sulla linea politica.

Non si tratta solo di far veicolare le informazioni in maniera tempestiva: va garantita a tutto il partito una

corretta informazione sulle discussioni e decisioni assunte. In tale maniera la trasparenza potrà

diventare in modo naturale valore fondante del partito, in primis, rendendo accessibili le documentazioni

finanziarie. Al riguardo proponiamo che sul sito internet vengano pubblicate periodiche rendicontazioni

sullo stato finaziario del partito. Inoltre, si chiede che il partito verbalizzi tutte le direzioni e le assemblee

e mandi entro qualche giorno ai componenti delle stesse i relativi verbali.

Conclusione

Chiediamo insomma un partito pienamente democratico e trasparente, ben organizzato, moderno,

partecipato e che valorizzi il merito. Questa è la base di discussione che proponiamo per far decollare il

progetto di un partito nuovo che vorremo venisse costruito nel confronto fra tutte aree politiche e sociali

che si riferiscono al PD.

Chiediamo che questo documento venga discusso nei circoli e in tutte le altre sedi che si riterranno

opportune. Accettiamo volentieri contributi o integrazioni al documento.

Sappiamo bene che in vista delle elezioni provinciali il Partito dovrà anche e soprattutto discutere del

programma da presentare agli elettori, ma intanto partiamo da qui: in vista del congresso il confronto di

idee sul tipo di partito è il primo passo per costruire qualcosa di nuovo.

Luca Musumeci

Alessandra Brunati

Eugenio Dal Bianco

Mario Pernechele

Paola Borghesani

Renato Pani

(e molti altri che hanno contribuito)

martedì 13 luglio 2010

Manovra economica - relazione di minoranza Giaretta

Relazione di minoranza al decreto legge sulla manovra economica (d.l. 31 maggio 2010 n. 78). Intervento in aula 13 luglio 2010

Sen. Paolo Giaretta

La debolezza più grave della manovra è la sua mancanza di ambizione e coraggio. La crisi sempre può costituire una occasione: per migliorare i fondamentali del paese, per affrontare quelle riforme strutturali che in condizioni normali sono più difficili da fare. Un'occasione che non dovrebbe essere sprecata.

La crisi è invece per il Governo diventata un alibi. Per affrontare senza discussione all'interno stesso del Governo una manovra senza prospettiva, di fronte ad una urgenza ostinatamente negata per un lungo periodo.

Vi sarebbe stato lo spazio per un discorso franco al paese. Certamente sarebbe stato possibile fare appello alle migliori energie della nazione, costruire un consenso reale attorno alle cose che servono. Ce lo saremmo aspettato, l'opinione pubblica avrebbe capito il senso di sacrifici necessari per il bene comune, purché equamente ripartiti e finalizzati a lasciare un paese migliore, più giusto e competitivo.

Bugie al posto di responsabilità

Il Presidente del Consiglio ha scelto un'altra strada, prima negando l'emergenza, poi mettendosi sulla strada di chi vuol dividere più che unire. Sembra che non sappia governare se non lavorando per dividere l'opinione pubblica, sconquassare ogni rapporto istituzionale e politico.

Per dividere la sua stessa maggioranza, che ormai occupa gli spazi della comunicazione per i litigi permanenti, le minacce e non per le decisioni.

La scelta dello scontro permanente. A cominciare da quel perentorio "se fosse al governo la Sinistra saremmo come la Grecia". Anche nella più aspra delle contese politiche c'è un debito con la verità.

Il Presidente del Consiglio che fa questa affermazione è un signore che ha governato l'Italia per 10 degli ultimi 16 anni. Ha ricevuto in eredità un paese il cui debito era al 103,5% del PIL e lo ha portato quest'anno al 118%, appunto al livello della Grecia. Eletto sulla promessa meno tasse per tutti ha portato la pressione fiscale al record storico del 43,2%, coltivando in ogni occasione l'invito alla slealtà fiscale. Quest'anno per la prima volta dopo 19 anni viene azzerato l'avanzo primario, che è il risparmio necessario per poter abbattere il debito. Sopratutto ha indebolito la competitività del paese. L'annuale classifica del World Economic Forum ha registrato negli anni dei governi dell'Ulivo un avanzamento da parte dell'Italia di 13 posti nella classifica mondiale per la competitività, frutto delle politiche di liberalizzazione, di apertura dei mercati, di riforme portate a compimento. Negli anni in cui ha governato Berlusconi l'Italia ha perso la bellezza di 21 posizioni ed è ora relegata al 48esimo posto.

Sei emergenze da mettere nell'agenda del paese

Questi sono dati. Questi sono fatti. Gli insulti non li possono nascondere.

Noi preferiamo parlare d'altro. Vogliamo guardare al futuro. Vogliamo pensare ai problemi reali del paese che deve trovare la forza di affrontarli.

Siamo un paese che da troppo tempo cresce troppo poco. Nei dieci anni antecedenti la crisi il PIL italiano è cresciuto di 15 punti rispetto ai 25 punti della media euro. Negli ultimi due anni il PIL è calato al livello di dieci anni fa, mentre i nostri concorrenti hanno perso 3 o 4 anni.

Siamo un paese che perde produttività: la produttività del lavoro negli ultimi 10 anni è cresciuta del 3% rispetto ad una media dell'area euro di 14 punti. Bassa crescita affidata a scarsi investimenti e bassi salari. Ed infatti siamo agli ultimi posti in Europa per il livello dei salari e nell'ultimo biennio si è avuto un calo di quasi il 20% per gli investimenti fissi nell'industria. La produttività totale dei fattori per il settore manifatturiero arretra di 5 punti rispetto al 1995, mentre la Germania ne guadagna 30 e la Francia 26.

Abbiamo una parte della popolazione che rischia di restare esclusa dal circuito della produzione. La partecipazione delle donne al lavoro è tra le più basse in Europa. Drammatica è la condizione giovanile. Il 79% dei posti di lavoro persi nell'ultimo periodo riguardano giovani tra i 18 e i 29 anni. La disoccupazione giovanile è al 29,5%. Ci sono in Italia 2 milioni di giovani che non studiano, non lavorano non cercano neppure lavoro.

L'Italia è un paese in cui aumentano le disuguaglianze. Nella classifica OCSE l'Italia è il secondo paese europeo come ampiezza nella distribuzione della disuguaglianza della ricchezza ed il primo paese per immobilismo sociale: non c'è quasi più ascensore sociale, chi nasce nella parte bassa della scala sociale ha una elevata probabilità di restarvi.

Nel 2000 secondo il test OCSE Pisa i nostri studenti dimostravano una capacità superiore alla media comunitaria, con un 19% di studenti con scarsa capacità di lettura. Dopo meno di dieci anni la percentuale è andata ben al di sopra della media europea raggiungendo il 27% degli studenti: quasi un terzo dei giovani non sa procurarsi informazioni da un testo scritto, capirne la logica interna e metterlo in relazione con le nozioni che già possiede.

La demografia continua a restare fuori da un discorso politico pubblico. Eppure abbiamo dei problemi particolari. Siamo il paese più vecchio d'Europa. L'indice sintetico che misura il rapporto tra popolazione anziana e popolazione giovane supera il 30%, sei punti sopra la media europea. In cinque anni è più che raddoppiata la presenza di cittadini stranieri. E sono stati anni di bassa crescita economica. Si preferisce parlare di sicurezza invece che di politiche rigorose di una necessaria integrazione.

Ci sono le risorse per farcela ma occorre la Politica

Un'analisi troppo pessimistica? No una analisi realistica. Non siamo pessimisti. Anzi, pensiamo che l'Italia abbia le risorse anche per vincere questa sfida. Gli italiani danno il meglio di sé di fronte alle difficoltà, con la ricchezza di uno spirito imprenditoriale diffuso, un capitale sociale ancora molto forte, punti di eccellenza che restano competitivi. Non abbiamo avuto le bolle speculative che hanno caratterizzato altre economie. Il sistema bancario si è dimostrato solido. Vi è un risparmio privato che compensa abbondantemente lo stato del debito pubblico. Abbiamo una base manifatturiera che pochi paesi occidentali hanno.

Solo che gli italiani, le nostre imprese non possono farcela da soli. Hanno bisogno che la politica faccia la propria parte. Nel decidere con lungimiranza. Nel promuovere le riforme necessarie ad abbattere barriere e rendite altrimenti inattaccabili.

