domenica 25 aprile 2010

Festa di Liberazione, festa di tutti


Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un’idea. (parole scritte con la punta di uno spillo, sulla copertina di una Bibbia, ritrovata nei pressi del luogo dove fu fucilato)
Guglielmo Jervis (ingegnere di 42 anni)

Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti dico a te saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. Credimi non ho mai fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui... fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse. Baci e baci dal tuo e vostro Paggetto
Irma.
P.s. Vorrei essere seppellita a Sestola.

Eccole, le ultime parole di uomini e donne che morirono durante la resistenza. Giovani italiani che combatterono perché l’Italia potesse tornare libera, combatterono non solo per il proprio destino, ma anche per quello del loro Paese e che Giacomoi in un'email ha voluto ricordarci. Un sacrificio che oggi dobbiamo ricordare, più che mai. A loro dobbiamo la nascita delle nostre istituzioni democratiche.
Occorre ricordarlo al sindaco di Montichiari che nei giorni scorsi ha rifiutato la disponibilità di una piazza del comune per celebrare il 25 Aprile al Partito Democratico, diritto sancito dalla nostra Costituzione. Il sindaco di Mogliano Veneto, invece, aveva posto il divieto alla banda comunale di suonare “Bella Ciao”, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione, consigliando, invece, l'inno al Piave. Protesta l'Anpi, ricordando che “Bella Ciao” è una "canzone di tutti". La decisione è stata quindi revocata e derubricata a “fraintendimento”, dopo le polemiche scatenatesi. Dietro a questi gesti c’è una chiara intenzione di cancellare e oscurale una memoria che deve essere, invece, considerata patrimonio comune di tutto il nostro paese. Valori che stanno alla base della nostra Carta Costituzionale.

Un valore, che sembra essere, per fortuna, ancora presente in molti ragazzi, visto che nel 2009 l’Anpi ha raggiunto i 110.000 iscritti, un boom dovuto ad una massiccia iscrizione di ragazzi sotto i 30 anni, convinti di poter contribuire alla stessa causa di chi allora scelse di combattere per riportare in Italia democrazia e libertà. Oggi a fronte di un 10% di iscritti over 80 c’è un 10% di iscritti tra i 18 e i 35 anni, una rivoluzione anagrafica resa possibile dal nuovo statuto che dal 2006 ha aperto le porte dell'Anpi a chiunque dichiari e sottoscriva di essere "antifascista". Una modifica dello statuto attuata perché, spiega Silvano Sarti, 84enne protagonista della Resistenza fiorentina e presidente dell'Anpi di Firenze: "Noi abbiamo combattuto per valori che tutti gli uomini hanno dentro, e che spetta a tutti difendere, in qualunque epoca, chi si associa all'Anpi, semplicemente ama la Costituzione e vuole difenderla. E chi deve scendere per primo in piazza se non dei giovani con le gambe buone?”

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