Per recuperare e organizzare la forza strutturale del Paese, quella che si trova nell'economia reale, nelle imprese, nelle famiglie

E' l'occasione per restituire iniziativa e responsabilità a quei corpi intermedi che hanno già dato prova in passato, nei momenti di emergenza, di capacità cooperativa attorno ad obiettivi condivisi di crescita.

Le proposte del Pd rimaste senza risposta

Così com'è la manovra non risponde a queste esigenze. Abbiamo cercato di dimostrare che è possibile cambiarla mantenendo un quadro di rigore finanziario in direzione di una maggiore equità e di una maggiore attenzione alla crescita. I nostri emendamenti sono in campo. Ancora il Presidente del Consiglio ha dichiarato che l'opposizione "produce una raffica di no su tutto senza che ci venga fatta una proposta alternativa". Veramente in queste settimane i no senza motivazione, senza controproposte sono stati i no del governo presieduto dall'on. Berlusconi.

L'opposizione ha messo in campo proprio una proposta alternativa. L'abbiamo basata su tre pilastri.

Un fisco per premiare chi paga

Intanto il fisco. La crisi è l'occasione per reimpostare la struttura fiscale italiana verso una maggiore equità. Ricordo che negli ultimi 30 anni i redditi da lavoro dipendente sul valore aggiunto sono scesi dal 66 al 53%, ma il peso dell'IRPEF e dell'imposta sostitutiva sul lavoro dipendente è balzato dal 52 al 70%.: troppo pochi pagano troppe tasse. Finalmente vi siete convinti che la lotta all'evasione fiscale è un elemento necessario. Avete detto: dalla persone e dalle imprese alle cose.

Bene, noi proponiamo di incominciare a farlo. Almeno un euro su due di quelli provenienti dalla lotta alla evasione fiscale secondo la nostra proposta deve andare ad alleggerire la posizione dei contribuenti onesti. Un fisco amico della famiglia è stato detto molte volte. Si può incominciare a farlo. Abbiamo proposto di raddoppiare le detrazioni per figli aumentando la soglia di detraibilità ferma da molti altri. Oppure di rendere deducibili le spese per baby sitter, asili nido, badanti che condizionano pesantemente i bilanci delle famiglie. Oppure iniziare ad agire con uno strumento universale, la dote fiscale per i figli, prevedendo un assegno di 3.000 euro annui fino al diciottesimo anno di età. Aiuti concreti. Scegliamo, scegliete, ma qualcosa va fatto.

Per le imprese. Proponiamo di togliere il costo del lavoro dall'imponibile IRAP delle piccole imprese e dei professionisti. Avete detto che avreste cancellato l'IRAP. Incominciamo a fare qualcosa. Con l'operazione cuneo fiscale fu tagliato da noi un quarto dell'IRAP, oggi si può fare un altro passo in avanti in un momento di grande stress per il sistema delle piccole imprese.

Il finanziamento di queste misure di alleggerimento fiscale può trovare copertura attraverso due misure. Una sovrattassa di 3 punti sui capitali regolarizzati attraverso lo scudo fiscale, ricordando che nessun paese europeo che abbia fatto operazioni analoghe ha usato una aliquota così bassa per la regolarizzazione e che al contrario di quanto affermato dal Governo e come era ovvio, solo una minima parte dei capitali scudati si sono tradotti in investimenti sul sistema Italia.

Una seconda azione riguarda l'avvio di una tassazione più equa delle rendite finanziarie. L'aliquota attuale al 12,5% non ha riscontro tra i maggiori paesi europei ed è particolarmente iniqua rispetto alla tassazione dei redditi di lavoro e di impresa. Si propone perciò l'innalzamento al 20%, escludendo da questo aumento i titoli di Stato.

Infine appare urgente un intervento sulla fiscalità della casa, con una tassazione secca al 20% dei redditi da affitto, accompagnata da una detrazione del 20% delle spese di affitto per gli inquilini.

Un provvedimento all'inizio costoso ma che rapidamente si farà pagare da solo, con una forte emersione del nero, realizzando un vantaggio sia per i piccoli proprietari, con una maggiore convenienza per l'investimento immobiliare, sia sotto il profilo di un sostegno del reddito per le famiglie di inquilini.

Equilibrio tra centro e periferia, per evitare la tomba del federalismo

Il secondo pilastro è la spesa pubblica. Va ridotta la spesa corrente improduttiva. Ma non è pensabile agire senza strumenti razionali e con un così forte squilibrio tra centro e periferia: il sistema delle autonomie locali dovrebbe contribuire con 14,8 miliardi, i ministeri con 3,4 miliardi. Negli ultimi cinque anni la spesa della pubblica amministrazione centrale è aumentata di 1,2 punti rispetto al PIL, mentre per comuni e regioni al netto della spesa sanitaria il peso è diminuito di due decimi di punto. Lo Stato che non sa controllare la propria spesa scarica sulla periferia le proprie inadempienze. Il Governo non ha saputo costruire un patto concordato con il sistema delle autonomie come lo richiederebbe la Costituzione e la nuova legge di contabilità.

Così si profila un federalismo di cartapesta in cui i costi standard saranno una esercitazione statistica. i comuni dovranno far fronte ai tagli dello stato centrale spendaccione con un aumento della pressione fiscale, le Regioni, secondo le uniche promesse fatte dal Governo, potranno continuare a sfondare la spesa sanitaria per sprechi e non per migliori servizi senza alcuna reale sanzione.

Non è possibile. Noi proponiamo un'altra strada: un contributo più rigoroso di razionalizzazione della spesa corrente. Con l'introduzione di una norma programmatica generale, che agisca sull'intero bilancio dello stato e non solo sulle quote cosiddette rimodulabili. Con l'obiettivo di tagliare la spesa di due punti percentuali per il primo biennio e poi di contenerla entro il 50% della crescita del PIL nominale. Questo è l'obiettivo per una maggiore disciplina di bilancio, lo strumento è completare per tutti i ministeri l'analisi della spesa compiuta dalla Commissione per la Finanza pubblica, purtroppo destituita dal vostro Governo, che per i 4 ministeri esaminati ha dimostrato la possibilità di introdurre azioni amministrative innovative con il risparmio di qualche miliardo di euro. Proponiamo poi una serie di azioni che darebbero risultati rilevanti. L'unificazione dei due grandi enti previdenziali INPS e INPDAP, la razionalizzazione e la riduzione della struttura periferica dei ministeri, l'introduzione della ricetta e del fascicolo elettronico per contrastare gli abusi della spesa farmaceutica, una drastica riduzione dell'uso delle auto blu e dei voli di stato, un prosciugamento delle ipertrofiche strutture della Presidenza del Consiglio, L'attuazione concreta della valutazione dell'efficienza della pubblica amministrazione ed il premio del merito.

Tutte cose concrete che si possono fare, riequilibrando la manovra a favore di regioni e Comuni, secondo principi di merito ed efficienza, costruendo insieme obiettivi rigorosi di rientro dell'eccesso di spesa.

Le misure per far crescere il paese

Infine il terzo pilastro. Misure per lo sviluppo. I fondi mobilitabili sono ridotti ed occorre concentrarsi in alcuni settori strategici. Il credito d'imposta per la ricerca e per il Mezzogiorno va liberato dalla famigerata esperienza del click day. Non si può affidare ad una lotteria il sostegno ad investimenti strategici per lo sviluppo. In tutto il mondo si sostiene la green economy. in Italia si fa l'esatto contrario eliminando i benefici per efficientamento energetico degli edifici e alterando il regime dei certificati verdi, compromettendo investimenti già programmati. Proponiamo che si proroghi il regime esistente. Sul piano della infrastrutturazione abbiamo sottolineato in particolare la necessità di procedere con la realizzazione della banda larga, che può trovare sostegno dai fondi che possono derivare da una rapida vendita delle frequenze rese libere dal digitale terrestre, e la necessità di un intervento urgente sulla portualità.

E' indispensabile agire sul Patto di Stabilità interno almeno per le politiche di investimento, liberando energie finanziarie disponibili che rapidamente si trasferirebbero sulla domanda di opere pubbliche di pronta cantierabilità. Sempre per lo sviluppo proponiamo un Piano straordinario di interventi a sostegno dell'autonomia finanziaria per le giovani generazioni e misure fiscali per incentivare il lavoro femminile. Se non si mobilitano le tre grandi risorse inespresse: Mezzogiorno, giovani e donne è improbabile riacquistare un sufficiente ritmo di crescita.

Nelle proposte per lo sviluppo mettiamo proposte alternative ai tagli indifferenziati per la cultura, la scuola, la ricerca. Fattori strategici per la crescita.

Investimenti in capitale umano che è l'unica materia prima che possiede il paese. Non capire questo significa avere gli occhi chiusi sul futuro. Proponete ai giovani una mini naia di tre settimane. Una perdita di tempo che costa allo Stato 20 milioni di euro. Non sapete trovare questa somma per i giovani ricercatori che costruiscono il futuro della competitività italiana.

Infine le riforme a costo zero: proponiamo liberalizzazioni e semplificazioni che significano risparmi ingenti per le imprese ed innalzamento della produttività del sistema paese, in particolare per i mercati dell'energia, per banche, assicurazioni, farmaci. L'efficacia di questi interventi è dimostrata dai dati: il mercato dell'elettricità, più liberalizzato di quello del gas ha avuto performance di prezzo molto migliori. Una parzialissima liberalizzazione nel settore dei farmaci con le lenzuolate Bersani ha comportato per il consumatore un ribasso dei prezzi del 5%. Siamo convinti che si debba semplificare il rapporto tra impresa e pubblica amministrazione. Vi abbiamo fatto proposte più incisive di quelle da voi approvate. Con paletti essenziali però. Le imprese devono avere un quadro di certezza del diritto. Troppe norme si sovrappongono in modo confuso. Quando sono in gioco beni pubblici indisponibili come quelli ambientali, paesaggistici e monumentali occorre impedire manomissioni irreversibili.. Occorre che i controlli ex post siano rigorosi, continui, efficaci e le sanzioni pesanti. Altrimenti ancora una volta sarebbero i disonesti a fare la concorrenza sleale agli onesti.

Parlate di modificare l'art. 41 della Costituzione che invece giustamente afferma la natura sociale dell'impresa, ma intanto nella manovra non c'è niente. Anzi c'è il suo contrario. Se ci sono parole estranee allo spirito della manovra queste sono concorrenza e mercato. E infatti agite ancora una volta intervenendo in modo casuale sulla filiera del farmaco, senza riguardo per le imprese che investono, senza rompere le situazioni di monopolio e di profitto ingiustificato, senza agire sui macroscopici conflitti di interesse. Intervenite sul mercato dell'energia appropriandovi di una parte di potenziali risparmi che spetterebbero ai consumatori. Tassate le riserve delle assicurazioni che sono sostanzialmente dei debiti ed in un mercato chiuso sono costi che si trasferiranno sul consumatore. Vi ostinate a premiare 67 imprese agricole che non vogliono pagare le multe per le quote latte sforate, in un settore in cui sono in corso processi per truffa, penalizzando tutto il resto del mondo agricolo ed esponendo l'Italia a sanzioni comunitarie che saranno pagate da tutti i cittadini.

Coraggio e competenza: le virtù che mancano alla maggioranza

Abbiamo dimostrato che se si volesse si potrebbe fare una manovra con ben altro respiro. Per questo insistiamo: la parte sbagliata della manovra non è il presunto rigore. Presunto perchè una parte delle entrate sono sovrastimate ed una parte dei tagli di spesa non si realizzeranno. Perché in Commissione l'avete peggiorata, con relazioni tecniche sui costi degli emendamenti spesso del tutto inattendibili. La parte sbagliata è la sua mancanza di ambizione, la rinuncia a combattere per rendere più competitivo il sistema Italia.

Quando nel 1932 Franklin Delano Roosevelt lanciò la prospettiva politica del "new deal" seppe prendere in mano una nazione prostrata dal fallimento di una economia avida e speculativa ed avviarla ad un nuovo slancio. Ricordava Roosevelt in quel famoso discorso "i leaders repubblicani non solo hanno fallito nel concreto, ma hanno dato la prova di non possedere una prospettiva nazionale, poiché nel momento del disastro essi non hanno avanzato nessuna speranza, non hanno indicato alcuna strada alla gente per tornare ai luoghi della sicurezza e della salvezza del nostro modo di vivere Io impegno voi tutti, impegno me stesso a un new deal con il popolo americano. Proclamiamoci profeti di un nuovo ordine di competenza e coraggio".

La storia si ripete. Anche oggi ci vorrebbero competenza e coraggio. Queste doti sono richieste alla politica particolarmente nei momenti di crisi. E' ciò che manca del tutto alla manovra che avete proposto.

La mancanza di coraggio è dimostrata anche dall'intenzione di porre l'ennesima questione di fiducia. Mancanza di coraggio nell'affrontare nel merito le contraddizioni della maggioranza e con argomenti di merito le proposte dell'opposizione. Vogliamo togliere ogni alibi a questa scelta. Il gruppo del PD è disponibile a ridurre a 25 gli emendamenti da discutere in aula. Sono quelli che configurano la manovra alternativa che ho illustrato. Abbiate il coraggio di giudicarli di fronte all'opinione pubblica e di spiegare i motivi del diniego.

Direte di no? E' l'ennesima prova della stanchezza di un governo che non corrisponde più agli interessi generali e che ha perso l'autorevolezza necessaria per governare il paese.

Ordine del Giorno PD in provincia su caso Indesit

PROVINCIA DI TREVISO

Treviso li 13 luglio 2010

Al Signor Presidente Della Provincia di Treviso

Al Signor Presidente Del Consiglio Provinciale


Ordine del Giorno:


SOLIDARIETA' E SOSTEGNO AI LAVORATORI INDESIT

IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI TREVISO

PREMESSO CHE

* la multinazionale italiana Indesit ha annunciato di voler chiudere i
propri stabilimenti di Refrontolo e di Brembate rispettivamente nelle
Province di Treviso e di Bergamo;
* la decisione della Indesit arriva dopo che negli anni è stata già
ridotta l'occupazione nello stabilimento di Refrontolo.

CONSIDERATO CHE:

* l'articolo 41 della Costituzione recita: "L'iniziativa economica
privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in
modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La
legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività
economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali";
* il Governo ha anche recentemente incentivato fiscalmente il settore
degli elettrodomestici e arredamenti, su richiesta delle aziende del
settore, e non è possibile che si risponda con la riduzione di posti di
lavoro, preludio a nuove delocalizzazioni verso l'estero.

* la responsabilità sociale dell'impresa comporta che non si
utilizzino i lavoratori come variabili del tutto dipendenti dagli interessi
momentanei della proprietà dell'azienda.

CONSIDERATO INOLTRE CHE

* il valore delle professionalità acquisite dai lavoratori
dell'Indesit è un patrimonio del nostro territorio e che sui nostri
lavoratori e sulle loro capacità professionali si deve scommettere ed
investire, scegliendo con forza la strada dell'innovazione e
dell'eco-compatibilità;
* i lavoratori della Indesit di Refrontolo devono sentire tutto
l'appoggio alla propria lotta, non solo a parole, da parte delle istituzioni
locali.

ESPRIME:

* il pieno sostegno ai lavoratori della Indesit di Refrontolo in lotta
per il mantenimento del sito produttivo e per la difesa del proprio posto di
lavoro;
* la convinzione che siano necessari atti concreti per contrastare una
deindustrializzazione che non cade dal cielo, ma che è frutto di precise
scelte di politica economica.

IMPEGNA L'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE NELLA PERSONA DEL PRESIDENTE

* a supportare con ogni iniziativa utile la mobilitazione dei
lavoratori a difesa del sito produttivo di Refrontolo;
* a richiedere con fermezza, a partire dall'incontro convocato presso
il Ministero dello Sviluppo Economico il prossimo 15 luglio, la
presentazione da parte della proprietà di un piano industriale alternativo
che garantisca la continuità aziendale e l'occupazione dei dipendenti
Indesit e dell'indotto
* a riferire al Consiglio, attraverso la 3^ Commissione, che verrà
convocata quanto prima, le risultanze dell'incontro per le eventuali azioni
successive.


I Consiglieri


Lorenzo Biagi, Sebastiano Sartoretto, Claudio Dus, , Donata Demattè, Stefano
Dall'Agata, Luca De Marco, Stefano Mestriner, Marlene Rossetto

APPROVATO ALL'UNANIMITÀ CON LE INTEGRAZIONI PROPOSTE DALLA MAGGIORANZA

domenica 11 luglio 2010

BIOTESTAMENTO di Giuseppe Lamedica

Pubblichiamo la sintesi dell'incontro pubblico "La libertà di scelta nel fine vita: un diritto da tutelare" a cura del coordinamento Libera Scelta di Castelfranco, che si è tenuto venerdì 9 luglio 2010 nella saletta Guidolin presso la biblioteca comunale di Castelfranco Veneto. La sintesi è a cura di Giuseppe Lamedica.

Una legge sul "Testamento biologico", che rispetti il diritto all'autodeterminazione dei cittadini, come previsto dalla nostra Costituzione, è necessaria affinché quel diritto possa essere effettivo. Perciò se la finalità della legge fosse quella di impedire l'esercizio di quel diritto, sarebbe meglio non fare alcuna legge.

E' la logica conclusione della conversazione, a più voci, svoltasi il 9 luglio a Castelfranco Veneto (Tv) nel programmato incontro presso la sala intitolata a Pacifico Guidolin, della biblioteca comunale.

Sono intervenuti un giurista, l'avv. Bruno Martellone della "cellula Coscioni" di Treviso, e un medico, il dott. Cristiano Samueli presidente dell'Associazione Italiana per le Decisioni di Fine vita. L'iniziativa è stata promossa dal Coordinamento "Libera Scelta" che sostiene una campagna per l'introduzione del registro comunale dei Testamenti biologici, come primo atto per il perseguimento di un progetto più ampio. Ossia, il coordinamento si è costituito per 1) riaffermare e difendere lo Stato di diritto; 2) sostenere i valori di laicità e la libertà individuale 3) favorire iniziative pubbliche e momenti culturali, di approfondimento e di discussione sul tema dei diritti civili.

La serata è stata introdotta da Mattia Panazzolo, uno dei più impegnati attivisti del coordinamento, che ha spiegato il percorso scaturito dalla campagna di raccolta firme per la petizione popolare al fine di ottenere il registro comunale dei Testamenti biologici. Percorso che si è, per ora, tradotto anche in incontri pubblici e quello presente ha l'ambizione di essere un incontro non solo informativo ma anche formativo per i militanti del coordinamento.

L'avv. Bruno Martellone non poteva non fare riferimento al 2° comma dell'art. 32 e al 1° comma dell'art. 13 della Costituzione per sostenere la tesi secondo la quale il nostro Ordinamento giuridico riconosce il diritto all'autodeterminazione dei cittadini, di qui la regola del consenso/dissenso informato sulle terapie sanitarie, quale presupposto di qualsiasi intervento medico. Chi scrive ritiene che quegli articoli della Costituzione potrebbero garantire anche il diritto ad una morte "dignitosa".

Il dott. Cristiano Samueli ha dichiarato che il codice deontologico, proprio per rispetto del diritto all'autodeterminazione dei cittadini anche in campo sanitario, impone la desistenza terapeutica in caso di terapie futili. Il registro comunale per i Testamenti biologici, ha inoltre affermato il dott. Samueli, permette comunque una migliore attuazione dell'alleanza terapeutica, tra medico e paziente, oltre che con i familiari, in quanto il medico saprebbe se il paziente, incapace di esprimersi, ha manifestato le sue direttive anticipate terapeutiche, fondamentale guida per il suo intervento. Naturalmente esclude che il medico possa eseguire un atto eutanasico in quanto il codice deontologico, conseguentemente all'ordinamento giudiziario vigente, lo vieta esplicitamente.

A propria volta l'avv. Bruno Martellone ha escluso l'esistenza di un diritto soggettivo al suicidio, in quanto nel nostro ordinamento è previsto come reato sia l'induzione al suicidio, che l'omicidio del consenziente.

Sono seguite molte domande del pubblico soprattutto sul tema dell'eutanasia, il che spiega il buon gioco che hanno coloro che vogliono far apparire come interventi eutanasici la desistenza terapeutica dell'alimentazione e dell'idratazione forzata, escludendole dal novero delle terapie sanitarie legittimamente rifiutabili, considerandole meri sostegni vitali, quindi al di fuori della sfera della possibilità di libera scelta. Giustamente il dott. Cristiano Samueli ha tentato di spiegare il vero significato delle parole usate perché è su quelle che spesso si gioca il successo o l'insuccesso di un intervento riformatore.

sabato 10 luglio 2010

Incontri sulla comunicazione

Si è tenuto martedì 6 luglio a Verona l'incontro regionale sulle nuove strategie di comunicazione del PD a cura del portavoce di Pierluigi Bersani, Stefano Di Traglia. L'incontro, organizzato dal responsabile regionale della comunicazione Franco Bonfante, ha visto la partecipazione del segretario regionale Rosanna Filippin. Scopo della riunione era avviare la creazione di una rete di lavoro regionale del nostro Partito che affronti i temi della comunicazione in modo organico e non episodico. Sono state decise iniziative, come il laboratorio della comunicazione, che partiranno a settembre ed interesseranno persone delle varie provincie del Veneto; i laboratori permetteranno alle organizzazioni territoriali del nostro partito di organizzare in modo organico e continuativo la comunicazione politico-istituzionale. Per il circolo di Castelfranco erano presenti Giuseppe Esposito e Laura Viola.

Giovedì 8 luglio nella sede del circolo di Castelfranco si è tenuto il primo incontro del nascente gruppo della comunicazione con il circolo di Castelfranco. Sono stati esaminati i passi principali su cui dovrà articolarsi lo sviluppo delle attività tese a rendere sempre più radicato il circolo nella realtà castellana. Sono stati gettate le premesse di un importante progetto che andrà sviluppandosi nei prossimi mesi ed anni. Il gruppo di lavoro, formato da Laura Viola,
Michele Baldassa e Mattia Panazzolo, è a disposizione di quanti vogliono collaborare all'impresa nel quadro di un lavoro strutturato ed organizzato. Alla riunione era presente un rappresentante del circolo di Asolo. La discussione ha portato alla luce una serie di necessità evidenziate dai nostri iscritti: un sempre crescente coinvolgimento delle frazioni e quartieri, attraverso incontri anche istituzionali da tenersi in loco, la necessità di una omogeneizzazione grafica dei vari mezzi utilizzati, il prossimo congresso visto come grande occasione di rilancio dell'impegno del PD suille questioni più importanti del nostro territorio.

Il circolo di Castelfranco è a disposizione dei circoli che intendono approfondire l'argomento attraverso la condivisione delle analisi fin qui sviluppate e delle proposte emerse.

Nomine Enti comunali

Fatte le nomine per gli Enti comunali; di seguito i nomi dei componenti dei consigli d'amministrazione:

AEEP
DE BORTOLI Franco
GIACOMAZZI Giuliano
CASARIN Eugenio
PIETROBON Giuseppe
CREMASCO Fabio

UMBERTO I
GAZZOLA Paola
TREVISAN Valentino
NOVELLO Mauro
PIVA Sandra
TONELLO Adriano

CASA DI RIPOSO
SOLZA Mario
FRATTIN Livio
DE MARCHI Luca
FISCON Gianni
BELLON Silvio

VITA E LAVORO
PAROLIN Piero
GUIDOLIN Alberto
SCANTEMBURLO Lorenzo
BONETTI Silvia
BRUGNERA Giancarlo

giovedì 8 luglio 2010

M.Masutti 8 luglio 2010

(Intervento inviato ai membri della direzione provinciale)
Pieve di Soligo 08.07.10

L’esordio politico del PD nazionale data ottobre 2006. In un convegno all’indomani della risicata vittoria elettorale della primavera precedente si decise di realizzare una forza politica più chiara e strutturata dell’Ulivo che ne raccogliesse l’eredità politica assieme a quella dei partiti d’origine, superandone i confini programmatici. Nella nostra provincia da allora siamo passati da 136000 voti a circa 70000 quasi la metà, e neanche le percentuali stanno in buona salute, un dato dovuto a mille ragioni esterne, tuttavia più grave di altrove per ragioni evidentemente locali.
C’è stata in provincia, in questi ultimi due anni dentro al PD, una forte contrapposizione tra le due componenti nazionali che ha assunto caratteristiche peculiari assai più gravide di elementi negativi: quali la scarsa fiducia reciproca e finanche un mancato riconoscimento di appartenenza allo stesso partito, sempre accusando “gli altri” di volta in volta delle “colpe” senza una reale autocritica ed in modo pretestuoso. Intanto abbiamo perso peso nei comuni e diversi sindaci. Per questo si è auspicato da più parti una contrapposizione forte sì, ma sui contenuti. se fosse stato così nel confronto politico avremo riscontrato convergenze tra personalità d’opposti schieramenti interni, così come scontri tra alleati. Invece si è ripetuto lo
schema della contrapposizione delle due mozioni congressuali, con un livore mai visto da altre parti. Sorge il dubbio che i contenuti siano stati talvolta cercati per alimentare uno scontro artificioso funzionale a visibilità e posizionamenti di ciascuno. Ovvero la politica astratta che tanto allontana i nostri dalla militanza, ma poi le correnti non erano finite con i congressi e le primarie?
L’altro elemento peculiare della nostra crisi si può racchiudere nel modo in cui il PD Trevigiano ha sostenuto la candidatura Puppato a sfidante di Zaia, un paradigma di politica vecchia, anche se propinata nella salsa più nuovista disponibile sul mercato.
Vista anche la mia iniziativa personale in merito, trascuro di ricordare il modo in cui sono prese in considerazione dai vertici le istanze della base promosse sull’argomento. Non è la forma che conta, quando non si intende recepire la sostanza, si poteva andare avanti anche in altri modi altrettanto efficaci! dato l’esito della vicenda credo di poter affermare e con molta eleganza, che il sostegno dato dal PD di Treviso all’ipotesi in questione equivalga a quello dato da Veltroni al governo Prodi, notoriamente caduto in parlamento per colpa di Mastella! Non ha precedenti in Veneto (e nemmeno altrove credo) un risultato nefasto
come quello scaturito dalle urne di primavera: il nostro sfidante vince col doppio dei nostri voti, per questo ho chiesto (unico dirigente provinciale) le dimissioni dell’intera direzione regionale che ha scelto democraticamente Bortolussi, ma contro i molti avvertimenti della base sull’efficacia della candidatura. L’ho chiesto durante una direzione provinciale per l’analisi del voto, in cui l’apporto della Puppato alla lista del PD trevigiano è stato ignorato per la prima ora e mezza di discussione, per poi relegarla ad un fastidioso isolato fenomeno mediatico, senza il quale vedremo tuttavia quale peso avrà il PD alle prossime provinciali.
Nei partiti seri, in una situazione del genere non si discetta nei corridoi sul dopo PD barricandosi nelle appartenenze di origine (DS ; DL) in attesa del partito venturo, puntando solo per se stessi, o per realizzare proprie pur legittime ambizioni
personali nel futuro. Bisogna per questo costruire una gestione unitaria che parta dal
riconoscimento dei pesi interni e dei ruoli istituzionali sul campo, superando
contrapposizioni del tipo conosciuto negli ultimi anni o potremo assistere in
prossimità delle prossime politiche ad una commedia già vista, con però effetti letali.
(fine parte pubblicata sui giornali)
La salvezza del PD è un obbligo per tutti, non c’è per ora neppure a Treviso
un’alternativa alle destre senza il PD, ma non dobbiamo tirare la corda troppo
nemmeno noi dirigenti, è possibile come dimostrano talune realtà elettorali che anche
questa presunta rendita di posizione su cui taluni vorrebbero vivacchiare, scompaia.
In alcuni comuni l’alternativa alla destra di governo è un’altra destra più
aggressiva massimalista ma sempre destra, la sinistra o non c’è o si sparpaglia
dissolvendosi nel mare delle liste civiche, in cui nel nome del programma
rapidamente la nostra già scarsa identità si dilegua. Il PD di Treviso può diventare
una delle tante minoranze come il PSDI di un tempo, aggregandosi vantaggiosamente
alla destra vincente di turno, forse questa è la speranza inconfessata di qualcuno, non
la mia.
Ripartire da zero con una politica netta eticamente più sensibile di quanto non
lo sia già a livello nazionale, più democratica al proprio interno, anche meno allineata
se serve, non è solo necessario ma opportuno, che abbiamo da perdere in queste
condizioni? Sperimentiamo nuove politiche.
Costruiamo il PD anche contro Roma su alcune questioni, i referendum
sull’acqua potevano essere un’occasione, l’ambiguità sull’argomento che serve ad un
partito nazionale al governo in altre regioni, ha tuttavia reso inutilmente opaca la sua
linea politica nel nostro territorio dove non governiamo. Meglio avere uno scatto di
ribellione, che tirare a campare nell’acquiescenza ad un conformismo inutile alle
nostre latitudini.
Non sono per un partito nuovo e nemmeno vecchio, sono per un partito
autentico ovvero come avrete capito dal ragionamento fin qui esposto, privo di
finzioni, dove la destra è destra la sinistra è sinistra, esistono entrambi e sono
differenti ed alternative.
Talvolta di democrazia ci si è ubriacati con le primarie, salvo poi iscriversi agli
alcoolisti anonimi nelle direzioni in cui si vota assai poco.
Talvolta si credono del partito posizioni mai discusse ne votate, lanciate sui
media locali da esponenti pur autorevoli.
Talvolta dichiarazioni discusse e votate nel partito sono prontamente
contraddette da altrettanto pur autorevoli esponenti, sempre sui media locali.
Talvolta si scelgono interlocutori territoriali a prescindere dalla loro reale
rappresentanza solo in ragione del loro allineamento.
Talvolta per risolvere tutta questa nostra piccola babele interna si persegue la
realizzazione strisciante di un partito monocorde, tradendone lo spirito costituente
mirante alla sintesi delle pluralità, inducendo l’auto allontanamento di taluni.
Insomma un bel casino!
Stanno nascendo nella nostra zona diverse associazioni culturali chiaramente
orientate come “Democrazia” di Pieve di Soligo in cui confluiscono e si confrontano militanti come me, e persone che credono nel centro sinistra ma non nei suoi partiti, e
vogliono, per l’Italia e per noi una politica migliore, siamo tutti società civile non
esiste più la comoda ma devastante contraddizione con la “società politica” solo
l’imperativo dell’impegno, e vista la nostra debolezza complessiva mi auguro
diventino “un salubre baruffatoio” di idee ed iniziative, quale tristezza e sconfitta
però se non capiamo tutti come senza un’autentica e migliore forza politica questo
paese sia destinato ad un progressivo disfacimento sociale prima e statuale poi. Si
Statuale! Nel centocinquantesimo dall’unità oggi un veneto soprattutto di destra ma
non solo, ha un’idea di patria spesso irriferibile, non mi stupisce per questo la tiepida
partecipazione ai festeggiamenti per la ricorrenza, non è neppure questo un valore
largamente condiviso.
È politica, come avvenuto negli ultimi vent’anni nella nostra regione, mettere
sempre in discussione tutto spesso in maniera sguaiata ma roboante, come ha fatto la
lega ed i nostri polli che la seguono a traino? Quanto siamo stati poco responsabili,
in nome della visibilità politica, verso i molti deboli culturalmente della nostra
regione, passando sopra principi storici, cultura, tradizioni affrontando i temi del
momento superficialmente.
Una classe politica degna di questo nome deve essere migliore del popolo che
la vota, non deve limitarsi ad assomigliargli come si ostina a fare la lega, e noi ancora
dietro…non mi risulta questo avvenga negli altri paesi europei avanzati, ci sono cose
indiscutibili perché esiste un senso d’appartenenza.
C’è molto lavoro dunque ma non tutti e non chiunque può svolgerlo, cambiamo
registro (e qualche testa!) siamo realisti il nostro domani oggi non c’è, aiutiamoci ad
esistere nel nostro futuro lanciando queste ed altre nuove sfide. I nostri avversari
hanno sempre surrogati pronti anche per il nostro partito, ed ottimi mezzi per
piazzarli, non c’è nulla di definitivo o sicuro che ci riguardi se non lo costruiamo da
soli, altre volte abbiamo perso treni per la storia, non so se lo abbiamo capito, se
Berlusconi finirà politicamente prima o poi, ciò non ci potrebbe dare affatto la
catartica vittoria tanto agognata per mancanza d’alternative.
Un partito autentico e migliore invece non ha mercato perché non ha prezzo, è
come il demanio di un tempo “patrimonio inalienabile” di valori e mezzi al servizio
gratuito d’ogni onesto e rispettoso cittadino, che creda nel futuro del suo paese e su
cui poter contare specie in momenti come questi: bui e difficili.
Michele Masutti
Membro Direzione Provinciale PD Treviso

mercoledì 7 luglio 2010

Verso il congresso - E.Quarello 7-7-2010

PREMESSA

UN DOCUMENTO APERTO AI CONTRIBUTI PER CREARE UN PARTITO FORTE E UNITO

Questo documento vuole essere la base, il punto di partenza per una elaborazione collettiva, frutto del contributo e delle integrazioni di iscritti, militati, coordinatori di circolo ed elettori del PD trevigiano. Un documento che stimoli la discussione non solo in vista del congresso e della costruzione del programma per le prossime elezioni provinciali, ma che contribuisca a delineare il profilo del nostro partito su obiettivi anche a più lungo termine capaci di contribuire a rafforzare il profilo identitario del PD. Un documento capace di generare una azione propositiva per un partito unito e forte nella sua necessaria coesione.

Per questo un documento non chiuso ma aperto da sottoporre alla discussione, al contributo di proposte dei circoli, degli iscritti, dei cittadini rappresenta l’inizio di un percorso che ci potrà consentire di affrontare il congresso e le prossime elezioni con un profilo ricco di proposte e capace di una migliore sintesi unitaria. Un approccio aperto nel rispetto di quella spinta fondativa che ha entusiasmato molti trevigiani nella costruzione di una alternativa alla deriva culturale e politica proposta dalle destre.

VERSO IL CONGRESSO

I congressi cittadini e quello provinciale coinvolgeranno tutti i circoli del Partito Democratico Trevigiano nell'elezione dei nuovi organismi dirigenti e nell'elaborazione di un programma che caratterizzerà la nostra azione politica e culturale per i prossimi anni.

Tutto ciò non si deve esaurire nella semplice scelta delle persone che dovranno guidare il partito.

Con la costruzione dei nuovi organismi comunali e provinciali abbiamo una grande occasione per superare le difficoltà e le conflittualità generate nella fase costituente, dobbiamo impegnarci perché questo avvenga su un progetto politico il più condiviso possibile e che abbia come obiettivo la necessità di esprimere idee chiare su temi concreti che vanno dalla viabilità, allo sviluppo urbanistico, ambientale, economico e sociale che riguardano il territorio veneto e trevigiano

E’ questo il contributo che ci attendiamo dal congresso e non la nuova conta tra gruppi dirigenti o filiere di corrente che generano la delegittimazione delle scelte e un profilo di proposte poco chiare e ambigue.

COSTRUIRE IL PROFILO IDENTITARIO DEL PD

Se va riconosciuto che in questi primi due anni e mezzo di vita del PD anche nella nostra provincia sono stati caratterizzati da straordinari momenti di innovazione, incentrati sul coinvolgimento di migliaia di elettori e iscritti nei processi di scelta. A questa grande spinta democratica non è tuttavia corrisposta una forma-partito compiuta capace di valorizzarla sul piano politico ed elettorale.

Contribuire a costruire il profilo identitario del PD significa promuovere l’elaborazione di una cultura politica. Contrariamente a quanto in questi due anni di esperienza abbiamo sentito affermare e cioè che questo compito spetta essenzialmente alla classe dirigente, crediamo che la questione vada posta più correttamente:

E’ evidente che la classe dirigente del partito deve essere impegnata e capace di elaborazione culturale e politica ma l’essenza “dell’essere democratici” consiste proprio nella capacità di non demandare il compito in modo esclusivo ad una classe dirigente di soli eletti ma nella capacita della costruzione attraverso un rapporto costante di reciprocità e interconnessione del partito con i propri aderenti, con i propri elettori e più in generale con i cittadini.

I luoghi di pensiero nel PD devono essere identificabili ma altrettanto aperti.

FUTURO/RINNOVAMENTO/GENERE

Un partito che pensa al futuro delle prossime generazioni pensa anche al ricambio della sua classe dirigente sia nella dimensione generazionale sia in quella del rispetto della parità di genere nel rispetto del proprio codice etico.

LE PRIMARIE

Le primarie sono un tratto distintivo del PD nella selezione della nostra classe dirigente e, soprattutto, per scegliere i candidati più rappresentativi alle cariche istituzionali. Ogni qualvolta vi abbiamo fatto ricorso c’è stata una risposta straordinaria da parte della società.

IL PARTITO E IL TERRITORIO

Di fronte alla crisi economica oggi riconosciuta da tutti ( anche da chi fino a qualche settimana fa ci diceva che l’Italia e in particolare il sistema socio economico della nostra provincia ne era quasi immune) cresce la preoccupazione per l’incapacità e quindi la necessità del PD di rappresentare le fasce più in difficoltà della società. Dobbiamo ammettere con lucidità che questo è un problema anche del nostro partito e che esiste una contraddizione visto che i cittadini più deboli dovrebbero essere l’interlocutore naturale di un partito progressista. E’ un dato di fatto lo abbiamo visto insieme nell’analisi del voto quali sono le categorie di persone in cui fatichiamo a raccogliere consenso.

Se a questo sommiamo (e il numero progressivo dell’astensione ne è un indicatore) la consapevolezza di essere di fronte ad una società disorientata, che manifesta sfiducia nella capacità della politica di organizzare risposte adeguate ai propri bisogni, il rischio di agevolare non solo una deriva populista di destra ma anche il rigetto di una cultura democratica è evidente.

Anche il nostro partito non ne è immune dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra la valorizzazione delle esperienze positive dei nostri amministratori in cui i cittadini si riconoscono e la consapevolezza che un partito si regge sulla forza ed il lavoro di tantissimi militanti che pur non avendo un ruolo amministrativo lavorano con dedizione ed interesse al bene comune.

I rappresentanti eletti nelle istituzioni pubbliche vanno valorizzati con determinazione ma sarebbe una forma pericolosa di chiusura se determinassero in modo esclusivo le decisioni del partito. Dobbiamo essere consapevoli che soprattutto a livello nazionale e regionale la sensazione che abbiamo dato è che le decisioni strategiche vengono prese all’esterno degli organismi e che chiamiamo le assemblee a ratificare.

Per questo è necessario uno sforzo complessivo ed insistere con maggiore determinazione su alcuni punti. Essenziale che i cittadini, la comunità trevigiana possano capire chi siamo, per quali valori ci spendiamo, quali risposte concrete proponiamo a bisogni altrettanto concreti.

I circoli

Nella sua fondazione in PD nella provincia di Treviso ha visto la nascita di …..circoli, oggi grazie ad un lavoro silente ma determinato sono diventati …… L’obiettivo per i prossimi anni deve essere la costituzione di almeno 95 circoli. Almeno uno per ogni comune!

Consapevoli che nel rapporto, nella valorizzazione del lavoro dei circoli ci sono le condizioni per l’elaborazione culturale e la creazione del consenso. In una prospettiva orizzontale che non individua i circoli territoriali come semplice luogo di ricezione delle direttive ma come spazio vitale di sviluppo di azioni concrete capaci di rendere esplicita e riconoscibile la presenza del PD.

Per questo I nostri Circoli devono diventare sempre di più luoghi di investimento culturale, di memoria storica, di crescita culturale per i cittadini, di confronto e di elaborazione di nuove idee per la collettività.

I Coordinamenti di Area

Se da una parte la presenza di un circolo in ogni comune permette di radicare meglio il partito è necessario rilanciare e rivedere la rete di supporto e coordinamento tra i circoli delle varie aree territoriali. La sinergia di più circoli limitrofi può migliorare di molto la capacità di affrontare alcuni temi ed iniziative a cui il partito provinciale deve essere di supporto.

Anche per questo abbiamo sostenuto e oggi condividiamo le modifiche statutarie che prevedono una presenza nell’assemblea provinciale di una parte dei coordinatori di circolo.

Dobbiamo continuare a perseguire momenti di confronto tra il partito provinciale e i circoli non solo attraverso l’incontro mensile (iniziativa ormai istituzionalizzata nella nostra provincia) ma rafforzando i coordinamenti di zona capaci di produrre iniziative coerenti e non autoreferenziali.

Il Tesseramento

I dati sul tesseramento in corso ci consegnano una fotografia positiva, molto positiva se paragonata ad altre provincie. Nell’ultima assemblea dei coordinatori è emerso come sostanzialmente si stiano confermando i tesserati dello scorso anno ai quali si affiancano delle nuove adesioni.

Dobbiamo comunque riprendere con forza la campagna di tesseramento, non solo perché e condizione base affinchè il congresso sia partecipato ma perché senza tornare a discussioni su cui ci siamo avvitati per tanto tempo crediamo che siamo oggi tutti consapevoli che i circoli e la loro organizzazione sono la nostra forza e che ciò non significa non essere capaci di offrire strumenti diversi e moderni di adesione alle proposte del partito, è necessario utilizzare tutte le forme di comunicazione dai banchetti nei gazebo alle più moderne ma la comunicazione deve diventare sostanza per trasformarsi in consenso vero e la sostanza è la relazione, la partecipazione ma anche la forza dell’appartenenza e quindi i nostri iscritti. Il radicamento nel territorio non significa soltanto fare più banchetti o più propaganda politica, significa soprattutto essere interlocutore credibile dei cittadini nell’affrontare grandi e piccole questioni.

Risorse

La disponibilità di risorse con cui fare politica è strategica, ci sono voluti 2 anni di impegno per stabilizzare una figura professionale presso la segreteria provinciale e per ottenere che i consiglieri regionali contribuissero al sostegno economico del partito.

Tutto questo nella consapevolezza che le risorse economiche non solo le uniche risorse, ma a queste si deve affiancare la possibilità di usufruire di strutture, mezzi e materiali.

Per questo serve continuare al rafforzare la segreteria provinciale perché diventi un luogo aperto a sostegno logistico delle articolazioni territoriali. La formazione di un esecutivo competente a cui assegnare ruoli e funzioni è un elemento oggi imprescindibile per rendere più efficace il lavoro.

Naturalmente le risorse economiche non riguardano solo il livello provinciale ma nel rispetto di quanto sopra esposto devono essere rese dispobili anche ai circoli. Per questo in Provincia di Treviso abbiamo scelto che tutto l’eccedente raccolto attraverso la quota fissa del tesseramento a sostegno delle attività del livello provinciale sia trattenuta direttamente dai circoli. Sembra una cosa scontata ma altrove non è così e non è così nemmeno l’impegno (che deve perseguire) nel supportare economicamente tutte le iniziative per le quali i circoli hanno fatto richiesta.

LA FORMAZIONE PER COLTIVARE LA NUOVA CLASSE DIRIGENTE

Dobbiamo insistere sulla strada della formazione politica (fino ad oggi tutte le iniziative rivolte alla formazione hanno dato buoni risultati, basti pensare all’ultimo corso sul bilancio comunale che abbiamo fatto nel mese di maggio e che ha visto 50 partecipanti). O gli ottimi risultati sulla formazione dedicata ai giovani (es. viaggio al Parlamento Europeo e i finesettimana residenziali di formazione politica e amministrativa).

GLI AMMINISTRATORI LOCALI

Una buona azione politica locale passa attraverso il ruolo che svolgono gli amministratori. Ciò significa investire negli amministri di oggi ma crescere e motivare gli amministratori di domani.

ASSUZIONI DI RESPONSABILITA’ E GRUPPO DIRIGENTE

Necessario costruire un gruppo dirigente affidabile, necessario il contributo vero di tutti noi perché l’esperienza ci insegna che affrontiamo nelle fasi congressuali forti tensioni per assunzioni di ruoli e funzioni alle quali non sempre corrisponde un reale impegno di produzione di lavoro.

All’accettazione di un incarico nel partito deve corrispondere un reale impegno a lavorare con serietà e continuità. Chi non svolge con serietà e continuità il suo mandato deve essere sostituito senza esitazioni.

Un gruppo dirigente in grado di rispondere in modo positivo alle domande che ci ha posto il nostro Segretario Nazionale nell’ultima assemblea di maggio:

Sappiamo essere all’altezza del nostro compito? Sappiamo metterci in sintonia con i problemi della nostro società?

Mettersi all’altezza significa oggi raccogliere lo spirito unitario dell’iniziativa nazionale realizzata il 21 e 22 maggio scorso e perseguire con determinazione come abbiamo fatto con l’iniziativa provinciale del 1° giugno scorso a Treviso.

Il risultato regionale ci consegna oggi 2 consiglieri di cui anche il Capogruppo ma le elezioni regionali hanno anche confermano tutta la nostra debolezza.

Per questo a questa elezione deve corrispondere ora una maggiore forza di azione sul territorio , per esprimere con chiarezza ed intensificare le relazioni con i cittadini.

Dobbiamo rafforzare il PD per fare opposizione in modo più efficace e contemporaneamente preparare l’alternativa.

Dobbiamo esplicitare la nostra idea di società, il nostro modello di sviluppo.

.

Non facciamoci rubare il tratto di rappresentare il vero riformismo in questo pese, il centro destra propone tagli agli stipendi dei parlamentari (è vero in modo populistico e poco credibile in termini di efficacia, 10% ai collaboratori dei ministri a livello nazionale e il 5% di Zaia risultano offensivi) ma attenzione per i cittadini comuni, vista anche la disparità di capacità comunicativa questa rischia di passare come l’unica proposta. Dobbiamo ribadire con forza la nostra proposta sulla riduzione del numero dei parlamentari (sui parametri europei) e con questa la riforma del sistema pensionistico degli stessi da retributivo a contributivo come per tutti i lavoratori (visto che di pensioni si parlerà molto nei prossimi mesi).

Nessun contributo ai costi della crisi è arrivato dalla tassazione sulle rendite finanziarie o sulle attività finanziarie speculative.

Alla Lega che insiste in modo demagogico sul federalismo e sulle gabbie salariali dobbiamo rispondere che con questa manovra l’unica gabbia che hanno ottenuto e quella fiscale che produce al sud la cancellazione dell’irap e al nord una idea punitiva del fisco proprio in contraddizione di quanto hanno sostenuto sino ad oggi i leghisti.

LEGALITA’

Il PD deve essere riconosciuto come il partito che si batte contro la malversazione e la corruzione. Non dobbiamo sostituirci alle funzioni della magistratura o della polizia ma combattere affinchè ci sia la massima trasparenza ed imparzialità.

La legalità è la precondizione di una buona politica per questo nei prossimi mesi la nostra azione deve continuare ad essere determinata e riconoscibile sia sul fronte delle vicende nazionali: legittimo impedimento, legge bavaglio, sia sulle questioni locali (es. caso Bolzan).

TRASPARENZA

La scelta di un profilo trasparente ed etico nella gestione del partito e delle risorse può essere ancora migliorata.

Abbiamo scelto di affidare a Banca Etica il Conto corrente del PD provinciale, di effettuare in tutti i casi possibili pagamenti tramite bonifico bancario verso i fornitori per ridurre la gestione di denaro per cassa e dobbiamo oggi rendere fruibile facilmente ai nostri interlocutori la verifica di questo metodo.

La segreteria provinciale in questi due anni non senza tensioni si è battuta per impedire che lo strumento delle nomine negli enti non sia per relazioni clientelari, che nulla hanno di sano e che sono ben distanti dagli interessi generali della collettività.

Per questo nella nuova versione del sito internet sarà possibile avere una lista trasparente delle cariche proposte e assunte da iscritti al PD e il loro relativo compenso.

COMUNICAZIONE

Necessario rafforzare e stabilizzare una chiara ed efficiente comunicazione sia sul fronte esterno che su quello interno.

Per questo le azioni in corso sono :

  • L’attivazione di un rinnovato sito internet collegato ad una newsletter e ai principali social network. Il nuovo sito avrà uno spazio aperto alla discussione politica e ai commenti ai contributi.
  • Attivazione del sito provinciale sottoforma di piattaforma web per la semplice creazione di siti web dei circoli.
  • Attivazione di un ufficio stampa provinciale.
  • Attivazione del servizio di invio di sms per rendere più efficace la comunicazione di iniziative di forte interesse.
  • La costruzione di un gruppo Comunicazione provinciale per migliorare il livello di impatto della comunicazione e della propaganda.
  • Il sostegno alla pubblicazione di opuscoli, volantini e riviste dei circoli.

I TEMI

A livello nazionale questa esigenza è stata raccolta e tradotta in pratica attraverso i sei documenti politici che affrontano temi quali ambiente, lavoro, giustizia, riforme, università e ricerca, Europa. Un buon punto di partenza per declinare ciascun argomento al nostro territorio

Non possiamo dimenticare che il nostro congresso si inserisce in un quadro politico, economico e sociale in cui verte una crisi economica pesante in cui molti lavoratori hanno perso il posto o lo vedono fortemente minacciato, i giovani non riescono ad inserirsi dignitosamente nel mondo del lavoro e vedono tagliare in continuazione le risorse dedicate alla loro formazione. Gli anziani sono umiliati dal livello inadeguato del loro reddito.

FEDERALISMO FISCALE

Con la manovra predisposta dal governo oltre alla sua inadeguatezza ad affrontare nel metodo e nei contenuti le ragioni della crisi economica ne emerge la contraddizione verso l’attuazione del federalismo. Il governo aveva promesso più trasferimenti e meno pressione fiscale invece gli enti locali si vedono tagliare le risorse e la pressione fiscale aumenta.

AMBIENTE

L'ambiente è un tema identitario del PD e sul quale si riversano le aspettative di molti cittadini che non ci hanno ancora dato il loro consenso.

Il PD provinciale deve essere maggiormente riconosciuto per la sua volontà verso il potenziamento della rete dei trasporti locali, verso il risparmio energetico, per le politiche di raccolta differenziata ed il riciclo.

Dobbiamo essere riconosciuti anche grazie alle positive sinergie con le nostre amministrazioni per l'incentivazione dei cittadini all'utilizzo delle energie alternative, all'attenzione per la tutela dei beni ambientali, all'estensione delle aree verdi in città.

Accompagnando la politica del fare ad un'azione culturale che promuova uno sviluppo economico che non consumi ulteriormente il territorio e ribadendo la nostra contrarietà non ideologica ma motivata dalla non convenienza economica e della sicurezza alla politica nucleare.

LAVORO

Il lavoro, quello autonomo e quello dipendente , quello da creare e quello da tutelare non può che essere al centro della nostra azione politica. L'impegno del partito su questo punto rappresenta dunque un nodo decisivo nella nostra provincia alla luce delle profonde trasformazioni in atto e alla caduta preoccupante dell’occupazione e della produttività.

Dobbiamo essere un riferimento credibile per il mondo del lavoro con cui tradizionalmente abbiamo sempre interloquito; con proposte chiare, difendendo chi risulta più esposto alla crisi e dando una prospettiva ai migliaia di giovani precarie.

Dobbiamo batterci per spingere il Governo nazionale a dare la possibilità ai Comuni italiani di sbloccare tantissime piccole opere che possono dare immediato respiro alle nostre imprese, creando nuove occasioni di lavoro.

UNIVERSITA' E RICERCA

Per quanto riguarda l'Università e la Ricerca il PD Trevigiano deve sviluppare a nostro avviso un migliore rapporto e confronto perché ne possono scaturire nuove opportunità, nuove ricchezze e una straordinaria vivacità scientifica e culturale.

Nei prossimi anni dobbiamo impegnarci a sviluppare meglio un dialogo con la docenza, il mondo della ricerca e la componente studentesca, con lo scopo esplicito di un arricchimento collettivo per tutta la comunità.

SCUOLA

La battaglia contro i tagli, la valorizzazione del ruolo degli insegnanti, l'impegno per garantire il tempo pieno (determinante sia per la formazione dei nostri giovani e per consentire di conciliare lavoro e famiglia) devono essere priorità assolute. L’accesso all’istruzione è per noi un fattore fondamentale per il progresso e la crescita del nostro Paese.

STATO SOCIALE E SERVIZI ALLA PERSONA

Una politica che punti a costruire comunità. Una rete salda che produce coesione sociale che abbia a cuore la cura del territorio, della persona e del suo welfare. Un welfare di comunità.

Il PD trevigiano deve impegnarsi nella promozione di una cultura della solidarietà, soprattutto verso i più deboli, combattendo il disagio sociale che, spingendo ai margini della comunità fasce di popolazione, favorisce le organizzazioni criminali e le loro pratiche illegali. Nessuno deve essere lasciato solo di fronte alle difficoltà della vita, ognuno deve sentirsi parte della nostra comunità.

L’obiettivo di garantire la sicurezza per tutti i cittadini è un valore del PD Trevigiano.

INTEGRAZIONE

L'integrazione dei cittadini immigrati è fondamentale per costruire una comunità ordinata e accogliente. Il confronto tra culture, religioni, storie, tradizioni diverse è una straordinaria risorsa che può far giocare alla nostra provincia un ruolo positivo da protagonista.

Su questo terreno la battaglia culturale che il Partito Democratico dovrà

condurre deve essere ferma e convinta, in grado di contrastare la

propaganda di quei partiti che lucrano consensi alimentando la paura la diffidenza.

LE PROSSIME ELEZIONI PROVINCIALI

E’ stata attivata una prima commissione con compiti istruttori per portare alla Direzione una fotografia aggiornata dei cambiamenti in atto (riduzione e ridefinizioni dei collegi) e le proposte di metodo per affrontare questo importante appuntamento elettorale.

Il congresso è un passaggio decisivo per decidere insieme come affrontiamo nei contenuti questo imminente appuntamento:

Non possiamo nuovamente arrivare fuori tempo massimo, non abbiamo scuse ( in questo caso non esistono livelli superiori) su cui scaricare responsabilità per ritardi di tipo organizzativo. Primo dobbiamo condividere il metodo che ci porterà alle scelte sui nostri candidati. Questa volta dipende da noi per questo la commissione istruttoria per settembre offrirà alla discussione della Direzione e dei circoli scelte di percorsi chiari e condivisibili che valorizzino il contributo di idee e proposte che arriveranno dai congressi di circolo.

Quale è il profilo del PD rispetto al tema provincia?

  • Siamo per la loro abolizione. Allora coerenza vorrebbe che il PD non partecipi a questa competizione.
  • Siamo per il loro mantenimento, consapevoli delle nuove competenze che gli sono state affidate es. in termini di urbanistica e altre che potrebbero entro l’anno assumere ad esempio con il superamento degli AATO di cui si sta discutendo in questi giorni. Ci impegniamo in una campagna elettorale su una agenda politica di temi imposti da altri?
  • Vogliamo rilanciare e siamo per una profonda riforma delle provincie, che ne riveda il ruolo e la funzione sulla base della necessita e della funzione di un organo di programmazione e coordinamento sovra comunale capace però di riformarsi per ridurre costi, sprechi ed inefficienze.

Dobbiamo discuterne, elencare le priorità tematiche (organizzazione, viabilità, programmazione sociosanitaria, sviluppo urbanistico, formazione e lavoro, sviluppo del territorio). Scegliere e preparare una strategia di comunicazione semplice, diretta ed efficace. Trovare le risorse per fare una campagna coerente. Ma soprattutto darci una linea condivisa in modo che sia forte proprio perché condivisa. Non possiamo permetterci di presentarci agli elettori carichi di contraddizioni magari con una campagna elettorale in cui mentre i nostri candidati corrono nel territorio qualche dirigente esce dicendo che le provincie non servono.

CONCLUSIONI

Siamo sempre stati reticenti verso l’abuso del termine “aria nuova”. Troppe volte ci sia appella a questa definizione per invocare generici cambiamenti di passo. Oggi è il momento di essere molto determinati e coerenti, preferiamo quindi pensare e caricarci della fatica di un progetto ben consapevole che con la partecipazione dei nostri iscritti, dei nostri simpatizzanti, con una presenza radicata nel territorio, con la capacità di ascoltare ed interpretare con serietà i bisogni e le paure sappia costruire la speranza e fiducia nel futuro il Partito Democratico. Un PD alternativo alla cultura di destra, un PD che privilegia il bene collettivo agli interessi di pochi.

Il Segretario Provinciale

Enrico Quarello